Il segreto, figlio mio, sta tutto nel saper contare. E io sono sempre stata brava a contare, le biglie di vetro, i vestiti delle Barbie, gli amici invitati alle feste di compleanno, i giorni che mancavano alle vacanze di Natale, i voti a scuola, i minuti di ritardo dei treni, le calorie, le pagine dei libri che avevo già letto e quelle che avevo già scritto, i secondi che riuscivo a stare in apnea sotto l’acqua del mare, i passi per raggiungere la casa di chi ho amato, gli esami che mancavano alla laurea, i giorni di ferie accumulati, le serie di addominali, i risparmi per partire in quei viaggi senza biglietto di ritorno, le lettere di carta ricevute dalle amiche, le paia di scarpe che non entravano più nella scarpiera, i bicchieri di vino per riuscire a restare ancora in piedi.
Ho contato tanto nella vita, da quando i numeri hanno iniziato ad avere valore, e quando i giorni di ritardo sono diventati sei, sette, otto, ho iniziato a contare per te.
Ho contato le settimane, i giorni, i mesi, i chili presi, le gocce di vitamine, le ecografie e le vasche in piscina che facevo sempre più lentamente. Ho contato i battiti, i singhiozzi, i tuoi calci, le volte che rispondevi alle fusa dei gatti appoggiati sulla pancia e quelle altre che sembravi addormentato da così tanto tempo.
Ho contato le contrazioni, le prime leggere, impercettibili, con il sudore freddo sulla schiena e la paura e l’entusiasmo, ho contato i minuti, mentre gridavo china sul lettino della sala parto, e le ore, le spinte, infinite, i respiri, le grida, le lacrime.
Ho contato le dita delle tue mani e dei tuoi piedi fino a farmi venire mal di testa, il numero delle lunghissime poppate, il tuo peso che cresceva un grammo alla volta, i centimetri delle tue gambine magre, i body avuti in regalo, i giorni delle visite mediche, i minuti per sterilizzare i tuoi oggetti, quelli per tirarmi il latte, quelli di sonno che mi concedevi prima di tornare violentemente a vivere sveglio, sveglissimo.
Ho contato i tuoi sorrisi perfetti, fino a perderne il conto e a perdermici dentro, le carezze leggere che mi hai dato per sbaglio, sgranando gli occhi sorpreso, gli oggetti che piano piano hai afferrato, le volte che ti sei toccato da solo i piedini, i ciucci che hai voluto e quelli di cui non vuoi sapere niente.
Mi sono messa a contare ogni momento della tua vita, perché i numeri mi aiutano a stare ancorata alla terra, perché mi ricordano che c’è più vita di quanta non ce ne sia mai stata, che non c’è tempo per le delusioni, per perdersi nei progetti andati a male, nelle cose perdute. I numeri mi aiutano a farti essere, e tu sei qualcosa che non riuscivo a immaginare, potente, fragile, spaventosa e bellissima. Tu sei milioni di cellule perfette messe insieme, cromosomi che mi somigliano, sei il primo e l’ultimo pensiero, sei lo zero e l’infinito. Tu sei l’innamorato che non si può dimenticare mai.
Il segreto, figlio mio amatissimo, è tutto nel saper contare.
E tu potrai contare tutta la vita, tutta, su di me.