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Cose che mi ha insegnato il 2012 e che spero di ricordare a lungo

La prima regola per non soccombere è imparare a dire di no.

Le occasioni si presentano sempre quando sei disposto a cambiare strada.

La notorietà è effimera. Conta molto più chi sei di quello che sembri essere.

Le storie che hai dentro sono tutte importanti, soprattutto se sei pronto a raccontarle.

Non pensare ai tuoi successi come a traguardi, ma come a punti di partenza.

Se non sei in grado di gioire del successo e della felicità altrui, non sei pronto a meritarti il meglio.

Gli amici veri non chiedono, non pretendono, ascoltano, capiscono, sorridono, abbracciano, ridono. E ti fanno il culo quando stai sbagliando.

Sforzati di esserci, quando gli altri hanno bisogno di te. Fallo sempre.

Non importa l’età. Continueremo, tutta la vita, a innamorarci come adolescenti.

L’amore non basta. No, non basta. Ci vogliono presenza, gioco, desiderio, comprensione, compromessi e pazienza.

Il tempo cura davvero tutte le ferite.

Non è mai troppo tardi.

Non è mai troppo tardi.

Non è mai troppo tardi.

Gli specchi

Oggi è il primo giorno dell’anno e io ho passato il tempo a riempire i vuoti, a pulire casa, a finire avanzi, a leggere un bel libro e a chiedermi perché non l’abbia fatto prima, a carezzare il gatto, a sospirare, a guardare fuori dalla finestra il sole pigro che tramonta su Milano.

Ho passato il tempo a ricordare appena e appena arrivavano i ricordi, insieme alla noia che non fa altro che riportare a galla passati irreparabili, iniziavo a fare qualcosa, qualcosa per riempire vuoti.

Ho guardato un film e tanti telefilm e c’era una scena in una puntata in cui la protagonista faceva una cosa sbagliata, che però la faceva stare bene, tipo farsi un amante, ché gli amanti quando sei trascurata ti fanno sentire viva, ti fanno venire voglia di truccarti e vestirti bene e curarti e sorridere, quei sorrisi idioti per qualsiasi coincidenza, ti fanno venire le farfalle nello stomaco e le ginocchia molli e lei aveva questo amante, però il marito distratto le chiede cosa c’è e lei allora si sente terribilmente in colpa, perché ama quel marito distratto che la trascura, e gli risponde niente niente e poi si guarda allo specchio e rimane lì a fissarsi con quell’espressione che dice oddio, ma cosa sto facendo? sono una brutta persona.

Mentre la guardavo io pensavo che questa cosa di guardarsi allo specchio nei momenti difficili e fondamentali della nostra vita e riconoscersi e capire tutto e dire ma cosa succede, cosa mi succede? io non sono così no no no adesso sistemo tutto, questa cosa di guardarsi allo specchio che piace tanto al cinema e alla tv, nella vita vera non succede mai.

Nei momenti difficili e fondamentali ci guardiamo appena allo specchio e solo per vedere se possiamo sistemare i capelli, se possiamo mascherare le occhiaie. Nei momenti difficili quasi non ci percepiamo, non ci facciamo distrarre dalla nostra immagine, non ci fissiamo mai, fissiamo soprattutto gli altri, pensiamo molto e ci guardiamo poco e se lo facciamo non abbiamo mai rivelazioni.

Questa cosa di guardarsi allo specchio e capire a me non è mai successa, allora mi sono messa davanti allo specchio, per capire se capivo e non ho capito nulla, ho visto questo viso un po’ invecchiato, il mio nuovo taglio di capelli, le occhiaie per il poco sonno, gli occhiali ancora sporchi del colore di quando ho imbiancato casa, mi sono vista con due chili di troppo e le mani con lo smalto rosso e non ho capito, forse perché non c’è più niente da capire, forse perché è finito tutto, è passato un anno intero, sono sopravvissuta, nonostante i vuoti da riempire e l’assenza rumorosa e le parole spedite per ricevere indietro silenzi.

Questa cosa di guardarsi allo specchio non fa capire, però nei film funziona e poi oggi è il primo giorno dell’anno, è il giorno in cui non c’è niente da capire, è il giorno in cui programmare tutto e ho ancora del panettone ai frutti di bosco e per un po’ non mi guarderò allo specchio, aspetterò nuove farfalle nello stomaco, finirò i libri belli, lascerò che arrivi il nuovo, smetterò di vivisezionare il passato e inizierò a bere molto meno caffè.

Davvero non così

Io davvero non me lo sarei mai immaginato così.

Un anno di sospiri, patimenti, cambiamenti, tantissimi treni, vino e molta birra, molti libri letti e tanti film e lacrime, lacrime e poi la testa che gira, quella stanchezza cronica, i vestiti nuovi e la mozzarella, ho mangiato molta mozzarella, e le valigie sempre pronte e i traslochi e i soldi spesi e i pochi soldi guadagnati.

Ho già scritto tutto, in questo blog che dopo otto anni è diventato un diario, in quei post che erano pieni di Daniela e non di Dania, perché non si può essere sempre la parte migliore di noi stessi, a volte bisogna mostrare quella peggiore, debole, distratta, malinconica, disorientata, arrabbiata.

Un anno di gente che ha riso di me perché stavo male. Gente che sono contenta di aver eliminato dalla mia vita. Un anno di amici che si sono occupati di tutto, che mangiassi, che non restassi sola, che avessi un lavoro, che avessi qualcuno con cui parlare.

È stato l’anno in cui ho fatto il punto, un grande amore finito, un piccolo amore mai iniziato, la gente nuova che mi conosce appena e che sa sempre cosa dire. Un anno in cui mi sono ritrovata più povera, con una casa enorme in una città in cui non vivo più, con i debiti con le banche, gli affitti, i contratti di lavoro non rinnovati.

Un anno in cui ho scritto un libro in cui parlo d’amore e l’amore è stato il centro del mio anno senza amore, un anno in cui sono stata in tv, in cui ho organizzato eventi tutti miei, in cui ho rivisto mio fratello, in cui ho capito chi voglio tenere e chi buttare giù dalla rupe.

È stato un anno difficile, uno dei più difficili. Spesso non avevo voglia di uscire di casa, di mangiare, di leggere, di scrivere, di vedere nessuno, di stare meglio. Un anno in cui sono finita a Milano e tra pochi giorni compirò trentaquattro anni e non mi rimane molto, il mio gatto, le mie scarpe, i ricordi, gli appunti, molti libri ancora da leggere, un altro libro da scrivere, il mio mac, il mio blog, la gente che mi vuole bene, quella a cui voglio bene, pochi lavori, qualche progetto.

Io davvero non me lo sarei immaginato così ed è passato e non credevo che sarei arrivata alla fine e penso che se fossi davvero superstiziosa adesso sarei contenta che l’anno stia per terminare e invece non credo nelle date definitive, non credo nelle feste e nei riti di passaggio e sono qui che penso che fatica!, è stato così faticoso, sono stata così concentrata su di me, sul mondo dentro e non fuori, che la vita mi è successa e io davvero non me la sarei immaginata così.

Quella storia che tutto passa è vera, ma se non arriva il nuovo il vecchio non sparisce, e poi sono fatta così, senza redenzione, senza soluzione, coi sensi di colpa per tutto, anche per la gente che mi ha abbandonata, con il bisogno continuo di dimostrare e dimostrarmi qualcosa, con la paura del tempo, di non avere tempo, con i miei capelli bianchi, nascosti tra i capelli neri e ribelli.

L’anno sta per finire e ci siete stati anche voi. È stato bello parlarvi. Io davvero non me lo sarei immaginato così.

La buona notizia è che possiamo ricominciare ancora e ancora.