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La verità che non ti hanno detto sulla libertà

Ti hanno mentito.
Ti hanno mentito quando ti hanno detto che la libertà è facile, che tutto quello a cui devi ambire è fare quello che ti far star bene, che volere è potere, che puoi decidere cosa diventare nella vita perché il mondo è tuo e basta allungare le mani per prenderlo.

Ti hanno mentito quando ti hanno detto che le scelte vanno prese d’istinto, che basta chiudere gli occhi e fare la conta amabararàciccìcocò, che non devi ascoltare nessuno e seguire la tua strada, che sei migliore degli altri, che puoi arraffare quello che vuoi perché nessuno ti chiederà mai il conto.

La libertà ha un prezzo carissimo, il costo più alto; la libertà di decidere come vivere, dove vivere, chi amare, chi sposare o chi non sposare, come vestirti, come svestirti, cosa dire e quando dirlo, cosa leggere, cosa non leggere, quanti soldi guadagnare e quanti dover spendere, quante ore stare seduto alla scrivania, quante accovacciato a giocare accanto ai tuoi figli. La libertà di avere dei figli o di non averne, di decidere se ti senti donna o uomo, di non avere fede o di averne troppa, di gridare, di denunciare, di tacere, di disapprovare o approvare. La libertà di viaggiare per conoscere e per divertirti o di viaggiare per sopravvivere, la libertà di abbuffarti o essere a dieta e la libertà di poter mangiare almeno un pasto al giorno, la libertà di poter camminare per strada, di guardare la tv, di commentare sui social, di condividere foto, di guidare, di bere, di fumare, di scopare, di ballare, di dormire.

La libertà è costosa perché è la cosa che vale di più e ti hanno mentito se ti hanno fatto credere che ti spetta senza sforzo.

La libertà è uno dei pochi diritti che appartiene a tutti, ma per cui bisogna lottare ogni giorno. E se ti dimentichi di farlo, per gli altri e per te, domani potresti non averne più.

Perché se sei libero perché lo sei nato, è solo fortuna, non merito. Una fortuna che qualcuno prima di te ti ha concesso e di cui devi essere grato.

Per questo ti hanno mentito e non hai mai saputo la verità. Adesso che lo sai, sei ancora più fortunato.
Perché la libertà più grande è la conoscenza.

In bocca al lupo per tutto!

Io sono nata fortunata

Io sono nata fortunata.
Sono fortunata perché il mio mondo è grandissimo, pieno di posti che posso visitare, facili da raggiungere e da conquistare.
Sono fortunata perché nel luogo in cui sono nata posso pensare tutto quello che voglio, anche le cose più stupide o atroci, o le cose più brillanti e coraggiose, e dopo aver pensato quello che voglio, posso dire quello che voglio, senza che nessuno mi possa fermare.
Sono fortunata perché mi hanno dato un libretto di carta, che si chiama passaporto, che dice che sono un essere umano per bene. Io non ho fatto niente per meritarlo, questo libretto di carta che dice che sono proprio per bene. Me l’hanno dato perché sono fortunata. Sono nata qui e non altrove, in quegli altrove dove sei scalognato solo a nascerci e se sei nato lì, tuo malgrado, devi essere proprio una brutta persona.
Non ho fatto niente per meritarmi di decidere dove voglio stare e lavorare. Non ho fatto niente, ma proprio niente di niente, per essere libera. Non ho guadagnato il mio posto al sole e , se voglio fare la turista – che bello fare il turista! – e conoscere e parlare con le persone e prendere aerei e poi tornare e, se una volta tornata, voglio rifare le valigie e andare a costruirmi una vita a Parigi, Berlino, Londra e anche più lontano, posso farlo. E magari può andarmi male e niente da fare, devo riprendere un aereo o un treno e tornare a casa mia, ma sono fortunata perché posso fare un viaggio comodo e tornare viva. Che essere vivi è bello.
Sono fortunata perché ho questa bella pelle bianca, che a esporla al sole si scotta facilmente, e ho un codice alfanumerico che si chiama fiscale e che dice che ho dei diritti. Sono fortunata perché qui si sta bene, c’è il sole e il cibo è buono e la gente a volte è bella e a volte no, ma le volte che non lo è, che è cattiva, disumana, violenta, pericolosa, intollerante, quelle volte lì, io credo che lo sia solo perché è distratta e non si è resa conto che la fortuna è solo un caso e non è mai, mai un merito.

Non c’è più spazio per il silenzio

Non c’è più spazio per il silenzio, quello volontario, quello praticato per scelta, per necessità. Non c’è più spazio per non dire, ma solo per straparlare, per urlare, per ripetere cose sentite altrove, trite e ritrite.
Bisogna usare tutte le parole, tante, confuse, anche sbagliate; bisogna acclamare, declamare, ribattere, argomentare e poi insultare e poi biasimare.
Non c’è più un momento in cui spegnere la musica, il televisore, chiudere la finestra, staccare il telefono. Nessun attimo per quattro mura in cui percepire solo il leggero sibilo del tuo respiro.
Non si ha più diritto al silenzio, mai, nemmeno quando si è soli. Perché il silenzio fa riflettere, fa soppesare. Il silenzio fa elaborare e capire. E capire può farci male, può destabilizzare noi e gli altri, può metterci in pericolo. Perché capire può darci un potere che non siamo in grado di usare, perché può renderci qualcosa che non siamo pronti a essere: persone libere.