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Una nuova copertina

Poco più di un mese fa, la mia dichiarazione di intenti: tornerò a bloggare come se fosse il 2003!
E mi ci sono messa, perché ho davvero voglia di farlo, di scrivere, di raccontare storie senza linea editoriale, senza sponsor, senza conteggio dei click, senza ansie da classifica. Così mi sono fatta una scaletta, ho preso appunti, ho provato.
Ma mi sono accorta che il contenitore non era più adatto al contenuto e non sono riuscita a scrivere tutti i giorni. Mi sono seduta davanti al monitor e no. Perché gli anni mi hanno reso una malafemmena diversa. Sono meno aggressiva (almeno esternamente), meno sarcastica (almeno interiormente), meno seducente a tutti i costi, meno tacco a spillo.
Come dicono i miei amici fumettisti, quando il tipo di carta non ti piace, ti viene meno voglia di disegnare.
Sto cercando una carta migliore per i miei pensieri virtuali.

Ho lanciato un appello per trovare un grafico che si accollasse l’onore di rifare il mio sito, che negli anni è passato dal naïf splideriano alla complessità wordpressiana, e credo di averlo trovato. Spero di poter avere a breve una copertina che mi somigli di più. Non più vecchia, eh, solo più “matura”.

Nell’attesa, aggiorno quando posso e lavoro al (ai) nuovo (nuovi) libro (libri).

Il resto sono solo parole.

 

Ed ecco la vera novità

Le mie vacanze brasiliane sono ormai un ricordo. Un bel ricordo, così lontano che quasi non sembrano essere passate solo due settimane.

Il nuovo libro, A noi donne piace il rosso, è uscito (potete comprarlo qui in ebook e qui in cartaceo). È un libro bello. Fossi in voi lo leggerei e poi lo regalerei a chiunque.

Milano è grigia come solo Milano sa essere. E a me piace. Mi piacciono le strade bagnate dall’umidità e dalla pioggia, i bar riscaldati pieni di gente, le enoteche con la musica bassa, in cui riesci a parlare senza urlare, i supermercati colmi di panettoni, i negozi del centro con le vetrine natalizie, le bancarelle in Duomo.

L’amore sta bene, mai stazionario, perché se lo fosse non sarebbe più amore, ché quel sentimento è una montagna russa, un altalena, una corsa a perdifiato, un giro di rock&roll.

La dieta non sta funzionando, i jeans non mi stanno più entrando e rinunciare ai carboidrati sta diventando una prova di forza.

E fin qui, tutto bene.

Ma la vera notizia, quella che wow, la decisione che cambierà il corso dei miei prossimi giorni, mesi, anni, che modificherà l’asse terrestre e l’attrazione lunare e gli orari dei treni, è che ho deciso di tornare a scrivere sul blog.
Nel senso di spesso, non come adesso. Di farlo tutti i giorni. Come undici anni fa. Come ai tempi in cui non c’era mondo senza blog, non c’era il mio mondo senza blog.
E non lo faccio per motivi commerciali, non divento una fashion/beauty/food/cosa/salcazzo blogger, non metto banner, non vi scrivo quanto è buono lo stracchino con un paio di anfibi griffati e il rossetto color mattone.
Voglio solo recuperare un rapporto con la scrittura più rilassato, meno – siete pronti per la parolona orrenda? – performante, che non preveda tot visite e clic per essere pagato, tot vendite per diventare un beSSeller, tot pagine per andare in stampa. Una scrittura anarchica, libera, indipendente, personale, non legata per forza alla cronaca, alla televisione, alla moda.
Voglio tornare a scrivere per me. Voglio raccontare le storie che mi passano per la testa, le mie idee, i miei pensieri. Senza linea editoriale, senza briefing del cliente. E ho capito che l’unica cosa che ho sempre scritto senza regole è stata Malafemmena.

Quindi rifarò una cosa che, spero, darà l’inizio al primo fenomeno di vintage blogging mondiale: tornerò ad aggiornare alla maniera 1.0.

Non è facile. Perché la vita è diventata più frenetica, perché ho sempre meno tempo ed energie, perché sono spesso in giro e perché devo e voglio continuare anche a scrivere per mangiare. E non è facile perché questo posto non è più quello di tempo e anche perché i lettori, voi, non siete più quelli di un tempo e adesso si sta su Facebook, si commenta su Twitter, si comunica su WhatsApp. Non voglio dire che siete invecchiati, eh, però… mi capite, vero? Vi ricordate che c’era un mondo, pochi anni fa, che non è più lo stesso?

Non sarà facile, ma una cosa che sento di fare, che mi sembra importante iniziare. Mi sembra bella. Per me. E faccio questo annuncio nella speranza che, se non dovessi mantenere l’impegno, anche solo una persona me lo faccia notare e mi motivi. Dopo avermi cazziato.

Oggi è il 1° dicembre ed è l’inizio del nuovo inizio.

Sono quasi pronta. Spero avrete voglia di fare ancora due chiacchiere con me. Sarete sempre i benvenuti.

Blogfest 2013. La mia gente

Negli anni ho imparato che il tempo di recupero dalla Blogfest è di tre giorni.

Durante il primo sbadigli, provi a riprenderti dalla sbronza e e cerchi di ricordare se hai fatto cose (più) imbarazzanti (del solito) e se quando sei andato via hai salutato tutti. Fai il censimento dei gadget (pochissimi, quest’anno) e aggiorni i social network con settemila status in cui comunichi che stai andando via.

Il secondo giorno è quello in cui ragioni su come è andata la manifestazione, su cosa hai trovato interessante e cosa meno. È il giorno in cui leggi tutti i post scritti e guardi le foto e ti rivedi e pensi “meno male che quest’anno ho tenuto sempre gli occhiali da sole. Almeno sembro carina”. Poi partecipi a qualche polemica sui premi, sui VIP che mammamia come se la tiravano, su quelli che però sembravano gentenormale, sui blogger che hanno avuto successo e quelli che no, su chi ha avuto la faccia tosta di ripresentarsi e su quelli che “ma davvero ci sono andata a letto?”. È la giornata in cui a Gianluca Neri fischiano così tanto le orecchie che ha l’impressione di essere stato abbandonato in un cantiere della Salerno-Reggio Calabria.

E il terzo giorno ci sono io qui, sul divano, a bere litri di caffè e a tirare le mie somme.

Sono una blogger anziana. Bloggo da 10 anni, dal lontano 2003, quando ancora c’erano i modem analogici a 56k e i post erano solo testuali e la maggior parte di noi era su Splinder (e quando mi ci sono iscritta io, non eravamo nemmeno 10mila). Sono stata una di quelle che ha visto crescere la rete, ha visto nascere le prime blogstar, ha partecipato ai primi raduni in cui si scopriva per la prima volta che faccia avessero i nickname con cui conversavi nei commenti dei post, molto prima che nascessero i social network.

Quelli della “mia generazione” non avevano modelli di business, non pensavano e nemmeno immaginavano che il blog potesse essere uno strumento per far soldi o un lavoro. All’epoca guardavamo con sospetto e disprezzo quelli che mettevano banner pubblicitari sui domini e che ti invitavano a fare clic. Noi eravamo puri, integerrimi, convinti di partecipare a un cambiamento più profondo. Pensavamo di riscrivere il concetto di comunicazione, di libertà d’espressione, di democrazia partecipata. Molto prima che un blogger già strapopolare per la TV creasse un partito politico.

I blog erano palestre di scrittura, laboratori di linguaggi, spazi di denuncia e posti in cui fare amicizia. Fino a quando Facebook non ci ha “costretti” a mettere nome, cognome e faccia, ci sentivamo supereroi nascosti dalla maschera dello pseudonimo e dalle nostre parole, convinti di appartenere a un mondo che non sarebbe mai diventato mainstream, tenendolo segreto, perché gli altri, quelli “fuori dalla rete”, non avrebbero capito. Chi della vecchia guardia non ha, almeno una volta, mentito su dove ha conosciuto un caro amico o un fidanzato? Era l’epoca in cui, se dicevi “ci siamo conosciuti su internet”, la reazione era di terrore e disgusto, come se avessi detto “ci siamo conosciuti in un parcheggio scambista di Pinerolo”.

Il web ci sembrava uno spazio nostro, in cui potevamo provare a cambiare le cose e a renderle migliori.

Poi sono arrivati tutti, anche mio zio, che posta ogni giorno foto e video col cellulare. E mi fa ricordare la prima volta che i miei parenti lessero un articolo di giornale (era il Resto del Carlino, ottobre 2003) su Malafemmena, scandalizzati da un blog che adesso sembrerebbe troppo casto anche per un bambino.

Il web è diventato di tutti. Non c’è più differenza tra on e off line. Era destino che finisse così, che quello che consideravamo un mondo a parte diventasse solo l’amplificazione dello spazio che ci circonda.

Ci siamo tutti, scriviamo, pubblichiamo foto, lavoriamo col web, produciamo contenuti, facciamo e ci facciamo pubblicità, commentiamo notizie, facciamo gli auguri di compleanno, diventiamo celebrità, facciamo i soldi. Ci conosciamo sul web e nessuno ci dice più “ma non hai paura a incontrare uno di internet?”.

La prima Blogfest (ma perché qualcuno si ostina a chiamarla IL blogfest?) a cui ho partecipato è stata quella del 2008. A Riva del Garda pioveva così tanto che Noè aveva mandato un email per dire col ca’ che vengo. Eravamo più timidi ed eccitati. Era la prima volta che ci ritrovavamo tutti insieme e ci guardavamo in faccia. Era stata un’edizione un po’ noiosa, si parlava quasi solo di giornalismo, perché all’epoca si pensava che i blog fossero solo wannabe giornali. Non avevamo capito ancora nulla.

Le edizioni successive sono state belle, pioggia a parte; sempre più sagra e più raduno. Ci andavamo per salutare amici che non vedevamo mai, per mangiare insieme, per ballare (anche se a Riva a mezzanotte la musica doveva tassativamente finire). Salvo rari camp che ancora attiravano l’attenzione, i panel erano deserti e le uniche attività a cui partecipavamo con entusiasmo erano i giochi a premi e gli apertitivi infiniti.

Era diventata – come amavamo definirla – la festa delle medie, bellissima, divertente e ormai troppo disimpegnata.

Quest’anno ci siamo trasferiti a Rimini. C’era molta più gente, più location, più eventi, più VIP, più feste, moooolti più sponsor, più contenuti.

La Blogfest è diventata un vero Festival per chi lavora in rete, più che una festa per chi vive in rete. Non ci sono più i barcamp, ma le conferenze.

L’ultimo baluardo di resistenza è il WriteCamp, organizzato da Mafe de Baggis e Filippo Pretolani, uno dei pochi incontri in cui non si discute (ancora) di business model e si parla di produzione di contenuti e non di vendita di contenuti. E il fatto che a me piaccia questo tipo di non-conferenza, la dice lunga sulla mia età digitale.

Questa è stata la Blogfest più bella degli ultimi anni. Non solo per le feste in spiaggia, per le piadine, per il caldo e il sole, perché c’erano con me gli amici più cari e perché abbiamo ballato fino alle 5 della mattina come se avessimo ancora vent’anni. È stata la più bella perché ha unito socializzazione a discussioni, perché gli eventi istituzionali sono stati meno molesti del solito, perché c’era molta più scelta di argomenti, perché era divisa per aree tematiche e perché nessuno mi ha detto che sono ingrassata (anche se, magari, l’ha pensato).

Come ho scritto qualche giorno fa su Twitter, ho avuto l’impressione di essere cresciuta, non da sola, ma con tutta la mia razza, con quelli con cui vivo da un decennio in rete e fuori dalla rete, quelli con cui chiacchiero ore e ore ogni settimana, quelli con cui ho fatto tantissima strada, la gente della rete, la mia famiglia.

Blogfest

 

Generazione 56k

L’estate dei blogger finisce con i giorni della Blogfest.

Fino all’ultimo giorno indecisa se andare o meno. A Riva del Garda farà freddo, come sempre, pioverà, poi ci saranno troppe persone, troppe poche persone, troppo alcol, troppo poco alcol, troppi amici, troppi pochi amici. Vado. Non Vado. Vado. Non vado.

Alla fine ci sono andata. C’era il sole e un sacco di pioggia. C’erano amici veri e persone che non avrei mai voluto rivedere. C’erano i vecchi blogger e i nuovi abitanti della rete.

Un tempo la Blogfest era la nostra festa, quel momento che ti faceva dire ecco la mia gente! o frasi così. Era una delle poche occasioni per vedersi, nel senso proprio di guardarsi in faccia, di associare la faccia a un nick, di chiacchierare senza uno schermo, di fare sesso dal vivo e non in cam con qualcuno conosciuto tra i commenti di splinder.

Il primo anno lo sponsor aveva spesato tutti quelli che qualcuno aveva definito blogstar. Gli altri, come me, erano esclusi da alcuni posti, eventi, ristoranti. Entravi solo se eri Blogstar. Tutti i blogger sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.

Il primo anno è stata una festa fascista, probabilmente in buona fede, e io mi ero detta mai mai mai più.

Poi ci sono tornata sempre, tranne l’anno scorso che proprio no, no, no. Era diventata una festa bella, erano tutti uguali, si mangiava insieme, si discuteva, si scambiavano idee, si creavano connessioni, si cercava lavoro, si cercavano amicizie.

I blogger non ci sono più. Sono in via d’estinzione. Quest’anno c’erano tante facce nuove: facce da twitter, da facebook, da friendfeed.

C’eravamo noi in un angolo, i vecchi dinosauri, la generazione splinder, la generazione che bloggava con il 56k. Guardavamo i giovani e le agenzie venute a fare markette e gli sponsor che chiedevano twit in cambio di alcol, magliette, caffè, spille, borse, penne.

C’erano i barcamp, ma poca partecipazione dal basso. C’erano più momenti di socializzazione che momenti di condivisione di idee e progetti.

La Blogfest è una festa. Non si va per imparare, si va per chiacchierare, abbracciare, salutare, bere, mangiare, accoppiarsi, ballare.

La maggior parte degli amici che c’erano a Riva del Garda li vedo tutto l’anno. Però è bello incontrarci per ricordare solamente come ci siamo conosciuti. Ci siamo conosciuti ognuno sul proprio divano, alla propria scrivania, passeggiando per la rete.

All’improvviso, seduti a un tavolo, riparandoci dalla pioggia, ci siamo messi a rievocare i “vecchi tempi”.

Siamo diventati bambini grandi. Alcuni si sono sposati, altri hanno figliato, altri sono spariti, altri ancora hanno fatto fortuna, moltissimi invece no. Era un po’ come il finale di Sapore di mare, con noi seduti alla Capannina e, in sottofondo, le note di Celeste Nostalgia. Che quasi ci scappa la lacrima.

Sono stata bene. Il mio blog respira ancora, anche se a fatica. Se mi chiedono cosa fai nella vita? la prima cosa che rispondo è sempre la blogger.

I blog stanno sparendo, come i calzolai, come i Blockbuster, come gli impagliatori di sedie. Arriveranno cose nuove e bellissime e ci sarà tanta altra gente che si ama-odia-abbraccia-lavora insieme-disprezza-discute. Noi saremo in un angolo a dirci che siamo stati i primi. Poi inizierà come sempre a piovere e allora ordineremo un altro spritz, guardando il lago grigio e silenzioso.

150 anni e non sentirli

Domenica 13 marzo, dalle 11 alle 13, sarò all’Unità a parlare di Unità (eh) d’Italia vista dal web, insieme un tavolata di prestigiosi blogger, fortunatamente più autorevoli di me.

Rappresenterò quella parte della rete che vuole costruire un paese migliore con il disimpegno perché, va bene, the revolution will not be televised, però anche il web ci rende pigri nell’essere italiani, che basta stare sul pezzo per essere presenti, che ritwitto tutto, ma non vado alla manifestazione perché ho le partite su mediaset premium, ma seguo la diretta streaming, che guardo Saviano e Fazio allora sto partecipando al nuovo risorgimento, che sono a favore della festa il 17 marzo, ché l’Unità d’Italia è sacra, però un euro agli alluvionati del Veneto no, perché a loro fa comodo fare i leghisti federalisti quando serve, che apro gruppi su Facebook per salvare la costituzione, ma non la conosco, ma se un giorno dovesse servirmi la gùgolo, che il mio paese lo difendo fino alla fine e scrivo e leggo e scrivo e leggo e scrivo, però non voto, perché è tutto un magnamagna.

Potrete seguire la diretta in streaming sul sito dell’Unità e su twitter e su facebook e mandarci le vostre considerazioni o domande a unisciti@unita.it.

Per grazia di Dio e volontà della nazione.

Cose che non sapevo e che ho imparato alla Blogfest

Molti dei blogger che un tempo leggevo svogliatamente sono diventati cari amici.
E devo sforzarmi di leggerli con più attenzione altrimenti si offendono.

Gli eventi che organizzi per hobby ti massacrano di più degli eventi che organizzi per lavoro.

Reggo più gli spritz che i mojito.

La prossimità di un lago favorisce gli accoppiamenti promiscui tra i blogger.

Il mio blog è un blog erotico.  Anzi, è il miglior blog erotico del 2010 secondo i Macchianera Blog Awards.
Se non vi eccitate leggendolo, avete dei problemi.

Secondo i TweetAwards sono la tweeter più sexy.
In 140 caratteri si nota di più il mio culone che il cervello.

DaniaFest (per non parlar dei blogger)

Dal 24 al 26 settembre, a Riva del Garda, si terrà l’ormai consueto raduno di debosciati abitanti del web, dediti alle gozzoviglie e all’accidia, armati di reflex, alcol e smartphone.

L’evento, che per praticità continuiamo a chiamare Blogfest, vedrà anche quest’anno la partecipazione della dottoressa in qualità di organizzatrice o connivente di alcuni dei barcamp più bislacchi della storia dell’internet.

Di seguito, un breve elenco dei momenti nei quali corri il rischio di inciampare in Dania:

GGDNordest (24 settembre, La Paz Cafe)

A breve distanza dalla prima cena veneziana, in forse fino all’ultimo momento, la seconda cena (che in realtà sarà un aperitivo rinforzato) delle geek nordestine, riservata alle donne che amano la tecnologia e agli uomini che amano le donne che amano la tecnologia. Le iscrizioni sono aperte da oggi.

PhotosafariCamp (25 settembre, Palameeting)

Un safari fotografico alla scoperta dell’animale blogger. Un concorso semiserio con premi serissimi (offerti dalla Kodak) che premierà le migliori foto scattate durante una giornata immersi nell’habitat naturale delle belve 2.0.
Per maggiori informazioni e per iscrizioni visita il wiki e lucida la tua reflex per l’evento.

Techno-SwapCamp (25 settembre, Palameeting)

Un grande swap-party allargato a cose da nerd.
In pratica una grande festa in cui ognuno porta le cose che non usa più (scarpe, vestiti, telefonini, videogiochi, libri, harddisk, borsette, etc.), pulite e in buone condizioni e le scambia con oggetti degli altri. Le postazioni scambio saranno divise tra FASHION, VIDEOGAME, TECHNO, FOOD (con prezioso scambio di ricette) e BOOKCROSSING.

Partecipare è semplicissimo: porta al Palameeting quello che vuoi scambiare e cerca tra le cose degli altri.
Tutto quello che ti avanza e che non vuoi riportare indietro verrà devoluto in beneficenza all’associazione Il giracose.

Per iscrizioni e informazioni, visita il wiki o scrivimi un’email.

Aperitivo Terùn (25 settembre, Palameeting)

Finalmente di nuovo riunito, il direttivo del FaiQuelCazzoCheTiPareCamp organizza l’evento più alcolico della Blogfest.
Un aperitivo organizzato con la famosa regola del CPC (chi porta cosa) che prova a ricreare nel profondo nord un pezzo di meridione buongustaio.

Per iscrizioni e per scrivere cosa porti tu clicca qui.

12camp (25 settembre, Piazza delle erbe)

L’evento a spillo, che vede Dania come fata madrina, è un momento dedicato a donne (e uomini coraggiosi) che vogliono cimentarsi con i tacchi.
Ricchi premi e cotillon per tutte. Qui il sito dell’evento.

Se sei tra i fortunati partecipanti alla Blogfest e temi che i troppi impegni e la scarsa propensione all’ubiquità possano danneggiare le difese immunitarie della dottoressa, offrile da bere!

Se non ci sarai, prega almeno per la mia sopravvivenza.

Grazie.

Anteprime

Da domani a domenica, in compagnia dell’architetto e di altri autorevoli perdigiorno, sarò a Pietrasanta (Lu) per il live blogging di Anteprime“.

In sintesi: 30 scrittori italiani e stranieri racconteranno al pubblico i libri che stanno scrivendo e 10 blogger solo italiani racconteranno al web quello che gli scrittori hanno raccontato di stare scrivendo.

Almeno è quello che ho capito.

Gli incontri sono aperti a tutti. Se avete voglia di incontrare gli autori dal vivo o, ancora meglio, avete voglia di offrire un bicchiere di vino alla sottoscritta, non mancate!

Con quella faccia un po’ così

Nel fine settimana, l’architetto e io saremo a Genova per partecipare al ViadelCamp, raduno non convenzionale al sapor di pesto della solita gente dell’internet.

Molti stenteranno a riconoscermi perché, con molta probabilità, indosserò scarpe basse.

I fortunati che parteciperanno all’evento potranno incontrare le mie occhiaie grandi color di foglia domani mattina e offrire loro il caffè.

Tutti gli altri, greci compresi, potranno godersi questo meraviglioso maggio autunnale come meglio credono.

À bientôt.