Silvio Berlusconi ha festeggiato il suo compleanno in mezzo ai terremotati.
Aveva finito le escort.
Silvio Berlusconi ha festeggiato il suo compleanno in mezzo ai terremotati.
Aveva finito le escort.
Manca ormai meno di una settimana alla BlogFest e al barcamp più atteso degli ultimi due secoli: l’ErotiCamp.
Il programma della prima non-conferenza per soli adulti, che si terrà sabato 3 ottobre a Riva del Garda, è consultabile sulla pagina del wiki (che, lungi dall’essere un frutto esotico, è il sito dove troverete tutte le informazioni sul camp e la lista degli iscritti che hanno avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente la loro partecipazione).
La giornata sarà dedicata, oltre che all’approfondimento dei temi che ci stanno più a cuore -sesso, incontri, feticismi, come farsela dare senza pagare, ecc.-, anche a una serie di iniziative di volontariato per la raccolta fondi per la LILA, tra le quali: aste di beneficenza, vendita di dolci fatti in casa e il banchetto “1 € 1 bacio“, che vedrà alternarsi Dania e altri blogger nell’equo scambio di bacetti e monetine.
Domenica 4, è poi prevista una visita guidata, per blogger o sedicenti tali, a un sex-shop della zona, che aprirà fuori orario solo per noi, con tanto di aperitivo e rinfresco. Un’occasione per i curiosi troppo timidi di scoprire cosa si cela nelle boutique dell’eros e per i più navigati di darsi allo shopping sfrenato. Le iscrizioni sono sempre qui.
Vi ricordo, inoltre, che anche quest’anno, per volere del popolo sovrano, sono in nomination per i Macchianera Blog Awards come miglior blog erotico. Se avete voglia di votare me o gli altri in concorso, potete compilare il form. Il tutto, come sempre, è gloria vana.
Francesca: -Lei mi ha detto che non vuole più vederti da quando ha saputo che sei andata a letto con suo marito.
Dania: -E tu e le altre sapete meglio di me che, per una scopata con A., non vale la pena distruggere un’amicizia.
Francesca: -Infatti è esagerata. Cosa vuole fare? Togliere il saluto a tutte?
In treno, gli avvocati parlano di lavoro, i commerciali di soldi, gli impiegati di politica, gli studenti di telefonini, i professori di cinema, gli operai di automobili, i pensionati di calcio.
La figa è un argomento decisamente fuori moda.
Mi scuso se ultimamente sono spesso assente dal blog, ma sto organizzando un colpo di stato con la sinistra e c’è il forte rischio che io possa morire ammazzata.
Continuano i preparativi per il primo ErotiCamp italiano, un barcamp tutto dedicato all’erotismo.
L’appuntamento è a Riva del Garda, il pomeriggio del 3 ottobre, durante la BlogFest.
Se hai voglia di partecipare con un intervento, se vuoi proporre qualche idea o qualche forma di sponsorizzazione, sei il benvenuto!
Per informazioni, contattami via email malafemmena[at]gmail.com oppure via telefono 3296361769.
A breve sarà online il programma della giornata.
Durante la blogfest, anche quest’anno verranno premiati i vincitori dei Macchianera Blog Awards. Se sei abbondantemente fornito di voglia (e pazienza), puoi compilare il form e segnalare il mio o altri blog. Buona votazione!
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Padova, Piazzale Stazione. Ore 19.00
Nero: -Può darmi un po’ di soldi signora?
Bianca: -Perché non vai a lavorare, invece di chiedere soldi per strada?
Nero: -Non posso lavorare, sono senza documenti.
Bianca: -Come senza documenti?
Nero: -Signora, vivo sotto i portici!
Bianca: -Allora perché non torni al tuo paese, invece di vivere in questa maniera?
Nero: -Se torno al mio paese mi ammazzano. E non perché ho fatto qualcosa di male…
Bianca: -Come no! Siete tutti qui per quello? Per quello non tornate nei vostri paesi?
Nero: -Signora, io non sono tutti. Io sono uno solo.
Un uomo.
E, alla fine, lei gli ha dato due euro.
Mentre eravamo intenti ad iniziare la nostra ennesima nuova vita, è arrivata la telefonata. Lunedì. Tu eri in treno, verso casa. Rientravi dalla nostra bella notte veneziana. Io ero in ufficio, con gli occhi gonfi dal poco sonno e con i capelli ancora pieni di lacca. Mi hai mandato un sms e tutto è diventato triste. Sei salito in macchina e sei corso a Udine. Io, tra le lacrime, ho iniziato ad avvisare chi potevo.
Lui stava leggendo il giornale, seduto in cucina. Si era preparato il caffè da solo. Lei lo ha visto reclinare il capo, occupata nelle sue numerose faccende, e ha pensato beato lui che riposa quando vuole.
E quel caffè e quel giornale non li ha più finiti.
Poi sono iniziate le lacrime, le grida, i tentativi disperati, i morsi allo stomaco, la confusione. E dopo è stato il tuo momento di essere completamente adulto, di organizzare i riti, di compilare le carte, di chiamare i professionisti, di aiutare a vestire, di scegliere dove posizionarlo, di accogliere la processione di amici, parenti, concittadini, cari.
Poco alla volta siamo arrivati tutti, accantonando come potevamo l’incombenza del quotidiano guadagnarci il pane. E tu eri composto, bello, con gli occhi lucidi e con la camicia scura.
Ho visto tuo padre lì, nella sua bara lunga, e mi è salito un groppo in gola ed ho pianto. E un po’ mi sono vergognata di aver pianto, perché guardavo te serio e mi chiedevo se non sarebbe stato più giusto rispettare una priorità di dolore, in base alla parentela. Perché, di fronte alla morte, abbiamo tutti pensieri stupidi, stupidamente naturali, e il mio era quello di soffrire senza offendere.
Aveva le mani lunghe e bianche, mani affusolate che non avresti detto di un muratore. Mani da musicista, quello che in fondo è sempre stato e quello per cui avrebbe voluto essere ricordato. Lui, che rubava il lardo dalla cantina dei suoi genitori di fine ottocento per pagare il parroco che gli insegnava la melodia, a Udine. Lui, che raccontava con naturalezza di essersi venduto il cappotto nuovo, da ragazzo, per pagarsi un pianoforte a mezza coda. Lui, che era stato diseredato dalla famiglia per questo, ma che non si era mai pentito, perché nessun fazzoletto di terra gli avrebbe dato la libertà enorme che gli hanno dato le note.
E quando ci raccontava della guerra, della sua esperienza partigiana a soli 17 anni, della povertà, dell’emigrazione in Svizzera, dei cantieri dove gli ordini venivano gridati in tedesco e spaventavano tutti quei friulani che per tanto tempo avevano associato il tedesco al terrore. Poi quel coro creato laggiù e ancora esistente, il rientro in Italia, il terremoto, i lavori persi e i lavori trovati.
Noi dicevamo Che vita! Che avventure! Chissà quant’è stata dura! e lui ci rispondeva pacato che è solo vita ed ognuno di noi non può far altro che prendere quello che gli viene dato.
Tutti dicevano è morto sereno, sembra che dorma, è morto come è vissuto e tu ti preoccupavi dei particolari, ti chiedevi se avevi scelto una bella bara, se per lui avrebbe fatto la differenza, come se nel morire si potesse scegliere di prendere altro da quello che ci viene dato.
La notte stessa è morto tuo cugino, che abitava accanto, dopo una lunga malattia. Nell’accumularsi amaro e ironico del dolore, tutto il paese si è trasformato in una terribile festa di famiglia. Si sono incastrati i necrologi, le condoglianze, le lacrime.
È arrivato il momento del funerale, dopo tante telefonate, burocrazia, abbracci e caffè.
La banda del paese è venuta vestita a lutto per commemorare uno dei suoi fondatori. Il tenore in chiesa ha cantato l’Ave Maria composta da lui e noi abbiamo pensato che l’ha cantata proprio male e chissà quanto avrebbe protestato lui se non avesse deciso di riposare eternamente. E la lunga processione a piedi fino al cimitero, con la vista sulle montagne, tante tombe di persone a te care e il suo loculo aperto, fino alla catarsi finale della tumulazione.
E siamo rimasti a salutare tanti amici, venuti dalle città vicine e abbiamo fatto due passi verso casa. Le giornate si stanno accorciando, vero?, e fa già fresco. Forse non è così male morire alla fine dell’estate.
Abbiamo cenato tutti insieme e tua madre ha detto che avrebbe sperato che lui rimanesse ancora un po’ con lei. Dopo cinquantadue anni di matrimonio. Poi abbiamo ricordato e riso, fino a quando non siamo rimasti tutti in silenzio e, in quel momento, ho pensato che avrei dovuto amarti io un po’ di più per colmare questo vuoto improvviso.
Poco alla volta tutto ci sembrerà naturale, lo so. Quando, quasi dieci anni fa, mi ha lasciata quel padre così diverso dal tuo è stato solo il tempo a rimettere tutto in ordine.
Fa davvero più fresco e sei rientrato ieri a lavoro con la camicia nuova. Gli amici continuano a chiamare e a chiedere se stiamo bene. La sera parliamo a lungo e mi racconti tante cose del tuo passato che non sapevo. Ogni giorno parli al telefono con tua madre.
Nei lunghi tuoi silenzi, a volte, mi sembra di sentire chiaramente il rumore dei tuoi ricordi.
E non ci resta altro da fare che continuare a vivere.
È un periodo così stranamente fortunato che vivo con un costante senso di colpa.
A prescindere.
Per condividere un po’ del mio senso di colpa, su Glamour di settembre, trovate una mia breve intervista a pag. 342. Sempre a prescindere.
A grande richiesta, durante la Blogfest di Riva del Garda, il 3 ottobre 2009 organizzeremo il primo ErotiCamp italiano.
Sarà una giornata dedicata all’eros, al sesso, ai giochi per adulti, con interventi di esperti, amatori (e amanti) sui temi del porno, dell’erotismo, degli incontri e della prevenzione nel web.
Il tutto senza trascurare il solo e unico obiettivo di ogni barcamp: l’accoppiamento.
Siamo alla ricerca di un virtuoso che crei un logo per l’evento, del quale farci vanto sul sito, sul wiki e al bar, mentre consumiamo la nostra spuma.
Se sei un grafico e hai voglia di creare il logo del barcamp più caldo della storia, fatti avanti!
Manda il tuo logo a malafemmena@gmail.com, oppure segnala il link dell’immagine nei commenti.
Oltre a guadagnare la gloria eterna, il creatore del logo utilizzato per l’evento riceverà in premio una scatola di preservativi (non usati).
Ti aspettiamo!
L’offerta è valida per i grafici di qualsiasi sesso e di qualsiasi preferenza sessuale.