Iter professionale

OGGETTO: Conferma in organico.

Con riferimento alla Sua assunzione del 04.06.2007, abbiamo il piacere di comunicarLe che Lei ha superato il previsto periodo di prova pari a 30 giorni.

Nasco a Napoli.
Finisco il liceo a Padova.
A 18 anni, mi trasferisco a Venezia per frequentare l’università.
A 20, mi sposto a Parigi per una borsa di studio. Ci rimango 2 anni.
Rientro a Venezia per laurearmi.
Il semestre precedente la laurea, vado a vivere al Cairo per ricerche di tesi.
Rientro a Venezia, ricevo la lode e comincio a collaborare con l’università.
Mi sposto tra Padova, Milano e Venezia per collaborazioni, progetti, prestazioni occasionali.
Nel 2004 mi trasferisco a Udine.
Viaggio tra Friuli, Veneto e Lombardia.
Collaboro con l’ente, collaboro con la produzione cinematografica, collaboro con l’ateneo, collaboro col portale, collaboro con l’agenzia, collaboro con l’evento.
Patisco la fame.
Il primo giugno 2007 accetto un impiego in un call center a S.Giovanni al Natisone (Ud).

10365,6 km per trovare un lavoro di merda.

Sono felice che almeno a loro faccia piacere che abbia superato il periodo di prova.

116 commenti su “Iter professionale”

  1. quoto a malincuore blade runner:
    per laurearmi ho dovuto prendere tre giorni di ferie visto che ero già stato assunto sulla promessa che mi sarei laureato e non posso dire che il mio corso di laurea mi sia piaciuto.
    le mie passioni le ho coltivate lo stesso da autodidatta.

  2. Ciao. Situazione: riguardo a certe scelte di vita ammiro (invidio?) Blade Runner per una forza di volontà dimostrata mentre certe rinunce spesso cerchiamo di scansarle, allo stesso tempo condivido Dania per il cercare di realizzare le proprie aspirazioni anche a pena di impegnarsi tanto.Grazie

  3. Dania: non intendevo vantarmi del mio pragmatismo, volevo solo dire che emigrando dalla mia amata Calabria a Milano e poi in Svizzera e poi in Olanda e poi di nuovo a Milano (Mino Reitano a me mi fa un baffo) ho fatto a pezzi le mie passioni (musica leggera, teatro, cinema) per fare carriera. A distanza di 10 anni dalla laurea non posso dire di essere l’uomo piu’ felice del mondo, ma almeno sono riuscito a crearmi una famiglia con 2 bei bimbi e a investire sul loro futuro, piu’ che sul mio presente. CHE STORIA TRISTE, PERSINO UN CUORE DURO COME QUELLO DI DANIA SI POTREBBE INTENERIRE !!!

  4. Ognuno è libero di fare le proprie scelte e decidere di cedere ai compromessi che ritiene più accettabili.
    Del resto, la passione che ognuno coltiva può avere intensità e durata diverse.
    Come puoi ben immaginare, la “necessità” non ci impedisce di denunciare lo schifo, di continuare a sognare, di avere profonda autostima e di credere di potercela fare.

    L’importante è non rimpiangere mai le proprie scelte, ed io non avrei saputo fare altrimenti della mia vita… ma oltre al talento e all’ambizione, ci vuole un gran buco di culo e quello non puoi costruirtelo!

  5. beh ma dal blog si evince chiaramente che se hai avuto tutte queste difficolta’ e’ perche’ non sei una che ama mettere in mostra le proprie grazie

  6. @ digitareStanca:
    Servizio blocchi (non specifico quali… potrebbero essere financo intestinali), operatore ***, buon-giorno!

  7. @ Dania:
    Scusa ma… quali donne fichissime hai visto in ufficio?!?
    :)
    Bello il turno inZieme. Anche il caffettino di metà mattina. 😉

  8. D*: con fichissime intendevo che si vestono come a una sfilata di moda (tipico a sagra paesana…).
    Non parlavo della loro simpatia…

  9. Rosen: non mi sono spiegata, evidentemente. Non intendevo il periodo di prova dei capi previsto da contratto ché quello lo conosco, insieme alla possibilità per un dirigente di essere licenziato; intendevo una giornata o una settimana in cui i dipendenti o se preferisci i sottoposti mettono alla prova il loro responsabile e alla fine lo votano o in qualche modo lo valutano. Succede, con modalità diverse, in alcune aziende Usa tramite le valutazioni annuali; sarebbe interessante vedere cosa capiterebbe da noi…

  10. Un po’ di chilometri ne ho fatti anch’io (dopo Erasmus, laurea, master,…) per giungere ad un lavoro di segretaria assicurato per pochi mesi.
    Ma almeno con me non si sono sperticati in congratulazioni dopo il periodo di prova.

    Francamente, ho trovato questo lavoretto ben pagato (per cui devo pure ringraziare)proprio quando ho cominciato ad elaborare i piani per la migrazione all’estero.

    Dania, il fronte è nel tuo cervello: non lasciartelo inquinare dal lavoro che fai, e non smettere di cercarne uno più tuo!

    A.

  11. In effetti sarebbe carino il “dare e ricevere” i voti nelle due direzioni. Ovvio che i capi più popolari non sono sempre i migliori capi, ma la valutazione dal basso è un’idea carina. Dieci anni fa stavo in una grossa azienda di telecomunicazioni, e ricordo che giravano comunicati sindacali del tipo: “Duecento operai in mobilità straordinaria perché abbiamo perduto la gara xxx. E il dirigente che ha perso la gara perché sta ancora al suo posto?” In Giappone in questi casi si inchiappettano prima il manager :)

    Ah, e riguardo all’estero: ho trascorso l’intera prima domenica di Luglio a discutere via mail con la Dottoressa ns. gentile ospite sull’argomento “I laureati in lingue hanno più opportunità all’estero?” e l’esito della discussione è stato che forse forse è più opportuno accontentarsi dei lavori-ciofeca di casa nostra.

  12. 04.06.07 assunta con contratto a progetto da strozzina
    04.07.07 lettera di dimissioni presentata sulla sua scrivania…
    anche io ho finito bene i 30 giorni di prova
    :/

    10.000 e passa km per un lavoro di merda… però almeno quando ti commenteranno che culo ti rimarrà sempre il dubbio se rispondere grazie , o no?

  13. Ciao da una 33enne al quinto trasloco, al sesto contratto provvisorio, con un lavoro diverso per la decima volta. Attendo l’undicesimo e mi dico che la cosa migliore che posso fare è tornare a fare la barista (in nero). Lì almeno alla vita ci sei dentro, non la guardi solo passare.
    D’altra parte a noi liceali lo dicevano sempre: >
    Avrebbero dovuto dire “dovrete”.
    Molto piacere di conoscerti.

  14. Scusa, l’anonima ero io. Volevo dire che a noi liceali dicevano sempre “col liceo potrete fare qualunque cosa”.
    Barbara.
    Ciao

  15. con fichissime intendevo che si vestono come a una sfilata di moda (tipico a sagra paesana…).
    Tralasciamo poi la loro simpatia…

    Insomma merda a vangate!
    Un po’ troppo acidina a mio modesto parere.
    Da noi c’e’ tanta gente in gamba, spero tu abbia la possibilita’ di approfondire la conoscenza con alcuni colleghi/e.
    Se poi nessuno di noi maskietti e’ di tuo gradimento…amen, avrai altri gusti.
    Cmque il tuo blog e’ simpatico.
    Ciao

  16. Non so ki sia D e poco importa cosa ha fatto lui/lei.
    Lasciami questo piccolo vantaggio (temporaneo ,poi scopriro’ le carte),intanto mi sono firmato cosi’ in onore alla tua “veracita’”(grande principe De Curtis)!!!
    Vedo ke ti piace molto giocare sulla tua femminilita’…brava e narcisa,sai essere molto sexy!
    Le apparenze ingannano,nn ti facevo cosi’ disinibita.
    Notte

  17. Insomma merda a vangate!
    Un po’ troppo acidina a mio modesto parere.

    Ecco appunto. modesto. hai detto tutto.

    Petrov. (IO so acido…)

  18. Come no,il cazzeggio regna sovrano anke da noi!D’altra parte,converrai sicuramente con me, il ns lavoro aliena nn poco.
    Vedo ke il tuo blog ha un sacco di visite,sarai soddisfatta.
    Nn avrei mai le palle per smanettare e crearne uno mio.

  19. a gia’,vedo ke sai parlare anke l’arabo….pero’!!!!
    Ho un sacco di amici di quelle parti:giordani,palestinesi,marocchini,israeliani(rigorosamente arabi!!!) e soprattutto libanesi.
    Ti potrei fare un elenco infinito di parolacce,vediamo come te la cavi:
    1:kassaktak
    2:tark abasubi
    3:airibi boksciak
    4:tasciu bitisak

  20. Il mio blog è famoso (e sticazzi) da un pezzo, ma la notorietà virtuale è gloria vana
    Adesso finiamola con sta chat.
    Trovi i miei contatti a lato se hai voglia di fare due chiacchiere o mi trovi domani alle 14 a S.giovanni.

  21. ei ei,
    cosi’ pungi la mia mascula virilita’!
    Nn escludo niente a priori,ma fino ad ora nn mi sono ancora stancato della patata.

  22. Sono in turno,nn passa un cazzo.
    Dal lavoro e’ meglio nn utilizzare gmail,quindi se t va caffe’ prima del mio turno (17,20)

  23. Ciao, sono molto addolorata che tutti i tuoi sacrifici alla fine non ti abbiano dato molta soddisfazione, ma da una che si “è presa la lode” mi aspettavo che almeno sapesse usare correttamente l’ormai defunto congiuntivo ed il condizionale!!!
    Comunque mi permetto di consigliarti di usare gli scarsi proventi del tuo blog per farti una liposuzione alle tue enormi cosce, anche se apprezzo molto il tuo coraggio e la tua disinvoltura.
    Per rimanere inoltre in tema di “sagra paesana”, un vecchio detto popolare dice: “Non sputare nel piatto in cui mangi”, se disprezzi così tanto il tuo attuale impego ed i tuoi colleghi, cercati un altro lavoro, meglio disoccupati che disonorati, non trovi?!
    P.S. Un’ultima cosa, mi sembri proprio la meno adatta a giudicare l’abbigliamento degli altri…fatti dare qualche lezione dalle tue colleghe, che essendo anche delle mie conoscenze so per certo che si vestono molto bene e sarebbero molto liete di aiutarti!
    Con i migliori auguri per il tuo futuro…
    Francesca

  24. Cara Francesca,
    non so chi ti abbia dato il link del mio blog, ma mi fa piacere che, colta nel vivo, ti sia sentita chiamata in causa al punto tale da venire sui miei spazi a insultarmi.
    Questo denota che, oltre a non aver capito nulla del contesto del mio scritto nè del percorso professionale (cosa lecita se non te ne fregasse nulla di me, molto meno visto che sprechi il tempo, come molti altri nostri cari colleghi, a ordire trame da soap a mia insaputa senza avere nemmmeno il coraggio di fermarmi per fare due chiacchiere), ritieni che una persona costretta a lavorare debba anche amare il proprio impiego.
    Dal momento che hai poco più di ventanni e che forse le tue ambizioni hanno limiti maggiori o sbocchi preferenziali, probabilmente vivi ancora nella bambagia e quindi sei dell’idea (ormai unica in Italia) che il lavoro vada fatto solo perché dà piacere.
    Quanto agli insulti personali, non fanno che confermare un sospetto di mentalità paesana.
    Ad ogni modo, mi trovi in turno domani alle 14, se hai bisogno, in maniera adulta, di chiarire.
    Se non avessi coraggio nè voglia di presentarti, ti pregherei di astenerti da ulteriori insulti.
    Sul lavoro dimostro impeccabilità e cordialità, fuori dal lavoro, qualsiasi pensiero, opinione, attività e impiego sono da ritenersi CAZZI MIEI.
    Qualsiasi altra violazione della mia privacy, compresi insulti anonimi e incursioni nel mio sito dall’ip dell’ufficio, verranno segnalati ai nostri amati capi.

    Con i migliori auguri per il tuo livore,
    Dania

  25. Francesca, quando c’è la sagra al tuo paese?
    So che fanno delle buonissime grigliate, ma la mia vera passione è la pesca di beneficenza, non riesco mai a trovare i biglietti rossi. Scommetto che tu mi puoi aiutare !

  26. frape: vediamo cosa mi succederà. Mi sposteranno la sedia mentre mi siedo? Daranno fuoco al mio terminale? Metteranno del polonio nel mio pranzo?
    :)

    Vi aggiornerò.

  27. frapre, “daina”… frapre…ehehehe!
    sull’argomento mobbing ti darò qualche delucidazione in mail, anche perchè é un argomento delicatissimo e serissimo, quindi da trattare con le molle, per il semplice fatto che potrebbe ti si potrebbe ritorcere contro, solo per il fatto che tu l’abbia pubblicato come esplicita menzione anche su un semplice blog…

    salama aleku

    frapre

    ps: gradirei risposta seria al saluto e non tipo: alekum la paperella ehehehe!

  28. Ho io il lavoro giusto per te: chiromante, lettrice di tarocchi.
    Ti piacerebbe passare la giornata a guardare le palle di cristallo?

  29. buonanotte dottoressa dania, sono capitato per puro caso sul suo sito e questa storia del “lavoro di merda” mi ha colpito.
    Facendo un po’ di ricerche relative al paese dove lei lavora, ho scoperto che si potrebbe trattare d’un call center di servizi ***.
    Dal che presumo – mi corregga se sbaglio – che lei percepisce – seppur come precaria – *****: è vero, è di pessimo gusto parlar di vile pecunia, ma di solito chi fa un lavoro da interinale (o somministrato come suol dirsi ora) o comunque da precario questi conti in tasca se li fa, specie se, come lei o come me, ha fatto tanti km per lavorare.
    Se mi permette ancora, facendo un paragone con i call center dove si lavora a cottimo (quindi guadagni se vendi servizi a chi tu contatti) e non, cioè, come penso lavori lei (dovrebbe fare consulenze a chi ha problemi con le carte di credito, giusto?) mi verrebbe da dire che lei, dottoressa, nella sua sventura è comunque una privilegiata, anche se, probabilmente, alla strenua delle sue colleghe (********) che, sempre leggendo dalla ******, sono tutte laureate e devono possibilmente conoscere due lingue.
    Il che, ripeto, la pone su un piano parimenti meritorio verso le sue colleghe (da un punto di vista di professionale, per quanto riguarda le faccende collaterali relative al fashion, sono ignorante e mi astengo da ogni considerazione), ma decisamente al di sopra degli, ahimè, bassi standard di altri suoi più sfortunati colleghi precari, qualsivoglia sia la natura della loro attività (io che sono operaio metalmeccanico ex precario ho visto e vissuto cose che lei, con la sua sensibilità, certamente potrà immaginare).
    Sulla stessa pagina di ricerca di google è presente anche il ****** e le posso garantire che c’è gente che venderebbe un parente stretto pur di avere un contratto da precario in un call center come il suo.
    Per questo sinceramente provo per lei umana simpatia in quanto “migrata” e posso anche ammettere che si ritenga insoddisfatta d’un “lavoro di merda” che sente di non meritare per le energie che ha certamente investito per conseguire il suo corposo curriculum, ma visto che di lavori davvero merdosi ce ne sono, questa sua lamentela mi sembra non solo ipocrita, ma forse anche in malafede.
    Poi mi sovviene che il suo sito, dottoressa, richiama la figura della malafemmina ed allora penso che lei abbia usato, appunto, la suddetta malafede con ben celata ironia.
    Almeno è ciò che mi auguro, le auguro e auguro a tutti i lavoratori precari che hanno davvero, e sottolineo, davvero, un lavoro di merda (quelli dove ti rinnovano, se te lo rinnovano, il contratto settimana per settimana, se non giorno per giorno, avvisandoti tramite sms).
    Auguri di buona vita, dottoressa.

    L’amministratore del sito ha modificato il commento, nei punti in cui appare l’asterisco, per omettere dati sensibili dell’azienda, che, per motivi legali, non possono essere rivelati.

  30. Caro Gennaro, cosa definisce un lavoro di merda?
    La retribuzione? La malattia pagata? Le ferie?
    Sapere che si è pagati meglio di altri Call Center rende felice una persona?
    Penso che sia solo una questione di competenze e ambizioni.
    Esistono persone che darebbero due reni per lavorare lì dentro, esse ambiscono a quel lavoro, lo adorano quasi e invidiano chi è riuscito ad entrare.
    Se l’ambizione massima di queste persone come la commentatrice Francesca è lavorare dentro un call center sebbene posseggano una laurea e conoscano le lingue, noi tutti glielo auguriamo di cuore di riuscire a farcela o di mantenerlo più a lungo possibile.
    Ma credo, anzi ne sono sicuro, che esistono altre persone che non misurano la vita, il lavoro e il mondo, con lo stipendio.
    Esistono persone con ambizioni, sogni che comunque lavorano in maniera egregia in capannoni sparsi nella profonda periferia di una città periferica chiusi da grate completamente anonimi e isolati dal mondo, inghiottendo ogni volta che solcano quella soglia un pezzo del loro sogno perché c’è sempre un affitto da pagare.
    Caro compaesano non basta dire “tu sei ipocrita perchè altri stanno peggio di te” perchè è una sterile retorica, “tu mangi e ingrassi e ti lamenti mentre in Africa muoiono di fame” se vogliamo innescare una guerra tra i poveri sappiamo bene chi vincerà.

    “sono capitato per puro caso sul suo sito”
    “chiedendo ad un cugino che lavora presso una banca” ecc ecc
    Quanta ipocrisia, non è una colpa dire sono un collega di Dania e ammettere d’esser soddisfatto del suo bel contrattino da call center in un anonimo capannone industriale.
    In fondo prendete un bello stipendio!

    Con rinnovato stupore saluto.

  31. alla fine l’insonnia d’una notte viene sempre ripagata :)
    Contento di leggere una così solerte risposta, mi accomodo e cerco di ribattere se non punto per punto, in ordine sparso… o almeno ci provo…
    1. non sono un collega di Dania. Il che mi dispiace perché davvero mi piacerebbe poter parlar con lei de visu: per quanto possa essere esaustivo un confronto con questo media, nulla supera – almeno penso – il parlarsi guardandosi negli occhi.
    Vivo in un piccolo paese in provincia di Modena, città in cui sono arrivato undici anni fa.
    Con tutt’altr’aspettative io iniziato a lavorare in una piccola azienda metalmeccanica, assunto – ora sarebbe impossibile – con un cfl. Quando chiamai mio padre (sovvenzionatore per lungo tempo del mio migrare dai tempi della naja in quel di Venezia) per dargli la lieta notizia, mi rispose, scorato: “ma come? Un contratto di due anni?! E dopo che fai?”.
    Inutile dire che c’è gente che s’organizza la vita con un contratto di due anni, oggi come oggi.
    Però mio padre fu triste profeta perché lasciai quel lavoro (turni massacranti, anche di notte ed eccessiva distanza) e finii come un totano nel pacchetto Treu da cui sono fortunosamente uscito solo tre anni fa grazie ad un contratto a tempo indeterminato in un’azienda gestita da stranieri in un territorio dove, triste a dirsi, le fabbriche autoctone chiudono una dopo l’altra ad un ritmo che starebbe bene in un film horror, ma non nella realtà. Ma la realtà spesso (e purtroppo) è luogo di Viceversa.
    2. Ho scritto questo lungo “papiello” non per fare a gara di sventure (paradossalmente dei due, a ben vedere, sarei io il più fortunato almeno in termini di investimento sul talento personale: per parafrasar Gaber, “ognuno ha il talento che si merita”), ma per cercar di dimostrare che, si, la mia è retorica – magari ironica, magari con un uso disinvolto della captatio benevolentiae – ma spero non sterile.
    Mandiamo il latte in polvere in Africa dove l’acqua non c’è. E se ci fosse, potrebbe essere infetta. E se fosse cristallina, buona parte degli Africani è incapace di sintetizzare il lattosio… E che cagacazzi! A sto punto mandiamo, sic et sempliciter, armi così si scannano tra loro. “Oh, ma abbiamo scoperto che ci sono risorse naturali da sfruttare. E i Cinesi stanno aiutando l’Africa prima di noi! Presto, riproviamo col latte!”: siamo tutti, me compreso, ipocriti.
    Forse abbiamo un’enzima che permette di sintetizzare bene qualunque opera od omissione in ipocrisia, quien sabe?

    3. Cercate di capirmi: io sono un fautore della Sana Ingratitudine.
    Anche io sostengo che va morsa la mano che ci nutre se il cibo che ci è propinato è infimo per lo spirito, se non addirittura per il corpo.
    Ma è pur vero che non sempre c’è una consecutio logica nel sillogismo: “quello dei call center è un lavoro di merda, io lavoro in un call center, io faccio un lavoro di merda”, ed anche se lo fosse (per chi per godere non si accontenta, com’è giusto che sia), penso che bisognerebbe rendere un minimo di giustizia a chi ci lavora da qualche anno – magari uno dei primi assunti – che sa per filo e per segno perché quello sia un lavoro di merda (hai a che fare con i ****, quindi con una sorta di linfa vitale: vedila sottratta e ti trasformi in un’entità impaurita e nervosa con cui devi parlare al telefono, un’entità dietro l’altra a cui devi rispondere sempre e comunque con calma, educazione e competenza. E, per quello che ho letto del contratto, si deve farlo anche la notte. E anche nei giorni festivi: si, è decisamente un lavoro di merda) e lo sa perché magari ci tiene a farlo bene il suo lavoro merdoso nonostante che “la mano che nutre”, forse per ottusa burocrazia, tende a complicar la vita piuttosto che semplificarla.
    Avviene anche quando produci un manufatto oltre che fornire un servizio, quindi posso capire la frustrazione.
    Quando ho letto questo post sembra (a me è sembrato) che Dania abbia puntato sul vittimismo per partito preso, usando appunto il luogo comune CALL CENTER=POSTO DI MERDA per suscitar empatia se non simpatia: una sorta di fondo di solidarietà che io non biasimo nel metodo (geniale: Dania ha un bel personale ed una bella testa che lo sovrasta), ma, almeno in tal caso, nel merito.
    Mi ricorda, perdonate il triste esempio, le volte che sento uno dei leghisti di turno della scuola becera dire che “ci vorrebbe l’esercito a Napoli”. E’ vero, lo penso anch’io, ma per motivi diversi: io, come anche Dania presumo, conosco la realtà della nostra città e perciò lo penso con paradossale rabbia, il tal leghista, per l’appunto, con becero razzismo.
    Ho sempre diffidato di chi critica una realtà che ha appena iniziato a conoscerla in base ad un pregiudizio.
    In tal caso non diffido di Dania – scorrendo il suo blog concordo con buona parte delle cose che pensa, la voterei come segretario del Pd foss’anche solo per vedere il suo calendario in ogni sezione di partito – ma ci sono rimasto un po’ male per questa critica che non ritengo all’altezza della sua intelligenza (per quanto il mio giudizio possa essere affidabile, ovvio).
    Quando Dania scrive che tra un anno, a fine contratto, la manderanno via, secondo il cliché del “posto di merda” non fa altro che avvalorare questa mia sensazione: mi sovvengono le profezie che si autoavverano: giacché son convinto, come scrisse qualcuno, che la vita sia una cosa troppo seria per lasciarla nelle mani del destino, mi verrebbe da associarmi a chi le ha detto: “allora perché non lasci quel posto?”
    Anche perché potrebbe darsi che lei lo possa lasciar di sua sponte, magari perché s’è profilata un’occasione notevole e a lei più consona.
    Ma non mi associo a quella risposta perché anche io, che laureato non sono, concordo nel pensare che è triste che i figli di questa “Patria Sì Bella e Perduta” (si, lo ammetto: è retorica ironica di nuovo :p) che dovrebbero lavorare come e dove sia dato loro di scegliere in base alle capacità, agli studi, ai sacrifici, siano invece costretti a farlo come e dove (e quando) un sistema merdoso impone ormai per collaudata inerzia.
    E in questa lotta e nella rabbia di Dania che la sottende, le son davvero vicino faccio il tifo per lei.
    Senza ironia, giuro.

  32. [FUORI TEMA]
    Se puoi dire qualcosa in trenta parole e ne usi trecento nessuno ti seguirà.
    E se usi un linguaggio ottocentesco e compiaciuto ammazzi l’empatia di chiunque.
    Anche rileggendo non capisco più il senso di questa tua lezione di vita.
    Comunque apprezzo le allitterazioni
    ….aVValorare… soVVengono… autoaVVerano…..

    Lo ammetto è sarcasmo.

  33. Caro gennaro,
    dal tuo ip posso dedurre che le ricerche non le hai fatte su google ma de visu (!), con qualche collaboratore del posto (ma i whois posso sempre sbagliare:-), il che renderebbe la tua retorica fuori luogo, sebbene ardita (e un insulto alla mia intelligenza, che tu, acidamente, consideri in malafede).

    Ad ogni modo, come diceva pro-fumo, un lavoro non lo si valuta dalla retribuzione.
    Sebbene l’azienda fornisca servizi qualificati, non siamo a tutti gli effetti sportellisti o amministrativi.
    Rispondiamo al telefono, lavoriamo su turni e facciamo un lavoro ripetitivo (cosa che i colleghi non posso smentire dal momento che, in sede di colloquio, ci viene richiesto chiaramente se siamo disposti a fare un lavoro ripetitivo e in condizioni un po’ stressanti e lo stesso medico aziendale, che ho incontrato la settimana scorsa, ha ripetuto testuali parole.)
    Quanto alla retribuzione, conosco operai nei cantieri edili o in metallurgia che prendono paghe da 1800 euro, questo non vuol dire che il lavoro sia allettante o gradevole.
    Il tuo discorso è avvilente: paragonare le ambizioni alla giusta paga descrive pienamente la squallida situazione attuale italiana.
    Che poi, guadagnare poco più di 1000 euro al mese ti paia una fortuna non fa che ribarire che sistema malato ci circondi.
    Uno statale di livello D (laurea) percepisce poco più di 1200 euro ma con un contratto da 36 ore con solo due rientri, in un ambiente dove non sei legato a cuffia e terminale e nonostante questo, sindacati, gruppi di settore e lo stesso governo si interrogano sulla necessità di aumentare gli stipendi ad una categoria sottopagata come la loro.
    Che poi in un contesto aziendale lavorino o meno belle persone, in gamba, con qualità o ambizioni, non rende il lavoro in sè migliore.

    Non sono la prima al mondo a dire che il call center è un lavoro terribile. Grillo ci ha scritto più di una decina di articoli e non parlava solo di retribuzione (cosa che invece pare essere per te di fondamentale importanza – sebbene l’eccessiva prolissità, dannosissima in rete, mi abbia impedito di approfondire il tuo scritto).

    La valutazione di merito di un impiego non deve essere manzonianamente limitata al “questo ci dà la divina provvidenza”. Si può lavorare dignitosamente in un impiego che non ti aggrada, senza per questo dover amarlo o doversi sentire fortunati. Cosa che mi sembra di fare egregiamente, dal momento che mi limito a far bene quello per cui sono stata formata, cercando sempre di mantenere il sorriso.

    Come ho detto più volte, ognuno valuta le proprie scelte e i propri percorsi in base a fortuna, ambizione e talento.

    Non sta a me rassicurare te e gli altri colleghi. Sebbene stizziti e feriti nell’orgoglio, non avete creduto opportuno chiarire con me, quindi i vostri sfoghi sul web rientrano nella categoria classica del flame.

    Quanto a tutti i tuoi velati insulti (che sembri vendere come ironici, ma l’ironia -caro mio- non è mai offensiva come la tua), puoi continuare a condividerli con tuo entuorage. La malafede, lo spregevole ammiccamento e altre qualità che mi associ, da ultimo arrivato in uno spazio che ha visto il passaggio di 700mila persone, confermano che il tuo astio (come l’IP) siano molto, troppo più vicini di quanto vuoi farci credere.
    Quindi, dal momento che, questo sito non appartiene all’azienda per cui lavoriamo e che i miei lettori sono stanchi di dover leggere ennesimi sfoghi anonimi, ti pregherei di astenerti dallo scrivere ancora, salvo BREVI interventi e attinenti.

  34. Questo Gennaro è arrivato PER CASO, all’una di notte su questo blog. Ha letto, guarda caso, solo questo post di 2 settimane fa (con tutti i post in cui si fa polemica contro il papa, contro la politica, si dicono cose scomode e si mostrano culi) e gli è venuta voglia di fare una ricerca su google per scoprire in che azienda lavora Dania.
    Immagino che su google abbia usato la chiave “dove lavora malafemmena” e abbia trovato addirittura un contratto nazionale del lavoro, che anche un cazzone come me sa bene che, oltre a essere di decine di pagine, non riporta gli stipendi.
    Allora, all’una, ha chiamato suo cugino, in un paese di Modena e gli ha chiesto delucidazioni sull’azienda.
    Poi ha trovato sul sito dell’azienda, orari e nomi e cognomi dei dipendenti, così ha potuto fare la percentuale del sesso degli assunti.
    Inoltre, sempre per caso, da un paesino di modena, si è sentito così ferito dall’ultima riga del post, da scrivere più di 100 righe di blabla per difendere una categoria a cui dice di non appartenere :)

    Cara Dania, il tuo problema non sta nel lavoro ma nei colleghi!! Pensa a sti poveracci che ogni mattina si fanno Modena- Udine per venire a lavorare con te :)

    Comunque, Gennaro, il forum dei puttanieri ti accoglierebbe volentieri tra le sue braccia, quale migliore inventore di balle per mogli ignare. Fai un salto da noi.

  35. oi ragazzi fa piacere che abbiate avuto la pazienza d’arrivare sino in fondo al prolisso papiello :)
    Nel merito: il punto che mi ha colpito e tuttora non mi è chiaro è: cosa c’è di merdoso in codesto tuo lavoro Dania?
    Se lo relativizzi ad altri lavori usuranti, lo è meno di altri, come lo è esponenzialmente di più di altri ancora.
    Ma in un mese di lavoro come fai a dire tutto questo è deprimente? Io lo direi se il ragionamento lo metto in un contesto generale dove tutto punta al ribasso e le capacità sono svilite.
    Accontentarsi, in questo caso sarebbe da pusillanimi, concordo, ma essere consapevoli delle difficoltà che si riscontrano, col tempo e l’esperienza, sul posto di lavoro e magari cercare, nel proprio piccolo – anche con l’aiuto di colleghi stanchi della solita manfrina, o con l’aiuto di sindacati davvero interessati a migliorare la qualità del lavoro (non dello stipendio, badate bene) e non a stringer patti scellerati con i padroni – di migliorar la situazione, è quanto meno meritevole, specie se uno è mosso da una sana indignazione.
    Per questo, ripeto, mi stona che la tua reazione sia venuta dopo così poco tempo, rischiando di divenire l’ennesimo esempio di “degradazione” delle proprie capacità più maltrattamento da parte di rabbiose colleghe e colleghi.
    Poi magari in un mese hai capito molto più tu di quanto possano aver capito altri in anni di lavoro, allora chapeau, perché, almeno io, non ci riuscirei.
    Pace? :)

  36. Pace?
    Vieni qui a insultare anonimamente, ignaro che gli IP registino da dove scrivi. Sputtanato, cerchi di risollevare tutto col buon senso.
    Inoltre fai finta di non capire né il contesto né lo sfogo, per il semplice fatto che il tuo orgoglio abbia associato lavoro a lavoratore (sei quello che fai?).

    Come forse ignori, perché anche tu non approfondisci e preferisci nasconderti dietro ridicole prolissità, cercando forse di sembrare più interessante, il mio blog parla di precariato e lavoro da anni, è un blog personale, ha la fortuna di essere uno spazio molto letto e democratico (in altri contesti la tua acidità e le tue balle sarebbero semplicemente risultate spamm) e soprattutto ha un archivio di anni che coerentemente conserva opininioni, idee, collaborazioni con altri media e percorsi che spiegano questo mio post di tre settimane fa.

    Non mi sono sottratta in questi giorni al pettegolezzo e, prima ancora di essere la donna del momento (attenti che rischio di montarmi la testa!), ho potuto constatare che nella maggior parte dei casi, la scelta di quel lavoro non è data dalla passione ma dalla necessità e dalla comodità. Che io rispetto, a diffenza di voi, che offesi da non si sa quale affermazione (ritengo più dal commento sull’abbigliamento che da altro e questo mi delude non poco) siete pronti a difendere a denti stretti la vostra scelta professionale senza che questa sia stata mai messa in dubbio dai miei scritti.

    Davvero ridicolo come anonimamente ti dica contrario ai sillogismi, tu che per primo -o in gruppo- hai saputo fare di “call center di merda” “lavoratori di call center” = “lavoratori di merda”.

    Ti ripeto, caro collega, che lo sfogo offensivo e anonimo, evitando il confronto, non fa che istillare in me l’idea, che avrei preferito non crearmi, che l’ambiente di lavoro abbia una pecca: la difficoltà di prendere posizione dal vivo.

    Siete anche in tanti! Non dovrebbe spaventarvi l’ultima arrivata, che non ha mai espresso giudizi sulla vostra professionalità nè sul contesto, ma solo sulla prassi.

    Non riuscendo a spiegarvelo oltre e non sapendo a chi di voi riferirmi, salvo poterlo dedurre da sguardi e risatine poco adulte ma così tanto naives, ribadisco che questa polemica ha rotto i coglioni.

    Qualsiasi altro commento non firmato e senza ulteriore confronto (il mio telefono è in alto a sinistra e domani ho il turno dalle 10 alle 17,24) sarà cestinato.

    Potrete comunque continuare a parlare liberamente sottovoce quando arrivo, a sorridere, a commentare sull’abbigliamento a dire ai neoassunti che mi frequentano che vivo con una spada di Damocle sulla testa, ecc. ecc.
    Fa parte delle vostre libertà e ve le lascio con piacere.

    Sfortunamente, al momento non posso pagare diversamente l’affitto e dovrete, purtroppo tollerare ulteriormente la mia presenza, fino a scadenza del contratto.

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