Oggi, 23 aprile, è la Giornata Mondiale del Libro e del diritto d’autore, un momento da dedicare ai nostri migliori amici di carta (e non) senza sentirci pelandroni, snob o fuori dal mondo.
Io leggo moltissimo, tutti i giorni, con avidità e con tenacia, nel silenzio. Dopo una vita passata a sognare un’esistenza diversa e a rintanarmi nella pagine dei romanzi quando tutto era solo “tirare a campare”, i libri sono diventati il mio mestiere e ho la fortuna di poter leggere per lavoro, che – vi assicuro – è molto più gratificante di scrivere per lavoro.
Sono giorni di vita intensa e di mirabolanti avventure, anche se spesso non mi alzo dal divano, e vorrei poterlo condividere con tutte le persone che amo, chiamarle al telefono per raccontare loro storie incredibili, condividere la speranza che duri per sempre e ascoltare quello che hanno letto, prendere appunti, correre in libreria a cercare i titoli suggeriti.
Sono circondata da mangialibri di ogni tipo, che fanno ogni genere di mestiere, che hanno gusti simili ai miei o diversissimi. Eppure moltissimi nostri connazionali non leggono. Per pigrizia, disinteresse, per carenza di stimoli. A molti non è mai stato spiegato che sfogliare un libro significa attraversare un mondo diverso, emozionante e sconosciuto, ad altri è stato detto che solo alcuni libri sono da leggere, perchélascuolalaclassificaFabioFazio, ed è stato spento in loro qualsiasi entusiasmo. Ad altri ancora è stato fatto credere che leggere sia uno spreco di tempo, tolto alla televisione, agli aperitivi, al Facebook e a tutto il resto.
Perché leggere, quando puoi fare altro?
Un po’ come lo splendido Troisi che spiega perché non legge durante il suo viaggio in treno nelle Le vie del Signore sono finite.
È vero che leggere richiede tempo, richiede spazio, richiede voglia. Restituisce, però, spazi emotivi immensi, tempi interiori infiniti, desiderio di vivere. E non c’è alibi di crisi che tenga: i libri si possono trovare gratis nelle biblioteche, si possono prestare, si possono sfogliare, una pagina al giorno, mentre si va in tram a lavoro. Nei lunghi anni in cui ho fatto da pendolare tra Padova e Venezia ho letto moltissimo, così appassionatamente da dimenticare (quasi sempre) l’odore cattivo dei vagoni, i ritardi, la folla stanca e arrabbiata che viaggiava con me.
Non credo che sia obbligatorio leggere libri. Non è qualcosa da fare per forza. Si può vivere senza, continuare a respirare, lavorare, mangiare, dormire. Sono però convinta che non farlo sia un’occasione sprecata, una perdita, un peccato. Un po’ come passare una vita senza conoscere il vero amore, come crescere senza abbracci, come stare sempre a dieta e non concedersi mai mai mai una porzione di Tiramisù.
Si può vivere senza libri, anche cent’anni, ma è la qualità della vita a essere diversa. Diversa.
Stasera, in alcune città, si terranno gli eventi conclusivi della manifestazione Io leggo perché che negli ultimi mesi ha coinvolto associazioni, scrittori, lettori, radio e televisioni. Sul sito dell’evento potete trovare il calendario degli appuntamenti.
Io sarò, insieme ad altre decine e decine di scrittori, tra il pubblico della diretta di RaiTre. Presenta Pierfrancesco Favino. Ripeto per le amiche: PIERFRANCESCO FAVINO sarà a pochi metri dalla mia bava.
Adesso capite perché leggere è una cosa meravigliosa?
P.s. a differenza di molti, preferisco non suggerirvi titoli di libri da leggere. Ho gusti piuttosto personali e non sempre incontrano quelli dei miei amici. Vi invito, però, a fare il giro in qualche bella libreria indipendente (quelle poche che restano) e a chiacchierare con i librai. Sono persone piene di idee e suggerimenti e amano il loro lavoro “di frontiera”. Non ve ne pentirete.