Imparare a invecchiare con stile.
Divertimenti domenicali con l’architetto.
Ho finto di non accorgermene, per un paio di mesi, attribuendo nuove rotondità ai differenti e sempre lieti periodi del ciclo mestruale, allo stress, all’umidità, al caldo, al governo, agli assestamenti sismici, alle intolleranze alimentari.
Il mio compagno, addestrato a rispondere diplomaticamente ai miei dubbi più rischiosi, alla domanda “mi trovi ingrassata?” replicava, ultimamente, con un troppo vago “sei sempre bellissima”.
Gli amanti hanno provato ad avvisarmi, sussurrandomi che stavo diventando troppo per loro.
Una commessa mi ha chiesto se volevo provare una taglia più grande e le ho risposto che l’etichetta del vestito doveva essere sicuramente sbagliata.
La bilancia segnava circa 3 o 4 kg in più e l’ho mandata in assistenza.
Invece, sono ingrassata.
La prova inconfutabile è stata scoprire che mi sono cresciute le tette.
E, nonostante le preghiere di una vita, sono ormai abbastanza adulta per capire che una seconda pubertà non mi sarebbe stata concessa.
Ho chiesto consiglio ad un’amica, per licenziare i chili in esubero prima dell’estate, e mi ha detto che alla mia età bisogna imparare ad accettare che il metabolismo rallenti, perché non sono più una ragazzina.
Le ho tolto il saluto e mi sono messa a dieta.
Se tutto va bene e non ho troppa fame, alle 22, A letto con Dania.
Carlo Rossella sul caso Noemi: -Non userei la parola minorenne a vanvera… È un termine vecchio.
Semmai, direi che la ragazza di cui si sparla aveva meno di 18 anni.-
Anch’io non userei la parola trentunenne a vanvera.
Semmai, direi che ho più di 18 anni.
Non capisco se gli italiani abbiano perso la capacità di indignarsi o abbiano solo smesso di fingere di possederne una.
“Gentile Signora,
[…] Da qualche mese a questa parte, con il nostro Paese immerso in una crisi economica grave e profonda, la vita si è fatta ancora più difficile. […]
Magari si vorrebbero aiutare i propri figli o i propri nipoti, perché pensando a loro le preoccupazioni sono tante: se troveranno mai un lavoro che non sia così precario, se dopo aver fatto tanti sacrifici per farli studiare si potrà finalmente vederli sereni e soddisfatti, se questi ragazzi riusciranno a sposarsi e ad avere i soldi per l’affitto o meglio ancora per un mutuo.
Le donne italiane hanno faticato tanto nella vita. Lavorando, in casa e fuori casa e sempre occupandosi della famiglia, sempre colmando le assenze di noi uomini. […]
Metteremo ogni nostra energia per sconfiggere le ingiustizie e le disuguaglianze che vediamo ogni giorno e che gridano vendetta.”
Da dove sono tratte queste toccanti parole?
– Dalle Ultime lettere di Jacopo Ortis.
– Dalla seconda lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi.
– Da La lettera scarlatta.
– Da I dolori del giovane Werther.
– Dalla Lettera a un bambino mai nato.
– Dalla lettera di un democristiano, ora a capo del PD, a tutte le basite sessantenni italiane.
Il mio voto è in vendita.
I candidati dei diversi schieramenti possono presentare le loro offerte via commenti, email, telefono o IM.
Alle offerte dei candidati del PD, partito che ho votato alle ultime elezioni, verrà aggiunta una tassa per risarcire i danni morali.
Che l’asta abbia inizio!
Di politica e fave si parlerà domani sera, alle 22, nella nuova puntata di A letto con Dania.
Elena: Avremmo deciso di aprire domani alle 12 l’iscrizione per la GGD Romagna, quindi state pronte e controllate il sito.
Dania: Sveglia puntata domani alle ore 12!
Elena: Ricorda che se porti un uomo lo devi iscrivere tu.
Dania: Lo so. Abbiamo voluto la parità dei diritti? E adesso ne paghiamo le conseguenze.
Elena: Dimenticavo, devi sapere il suo nome, cognome e la sua mail. Insomma, non come al solito che anche senza sapere come si chiama…
[…]
A: -È evidente che questa tua voglia di portarti tutti a letto sia dettata dalla tua necessità di sentirti accettata…
Dania: -E la tua voglia di portarti tutte a letto da cosa sarebbe dettata?
A: -Be’… dall’essere maschio!
Con la bella stagione, oltre alla siccità che farà lievitare il prezzo delle zucchine, tornano le più spietate pulsioni ormonali, non sempre gestibili con prontezza e abilità.
La dottoressa, per venire incontro ai bisogni delle donne meno allenate, riproporrà, con cadenza settimanale, a due anni dalla prima pubblicazione, il suo fondamentale “Breve corso di sopravvivenza sessuale per signore“.
Le prime 5 lezioni, ideali per un veloce ripasso, sono reperibili sul blog di Grazia.
L’estate è vicina: studiate!
Per chi avesse avuto di meglio da fare, inoltre, pubblichiamo il podcast dell’intervista di Dania con Tamara Donà, andata in onda ieri, su Radio 101, nella quale si accenna alla prima lezione del corso. Buon ascolto.
Basterebbe sforzarmi un po’ di più per dare una vera svolta alla mia vita e realizzare buona parte dei miei sogni.
Ma sono troppo pigra.
Mi accontenterò di veder scritto sulla mia lapide:
Fu un talento sprecato
Di talenti e sprechi parleremo, domani (giovedì), alle 22, nella puntata di A letto con Dania.
Nel PD che vorrei, i leader hanno una faccia (e un carisma) che riesco a ricordare.
Nel PD che vorrei, le posizioni rispettate sono quelle degli elettori, non quelle personali di ogni singolo piccolo culo seduto sullo scranno.
Nel PD che vorrei, si propone e non, solamente, ci si oppone.
Nel PD che vorrei, i cattolici rispettano la laicità dello stato.
Nel PD che vorrei, i democristiani si vergognano di esserlo.
Nel PD che vorrei, ci si ricorda di essere la Sinistra.
Nel PD che vorrei, chiunque abusi della parola “strumentalizzazione”, viene obbligato a friggere cosce di rana, a vita, durante le feste dell’ex Unità.
Nel PD che vorrei, non si fa gossip, ma politica.
Nel PD che vorrei, non si frigna perché Di Pietro ruba i voti, ma si cerca di capire perché la gente preferisce votare altrove.
Nel PD che vorrei, non si candidano pregiudicati, idioti, ladri o furbetti.
Nel PD che vorrei, Rutelli sta zitto.
Nel PD che vorrei, il mio voto non sarebbe sprecato. Ancora una volta.
Proponi anche tu, nei commenti, la tua idea di PD.
È molto probabile che Franceschini non la legga mai, ma mi faresti sentire molto meno sola.
Sopravvissuti a tre giorni tra i Sassi, circondati da facce poco rassicuranti, pensiamo sia nostro dovere addestrare le future generazioni di cittadini virtuali ad affrontare tali eventi, volgarmente detti 2.0.
Sull’esempio di ben più autorevoli comunità (trekker, adoratori di Satana, amanti della briscola, PowerSeller di ebay), anche i blogger hanno preso la buona abitudine di incontrarsi, con assidua frequenza, al di fuori dello spazio virtuale.
Si sono diffuse le non conferenze, momenti di irresponsabile incontro, chiamati BarCamp, il cui prefisso alcolico indica la fonte d’ispirazione del frequentatore abituale della rete e il cui suffisso agreste denota chiaramente a quale mestiere siano state rubate le sue braccia.
Dopo i primi timidi raduni, per lo più spontanei, di pochi disagiati digitatori avanguardisti, gli incontri si sono trasformati in momento di socializzazione di varia umanità.
Per riuscire a preservare la sanità mentale, dopo giornate di comunicazione e comunicatori selvaggi, è bene leggere le poche note che seguono, in cui vengono elencati i più diffusi atteggiamenti da BarCamp e le strategie per affrontarli senza danno.
Spontaneità
Sebbene nell’ultimo anno la tendenza del BarCamp sia quella di trasformarsi in una conferenza vera e propria, rimane un evento aperto al contributo di chiunque e autogestito. Ogni partecipante può diventare relatore, sobillatore, disturbatore o animatore.
Puoi decidere di improvvisare un intervento, di non ascoltare quelli degli altri, di stare seduto al bar tutto il giorno. Cerca di approfittare dello spirito di libertà che pervade i barcampisti. Alla fine, qualunque cosa tu decida di fare, verrai comunque criticato da qualche altro partecipante.
Contenuti
Ogni BarCamp ha un tema principale, che si suppone (sebbene non sia obbligatorio) venga ripreso dai diversi relatori. Il sottotesto di ogni raduno, però, rimane l’alcol, motivo per cui tutti gli interventi post orario di aperitivo risultano clamorosamente deserti.
Buona regola per poter ascoltare il più possibile è quella di arrivare già brilli, concedendosi un po’ di vantaggio su tutti gli altri.
Protesi
Ai primi BarCamp si partecipava con pesantissimi notebook, trasportati a tracolla da blogger gobbi. Poi sono arrivati i pc ultraleggeri, i micromac, gli smartphone, i superslim e gli invisibili.
I BarCamp sono gli unici eventi dove più piccolo è meglio è.
L’unica cosa che tutti tendono a ingrossare è il proprio pagerank.
Dall’iconoclastia alla nipponizzazione
Mentre nei primi eventi, all’alba dei blog, vigeva il divieto assoluto di ritrarre i blogger, che preservavano morbosamente il loro anonimato, gli ultimi BarCamp si sono trasformati in raduni di ciclopi-reflex che fotografano ogni frammento della giornata.
Come un piccione circondato da giapponesi in Piazza San Marco, il blogger si ritrova immortalato in centinaia di scatti, in ogni posa (dis)umanamente concepibile, che vengono, spesso senza alcuna selezione a priori, uploadati sulle più diffuse piattaforme di condivisione di foto.
Se sei soggetto di uno scatto infelice, la cui apparizione in rete ha gettato la tua autostima nell’inceneritore di Acerra, basterà richiedere al fotografo di rimuovere l’immagine in questione. Se, invece, vuoi assolutamente evitare di apparire in una qualsivoglia fotografia, partecipa all’evento indossando un passamontagna.
Sesso
A seconda della tua capacità di improvvisazione e del tuo grado di depilazione, il BarCamp potrebbe essere un ottimo momento per intrattenere rapporti sessuali. Ricordati solo di: evitare di copulare in spazi aperti a causa del fenomeno dei ciclopi-reflex di cui al punto precedente; accertarti che il partner ufficiale del blogger che hai sedotto sia distante almeno un km dal luogo in cui consumate; specificare se desideri o meno che l’altro twitti, in tempo reale, la vostra performance; lavarti le mani quando rientri al BarCamp, prima di stringere le mani agli altri partecipanti.
Conclusioni
Non esiste un modo giusto o sbagliato per partecipare ad un BarCamp. Qualunque sia la tipologia della tua presenza in rete e il motivo che ti spinge a socializzare, dal vivo, con altri blogger, l’unica cosa che dovresti cercare di fare è rilassarti, divertirti e prenderti, sempre, poco sul serio.
E se mi incroci, ricorda di offrirmi da bere.
Vorrei ringraziare, con un po’ di ritardo, tutti coloro che hanno reso così divertenti i 3 giorni a Matera miei e dell’architetto. Siete tantissimi e voglio bene a -quasi- tutti.
In particolare, ringrazio Antonio per averci scarrozzati dall’aeroporto alla profonda Lucania (e ritorno) e Maxime per aver girato con me uno dei video più divertenti della storia del web e per averlo, poi, cancellato per errore dall’hard disk.
Per chi volesse ascoltare il gossip 2.0 dal vivo, l’appuntamento è stasera, alle 22, A letto con Dania.
Secondo la UE, la recessione economica, in Italia, è ancora grave.
Non possiamo permetterci di pagare gli alimenti a Veronica.
Ma il Premier è ottimista: -Ho già in mente un nuovo Cai…-