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Non parlare d’amore la domenica

Non bisognerebbe mai parlare d’amore la domenica mattina.

Tu non bevi nemmeno il caffè. Io ho bisogno di una moka intera e pigio la polvere, stringo bene, accendo il fuoco.

Non bisognerebbe parlare d’amore la domenica mattina. Non bisognerebbe farlo mai. Le parole sono potenti e noi siamo fragili. Non riusciamo a controllarle e poi BAAAM esplodono i cuori e tocca pulire.

Ho finito il libro e ho finito tutti i lavori. Non so cosa fare nei prossimi mesi. La gente mi dice goditi l’estate, ma io non mi so godere le cose adesso. Godo in prospettiva, sorrido dei progetti, non degli effetti.

Tu dici che siamo uguali, io penso che siamo diversissimi. Chissà come andrà a finire. Secondo me non può funzionare. Ma non te lo dico. Facciamo finta. Facciamo finta che. Tanto non lo saprà nessuno. Lasciamo che passi l’estate.

D’inverno abbiamo un sacco di alibi in più per essere infelici.

Il caffè è pronto. Vado. Ti raggiungo dopo. Aspettami qui.

Da domani

Della domenica mi piace la calma pigra delle mattine, i risvegli senza sveglia, i caffè lenti, lasciati a raffreddare troppo sul tavolino vicino al divano. Della domenica amo il ciondolare in salotto, la televisione su canali che nessuno guarda, il mangiare a ogni ora, il procrastinare gli appuntamenti, il senso di colpa beato del non far nulla.

Domani sarà il giorno dei buoni propositi, degli inizi, delle partenze, sempre in salita, delle cose difficili, da risolvere, da sistemare, da aggiustare.

Da domani smetterò di mangiare troppo e male, smetterò di essere pigra, smetterò di lamentarmi, inizierò a lavorare di più, ad allenarmi di più, a sorridere di più, a dimenticare più velocemente, a scrivere di più, a uscire di più.

Da domani sarò una persona migliore.

È domenica. Resto ancora la peggiore persona possibile, con il mio bicchiere di vino malinconico, a poltrire sul divano, immaginando giorni di grandi cambiamenti, giorni splendidi senza bisogno di te, giorni che non sono mai oggi, perché non è il giorno giusto, ma domani sì. Da domani.

Un cilicio modello SKARPT

Maledetto sia l’uomo che ha oscurato il sole per le luci al neon.
Maledetto sia il legno, che ha troppi colori e troppe imitazioni.
Maledetto sia colui che ha fatto credere al mondo che con pochi soldi si può vivere nel bello.
Maledetto sia chi obbliga il prossimo a seguire un percorso stabilito.
Maledetto sia il folle che ha permesso ai bambini di toccare e urlare e urlare toccando.
Maledetto sia colui che non ha santificato la domenica per agitarsi, spaesato e stordito, in un cubo di cemento.
Maledetti siano Antonius che non era al suo posto e Jorke che era esaurito.
Maledetto sia lo scaffale 8, più profondo dell’inferno.
Maledette siano le aringhe.
Maledette siano le candele, maledette le piante, maledette le tazze, maledetti i cuscini.

La prossima volta che mi servirà un mobile, chiamerò il falegname!

Trovate qui la divertente cronaca della giornata fatta dal mio accompagnatore.
Per riprendermi da una domenica da brividi, passerò qualche giorno a Venezia, per lavoro. Per emergenze e/o spritz, mi trovate al cellulare.