Reportage dal concertone di RadioItalia, come fanno quelli bravi.

Ieri sera sono stata assoldata da Toyota come inviata al Concerto di RadioItalia in piazza Duomo. Come tutti i bravi inviati, ho fatto domande scomode in giro (scusi, dov’è il rinfresco?), paparazzato e preso appunti.

Eccovi il reportage fotografico di uno degli eventi più divertenti e affollati di Milano, subito dopo la metro verde nell’ora di punta.

L'anonima location dell'evento.
L’anonima location dell’evento con una minuscola Alessandra Amoroso sul palco.

Il concerto di RadioItalia è il concertone della musica italiana, quello in cui ci sono i più bravi cantantoni del Paese, in cui canti tutte, ma proprio tutte le canzoni, senza bisogno di inventarti le parole in finto inglese, in cui porti la tipa che ti piace perché dopo di sicuro te la dà e in cui si ritrovano per fare festa insieme tutti i giornalisti/blogger/personaggioni/produttori/speaker radiofonici/wannabe.

I bravi presentatori che l'anno prossimo verranno sostituiti da Dania&Claudio.
I bravi presentatori che l’anno prossimo verranno sostituiti da Dania&Claudio.

A rappresentare l’ultima categoria, c’ero io insieme al mio amico Claudio Mastroianni, omonimo – per puro caso – di un amatissimo personaggio dei miei romanzi e compagno di mille e più avventure.

Rimasti di sasso alla richiesta di Gianna Nannini di farle da coristi.
Rimasti di sasso alla richiesta di Gianna Nannini di farle da coristi.

Lo sponsor ci aveva fornito un invidiabile pass che, oltre a dare accesso alla zona sotto al palco, soprannominata VIP RING (mica cotiche!), ci permetteva di bivaccare nella terrazza del ristorante di Giacomo Arengario, al terzo piano del Museo del Novecento, dove era stato allestito un rinfresco, con un commovente open bar.

La distesa di essere umani immortalati dalla terrazza del Museo del Novecento. Densità di popolazione di Pechino.
La distesa di essere umani immortalati dalla terrazza del Museo del Novecento. Densità di popolazione di Pechino.

Col nostro pass, però, non potevamo accedere alla zona più “calda” (nel senso proprio di temperatura) dell’evento, il backstage, e per riuscire a scucire foto piccanti con gli artisti, Claudio e io abbiamo utilizzato una tecnica di cui siamo ormai padroni indiscussi: l’imbuco.
Dopo aver eluso più di un bodyguard con il nostro fascino magnetico e con più di una supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra, ecco i meravigliosi (quasi)selfie rubati durante la serata.

Nesli insiste per fare una foto con noi, dal gusto retrò.
Nesli insiste per fare una foto con noi, dal gusto retrò.
Noemi esce dal camerino di Fedez, dove s'era imbucata per scroccare tramezzini.
Noemi esce dal camerino di Fedez, dove s’era intrufolata per scroccare tramezzini.
Fedez esce per rincorrere Noemi e viene subito circondato da elettori di Gasparri.
Fedez esce per rincorrere Noemi e viene subito circondato da elettori di Gasparri.
Ha poi insistito tantissimo per un quasiselfie con la sottoscritta.
Ha poi insistito tantissimo per un quasiselfie con la sottoscritta.
Ah, c'era anche Claudio...
Ah, c’era anche Claudio…
Per non parlare del Photobombing di Lorenzo Fragola! Te lo ritrovavi in tutti gli scatti.
Lorenzo Fragola era il genio indiscusso del photobombing. Te lo ritrovavi in tutti gli scatti.
Ligabue ha preteso un primo piano di tutto rispetto, per il suo quasiselfie.
Ligabue ha preteso un primo piano di tutto rispetto, per il suo quasiselfie.
Mentre Gianna Nannini, nostra grande fan, aveva dato disposizione ai suoi bodyguard di tenerci a distanza di almeno 10 metri dal suo track.
Mentre Gianna Nannini, nostra grande fan, aveva dato disposizione ai suoi bodyguard di tenerci a distanza di almeno 10 metri dal suo truck.
Al calar delle tenebre, ci siamo ritirati in terrazza, ad ammirare lo splendido panorama e a gridare alla folla "mangino brioche!".
E al calar delle tenebre, mentre cantava Mengoni, dopo ore di divertimento, ci siamo ritirati in terrazza, ad ammirare lo splendido panorama e a gridare alla folla “mangino brioche!”.

Grazie Toyota Italia per la bellissima serata. Siamo già pronti per la prossima avventura! (Anche se Claudio non ricorda dove ha parcheggiato l’AYGO, ieri sera…).

Cosa ricorderò più a lungo di questo concerto? MA CHE DOMANDE!
Quando sono rispuntati bomber e anfibi e abbiamo solennemente ricordato gli anni ’90.

Sei un mito, Max!
Sei un mito, Max Pezzali!

 

L’invasione dei cafoni da tastiera

Anni prima che l’impareggiabile Jep Gambardella ne facesse una religione planetaria, avevo già messo in pratica l’insegnamento secondo il quale la vita è troppo breve per fare quello che non ci va di fare. Anzi, ho sempre attuato la versione sociale di questa scelta di vita, evitando, nei limiti del possibile, di frequentare persone con cui non avevo voglia di stare.
Gli esseri umani che mi mettono a disagio, mi infastidiscono, hanno agghiaccianti punti di vista razzisti o omofobi, abitudini imbarazzanti, scarsa igiene personale, che si esprimono in maniera eccessivamente volgare, che non hanno nessun interesse culturale, che vogliono esserti amico solo per interesse, che ti parlano alle spalle, che mentono, che approfittano delle tue debolezze per ferirti, che ti fregerebbero alla prima occasione possibile, questi esseri umani li tengo lontani come il virus dell’ebola. E quando sono costretta a frequentarli per motivi professionali o per le buffe e schifose coincidenze della vita, non fingo entusiasmo, non lascio intendere che “volemose bene”. Resto severa e riservata e aspetto che la tortura finisca.
Ammetto di essermi lasciata abbindolare per troppo tempo dai social network. Il mio spazio sociale e interazionale è diventato così vasto che non non riesco nemmeno più a definirne i confini e ogni giorno chiacchiero, mi confronto, scambio opinioni e leggo affermazioni di centinaia e centinaia di persone. Molte delle quali sono sgradevoli come la cacca dei cani attaccata alla suola a carroarmato degli anfibi.
Da qualche tempo ho iniziato a chiedermi cosa mi spingesse a tollerare online atteggiamenti che a wifi spento mi farebbero schiumare dalla rabbia: maleducazione, aggressività, trivialità, una conoscenza della lingua approssimativa, saccenza, perbenismo, chiagnifottismo, prepotenza.
Perché non rendo il mio mondo più pulito, anche dietro lo schermo?
Se è vero che all’inizio della webcarriera si tendeva a un certo democristianesimo pur di ottenere ampio consenso, ormai le olimpiadi della presunta e posticcia popolarità virtuale sono finite e chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.
Uno e mille contatti in più non ti renderanno più popolare in un mondo in cui sono tutti ON(line). Ma uno o mille contatti in meno ti renderanno più sereno e una persona migliore in un contesto in cui molti hanno dimenticato le basi della convivenza civile.

Sono troppo vecchia per discutere con persone brutte ed è il motivo per cui ho iniziato a escludere dai miei profili tutti quelli a cui non rivolgerei nemmeno un cenno di saluto, se li incontrassi per strada.
La mia vita è migliorata moltissimo, in barba a qualsiasi algoritmo che mi ripropone contenuti che “sticazzi?”.

L’educazione e la cultura sono valori che mi sono stati insegnati da piccola e in cui ho sempre creduto. E voglio continuare a farlo, nonostante tutti i cafoni da tastiera, ai quali auguro una felice vita lontani milioni di byteluce da me.

La prova costume emozionale

Ho sempre peccato di scarsa autostima, anche nei momenti in cui riscuotevo maggiori apprezzamenti e successi. Sono sicura che indagando nella mia infanzia, negli anni torturanti della scuola o nelle mie prime e imbarazzanti relazioni affettive con l’altro sesso, potrei trovare risposte alle origini questa mia forte carenza di fiducia. Ma credo che il tempo dell’analisi tolga tempo al migliorarsi. Credo sia più importante capire come superarmi e credere in me stessa che continuare a dare la colpa di ogni mia debolezza a qualcuno e qualcosa che forse – mi auguro – non tornerà più.
Ho iniziato, quindi, un estenuante corteggiamento per sedurmi, per riuscire ad amarmi di più. Che prevede farmi complimenti davanti allo specchio, dedicarmi cure e attenzioni, non fare quello che non mi va di fare (se non necessario), evitare persone e situazioni sgradevoli, indossare soltanto abiti con cui mi sento a mio agio, mangiare una cosa buona se mi va e non sentirmi sbagliata per una frittura di pesce. E poi, vivere la palestra come uno sfogo e un divertimento e non come un obbligo, non rispondere al telefono, se non ho voglia di parlare, scrivere quello che vorrei leggere e non quello che mi aspetto gli altri vogliano leggere, cantare ad alta voce ogni volta che posso, portare i tacchi solo se lo desidero, smettere di accettare qualsiasi collaborazione per paura che un giorno non ci sia più lavoro, essere risoluta di fronte alle ingiustizie, mandare al diavolo i cafoni, rifiutare lavori al di sotto delle mie possibilità, circondarmi di amici senza doppi fini, provare a dire alle persone a cui tengo di più che vogliono loro bene.

L’ultimo punto è il più difficile di tutti e portarlo a termine, per un orso come me, è un po’ come superare la prova costume il primo di giugno.

Sono una persona migliore di quello che credo e posso riuscire a fare qualsiasi cosa. Lo so.
Quello che, forse, mi frega è che sono anche pigrissima. Ma su questa sfumatura lavorerò nei prossimi anni.

Due buone notizie (alcoliche)

È lunedì mattina e, nonostante l’estate allegra e la brezza leggera, vi immagino seduti, assonnati e svogliati, a sbuffare alla vostra scrivania, smaltendo le email arretrate piene di rogne.
Mi sembra, dunque, il momento perfetto per darvi due buone notizie.

La prima è il concorso Brindisi a Sorpresa, organizzato da i Marchesi de’ Frescobaldi (sì, quelli del vino. Proprio quelli che stanno nel Chianti). È un gioco semplicissimo, al quale si partecipa postando un selfie (siamo sicuri sicuri che sia una parola maschile?) mentre si brinda. Si possono vincere magnum di Nipozzano Riserva e soggiorni nelle tenute Frescobaldi. E se avete ancora qualche dubbio sullo scattarvi ‘na fotarella con un bicchiere in mano, vi ricordo che io sono una dei giudici e potete cercare di corrompermi!

La seconda bella notizia è che il tour di A noi donne piace il rosso continua. Venerdì 22 maggio ci ritroveremo al Vinodromo, a Milano, per chiacchierare di donne, amore, vino e disastri insieme a una produttrice della Valpolicella che ci farà assaggiare i suoi rossi migliori.
È una serata al femminile, ma i maschi sono i benvenuti (purché offrano da bere).

Vi aspetto per brindare!

A tutto rosso

Io sono lei

Sono una persona riservata, poco incline alle dimostrazioni fisiche d’affetto, abbraccio e bacio poco i miei amici, sono pudica in pubblico, quando mi trovo in un ambiente nuovo mi sento timida e osservo tanto, prima di partecipare.
Sono divertente, simpatica, sdrammatizzo sempre, non mi spaventano la morte e la solitudine, perché le ho conosciute tanti anni fa e mi sembrano così umane da non fare paura. Ci sono sempre per le persone a cui voglio bene, a qualsiasi ora, in qualsiasi parte del mondo. Non mento mai, se non per proteggere, non mi tiro mai indietro nelle mie responsabilità. Mi lamento tanto, ma mi tiro sempre su le maniche e vado avanti. Ho una strana e rigida idea calvinista del lavoro, non ho mai pensato di farmi mantenere, ho cominciato a guadagnare presto e solo con le mie forze, ho sempre saldato i miei debiti e, quando ho vissuto al di sopra delle mie possibilità, l’ho fatto solo per dimostrare a me stessa che potevo ottenere di più. Odio le ingiustizie e le denuncio sempre, anche a costo di danneggiarmi professionalmente.
Mi piace mangiare e cucino bene, così bene che lo faccio sempre meno spesso, perché voglio restare snella. Non guido, anche se ho la patente. Preferisco andare a piedi, prendere i mezzi, andare in bici. Cammino da sempre, in qualsiasi condizione meteorologica, con qualsiasi tipo di calzature. Amo comprare scarpe, in numero esagerato, che magari non metterò mai. Parlo con gli animali e con le piante e sono convinta che loro mi capiscano. Ogni volta che leggo qualcosa di interessante o guardo un film commovente, ho voglia di raccontarlo a tutti i miei cari. Spesso vivo così intensamente qualche episodio di un romanzo che continuo a raccontarlo in giro come se fosse accaduto a me. Non posso fare a meno di cantare Battisti e Mia Martini ad alta voce. A volte mi arrabbio e punto i piedi e sono testarda e cerco di avere ragione a tutti i costi. Poi mi fermo, respiro, ripenso, rifletto e chiedo scusa. Sono diventata brava a chiedere scusa. Piango quando è il momento di versare lacrime e quando non c’è più tempo per la commiserazione mi asciugo gli occhi e torno a combattere. Credo che ci sia qualcuno più grande di me che mi protegge ovunque io vada, credo che la fortuna sia importante come la determinazione, credo che non sia mai troppo tardi per ricominciare, credo che le persone che mi hanno fatto soffrire non siano cattive, ma solo incapaci, credo che la cosa più bella non sia possedere, ma donare a chi ami.

In tutto questo io sono mia madre. Proprio simile, uguale a lei. Come in quelle piccole rughe ai lati della bocca che ci sono venute fuori negli anni, identiche, dopo tutte le volte che abbiamo riso insieme.