Durante la lunga estate calda in cui ho scritto la tesi di laurea, sono tornata a vivere da mia madre.
Avevo bisogno di un posto che non mi concedesse distrazioni, in cui non ci fossero coinquilini con la musica a tutto volume a qualsiasi ora del giorno, il cui livello di pulizia fosse sempre perfetto e, soprattutto, in cui ci fosse un frigo pienissimo, perché da sempre il mio appetito triplica quando devo studiare o scrivere.
A casa da mammà, in quel periodo, viveva ancora mio fratello, alle prese con i suoi faticosi esami di ingegneria. Ci controllavamo a vicenda, stando attenti che l’altro non perdesse tempo in sciocchezze (non esistevano né i social network né le serie tv in streaming all’epoca: per perdere tempo dovevi leggere un libro o guardare qualche televendita con Mike Bongiorno) e, con una disciplina che non ho più avuto nel lavoro, riuscivamo a concederci poche pause calcolate per riprendere le energie.
C’era la pausa in cui facevamo partite a Bubble Bobble con il Nintendo, quella in cui Paolo vinceva sempre e io uscivo sistematicamente dai gangheri. Quindi lui diceva che non voleva più giocare con me perché non sapevo perdere e io gli promettevo che non sarebbe più accaduto fino alla pausa successiva, in cui cercavo di lanciare la vecchia pesantissima tv a tubo catodico giù dalla finestra.
E poi c’era la pausa per il pranzo, rigorosamente fatta all’ora in cui trasmettevano i Simpson, per unire l’utile al dilettevole.
Siamo sempre stati creativi in cucina, mio fratello e io, ma in quel periodo abbiamo dato vita alle nostre migliori ricette. Su una cosa eravamo imbattibili: le giuste formule per i sandwich. Perché per noi era importante riuscire a combinare il maggior numero di ingredienti possibili, nel minor tempo, senza rinunciare alla maneggiabilità del panino, al gusto e all’equilibrio.
Il panino a strati diventava un momento di condivisione e creatività davvero rilassante, senza contare che riuscivamo a infilare tra le fette di pane dei pasti completi. E che c’erano poche pentole da pulire!
Mi sono laureata in autunno con il massimo dei voti e poi la vita ha preso strade inaspettate. Mio fratello è partito per il Brasile e ci è rimasto dieci anni. Ogni volta che ci incrociavamo in giro per il mondo, come adesso che è tornato “a casa”, la cosa più bella e rilassante è sempre cucinare insieme.
Siamo ancora Masterchef di panini.
Speriamo un giorno che possano piacere ai nostri figli quanto piacciono a noi.
Una delle mie ricette preferite è il family club sandwich.
Per prepararlo occorrono
4 fette di pancarré senza crosta
4 fette di Edam Bayernland*
1 fetta di petto di pollo
1 uovo sodo
1 foglia di lattuga
1 pomodoro
senape o maionese (ma meglio la senape!)
Tostate il pane separatamente, facendo attenzione a non farlo seccare troppo. Intanto, rosolate in padella il petto di pollo, affettate l’uovo sodo e il pomodoro a rondelle e lavate e asciugate con cura la foglia di lattuga. Spalmate la senape su un solo lato delle due fette di pane esterne al panino e su entrambi i lati di quelle che resteranno all’interno poi disponete gli ingredienti come preferite, ricordando di creare tre strati di sandwich. Il mio consiglio per una consistenza perfetta? Pane, lattuga, petto di pollo, pane, edam, uovo, edam, pane, edam, pomodoro, edam e pane.
Et voilà!
Dividete con cura il club sandwich in due metà, dopo averle infilzate con due stecchini e servite.
Il contorno perfetto? Patatine fritte.
E alla prova costume penserete domani…
*Post in collaborazione con Bayernland