L’altra sera, quando è arrivato il freddo, Elena mi ha scritto oh, dai, vieni a bere uno spritz, ché c’è un’amica che era con me in Erasmus e forse te la ricordi, dai, vieni.
E io figurati se mi ricordo le amiche sue che erano in Erasmus con lei, che ci sono stata una settimana a trovarla, a Lisbona, ed era il 2004 e non ricordo nemmeno quelli che erano in Erasmus con me, cioè, alcuni li ricordo, ma mica tutti, e comunque vado.
L’altra sera, quando è arrivato il freddo, ci siamo sedute in piazza, perché a Padova, nel Veneto, si sta in piazza, anche se fa freddo, le osterie sono piccole, non sono i bar o i locali di Milano, sono posti stretti e pieni di vino e la gente prende il bicchiere e sta in piedi o si siede ai tavolini, ed è arrivato il freddo, ma in piazza c’erano ancora i tavolini e noi ci siamo sedute a bere, io lo spritz e loro il prosecco.
Allora, l’amica di Elena che era in Erasmus con lei, che non ricordavo, come non ricordo tante persone, a volte anche quelle a cui ho voluto bene e che forse rivedrei volentieri, l’amica di Elena inizia a raccontare cos’è successo a quello e cos’è successo all’altro.
E poi parlano di questo svedese, con un nome tipo Oiken, Oirken, Orkien, che avevo anche memorizzato e poi ho dimenticato, ché il cervello registra e dimentica, è la miserabile vita e non possiamo farci nulla.
Oiken era una montagna bionda, proprio svedese svedese, e lui a Lisbona era come un pinguino al Cairo, spiccava, era fuori contesto, era diverso. Allora lo scippavano sempre, lo truffavano, gli facevano scherzi, perché i portoghesi sono così, gente spiritosa, sono come i napoletani, ma con meno sole, più vento in testa e più fado nel cuore.
Un giorno un amico siciliano presta la sua Panda scassatissima a Oiken, la Panda con cui era arrivato dall’Italia, ed era un catorcio, ma voi lo ricordate il valore inestimabile di una Panda scassata in Erasmus, a vent’anni? E Oiken poi torna a casa, la mattina dopo, disperato, perché gli hanno rubato la Panda. A lui rubavano tutto.
E poi il siciliano rientra con tutti i suoi bagagli, senza Panda, e l’Erasmus finisce e si salutano tutti e Oiken, Orkien se ne torna al suo paese.
E poi l’amica dice, mentre faceva freddo ed eravamo al secondo spritz io e al secondo prosecco loro, che due anni dopo, il siciliano riceve una chiamata, a casa dei suoi, dalla polizia portoghese e sembra che avessero trovato la sua auto, che era rimasta parcheggiata due anni dove l’aveva lasciata quella sera Oiken, che era svedese e, oltre a essere una montagna bionda, beveva come una spugna e quella sera non era stato derubato, non aveva ritrovato l’auto perché era così sbronzo da non ricordare dove l’aveva parcheggiata. E la Panda era lì e la polizia comunicava che stava per essere demolita, dopo due anni.
Penso che, passata l’incazzatura, il siciliano abbia riso molto della cosa, come abbiamo riso noi, come ho riso io, anche se faceva freddo in piazza.
Perché le cose succedono e a volte non sono come sembrano, sono più stupide, più semplici e più divertenti e, con il senno di poi, vale la pena di averle vissute per raccontarcele.
Io non vedo da tempo i miei compagni dell’Erasmus, a volte mi dico che non li rivedrò mai, ma tutti i vent’anni mi sembrano la stessa storia, meravigliosa e facile, soprattutto quando te la raccontano con un finale diverso, più allegro e più leggero, al secondo spritz.
piacevolissimo racconto! riporta pure me ai vent’anni (ma la panda aspirapolvere non esisteva ancora: avevo la 5 piotte di n-esima mano).
Dania ne tiri fuori sempre una nuova! Evviva la napoletanità!
mai prestare la macchina a un co-ione. lezione imparata.
Penso che a distanza di dieci anni le cose appaiano sempre meravigliose e facili. Ma li per lì proprio no.
bellissimo
Davvero un bel racconto e con …, stile. Complimenti!
Grazie.
Il bello in cio’che dici è che è “reale”. Mi viene da pensare, quanto piu’ voglio fomentarmi nel risolvere una questione e non so proprio da dove cominciare…allora prendo tempo, perchè sono sicura che ogni faccenda apparentemente non sciocca,se vista dalla giusta distanza e angolazione ha un peso ed una soluzione diversa, tutto più effimero.
La magnificenza è che mentre il tempo scorre, mi nutro di altro ovvio, ed ecco che a distanza di tempo, senza piu’ quei tristi ed insormontabili dubbi e pensieri, tutto magicamente si risolve…
non ho mai capito che gusto trovano le donne veneto friulane a farsi una caterva di spritz…
io avrei continuato a leggere questo racconto pure se durava altre 200 pagine! che brava scrittora 😉
grazie
giuro. io c’ero. i nomi non sono gli stessi (compreso quello dell’auto) ma sono parte attiva della storia. perchè ricordo come fosse ieri quando il mio amico “siciliano” (che in realtà è veneto) mi ha chiamato dicendomi che gli sbirri portoghesi lo avevano contattato per dirgli che a distanza di un anno avevano trovato la sua auto, in zona “principe reais”, zona nella quale aveva abitato il biondo norvegese..ed io realizzai “giuliano..che sia rimasta lì un anno senza muoversi??” ..beh conoscendo i ritmi portoghesi…
Carramba!
Grazie per questo momento di sole!
Ti aspetto a Mi, nel frattempo sdebiterò il tuo regalo regalando il tuo libro a tutti gli erasmus di lisbona
Mi è sembrato di leggere Paolo Nori.
(brava!)
grande.
Ancheio ero in erasmus a Lisboa nel 2001 e anche io conoscevo un norvegese ch non centrava nulla ;). Periodo meraviglioso.
L’unica differenza è che alcune delle amicizie di allora sono ancora vivissime ora.
Ora per matar a saudade vado a cucinare il bacalhau 😉
Può essere che sabato scorso tu fossi a Padova in un negozio di oggettistica che svendeva tutto causa chiusura? Se eri tu vado a punirmi per non averti salutato – mi sono detto non può essere lei, mo’ sta a Milano.
Se non eri tu, ti avverto, c’è un tuo clone in giro.
Ero io
Sigh, sob, …
Se non altro, posso confermare a tutti i virtuali come me che il merito non è ne dei fotografi, ne di photoshop.