Il tempo ha fatto un po’ il suo dovere. Non tutto, perché il tempo è così, è pigro, distratto, crudele.
Ma c’è la primavera ed esci di casa e sei anche andata al mare e hai comprato vestiti nuovi e sei magra come a vent’anni e non piangi quasi più e hai gli occhi lucidi e sei sempre insieme a un’amica, perché temi che la solitudine infame possa scipparti nuovamente il cuore.
Sei di nuovo in equilibrio e, a guardarti da fuori, sembri quasi quella che eri, dietro il viso un po’ scavato, dietro lo sguardo sfuggente di chi cerca ancora intorno, distrattamente, un po’ della vita che non ha vissuto.
Ci sei tu e poi c’è il mondo, che non ti ha aspettata ed è andato avanti e tu impari le cose nuove e quello che è successo e chi e cosa e come e torni nei posti e sembri una che rientra da una guerra e la gente ti chiede ma come stai? e tu hai imparato che non devi raccontare davvero come stai, che alla gente un po’ frega, ma soprattutto no, allora riassumi i tuoi mesi di devastazioni interiori in due frasette e poi ci metti l’ironia, così non trapela che, tra il rimmel e il tacco 12, hai un sacchetto di sfilacci che pulsano in mezzo al petto.
Torni nei posti, ma non in tutti e segui percorsi nuovi e poi ti informi e fai la disinvolta e chiedi ma chi ci sarà? e poi memorizzi e decidi e accetti o rifiuti.
Prima dello scoppio del cuore andavi da A a B seguendo il percorso più breve, in linea retta. Adesso, per arrivare da A a B, fai il giro del mondo, aspetti l’ora giusta, eviti determinati luoghi, procedi a zig zag, cambi idea, torni indietro, non vai, anzi vai, prendi il tram al posto della metro, prendi un taxi, rinunci.
Le persone diventano esplosive e tu eviti le mine e cammini guardandoti sempre i piedi e sei pronta a correre, a saltare, a scappare, a nasconderti.
Le persone diventano esplosive e tu decidi di tenerti alla larga da quelle che possono far saltare le tue nuove pareti e non hai voglia di ricostruire ancora e non sei ancora un bunker così resistente da rimanere immobile e serena, con la tua birra in mano, al centro di campo minato.
Le persone diventano esplosive e ti difendi dalle persone e le città sono abbastanza grandi per non saltare ripetutamente in aria.
Le persone diventano esplosive e tu, a volte, sei tentata di e ti avvicini e dici no, non fa male, anche se sai che farà un fottuto male cane e tu rantolerai e crollerai e dovrai ripartire ancora e ti mangerai le mani fino ai gomiti.
E parti da A per arrivare a B e ci arrivi in ritardo e hai fatto un percorso lungo e, a ogni angolo, quel che resta del cuore ti è saltato in gola e hai benedetto e maledetto il caso e la fortuna e hai evitato i pericoli e sei stata brava nel difenderti dagli altri e sei stata brava nel difenderti da te stessa e sei stata brava nel difenderti dalla mina più pericolosa, la nostalgia.
Gratitudine.
eh
Campo minato per voler dire “GIRARE ALLA LARGA”! Pessimismo leopardiano, o ottimismo della volontà che non ha più un carattere dominante, in certe personalità! Come quella mia,, accorgendomi che alla fine è tutto monotonia, aculei e denti ben in evidenza. Un ALT strategico per escludere invasioni barbariche. Ma la gente non ha più tempo, forse non ha più cervello, o forse sono i tempi che ci hanno modificato, o meglio ancora siamo stati noi a modificare lo stile di vita di cui oggi ne lamentiamo i difetti. Partento dal principio, quando la TERRA era una terra promessa, ancora da esplorare, viva ed in attesa di popoli che la vivessero, il resto lo abbiamo fatto noi, e molto male direi, visto i risultati conseguiti, vista la tendenza all’auto distruzione. E’ pericolosa la nostalgia ma serve per ricominciare!
eh si .. proprio così ..
Bellissimo Dania!
No cioé, vabe’ hai capito va’.
Spora, eh, tu lo sai, porcazzozza!
:*** io taccio e continuo a sbaciucchiarti. Che mi sembra la cosa mejo.
Complimenti
mm posso dire una cosa che sembrerà fuori luogo e per la quale magari mi tiri dietro uno dei tuoi fantastici tacchi? (anzi forse no, dipende dalla scarpa…)
Ho visto di recente una tua foto…sei troppo magra.
E gli occhi tristi da gatta in attesa spezzano il cuore.
Ma nella mia piccola esistenza una cosa l’ho capita che non arriva mai tutto insieme. E quindi prenditi e goditi, per quanto ti è possibile, la tua personale ruota e sono certa che poi la ruota verrà quadrata.
Un personale tifo da una non milanese che affronta la Metropoli faticosamente!
Sà
Non sono troppo magra. Sono giusta. Ma faccio fatica a restare nel peso forma e quindi mi trattengo col cibo.
Che dire. Io nelle tue parole mi ci sono messa dentro bene. Hanno raccontato di questo mese e mezzo.
Parlo della fine della mia storia, probabilmente tu della tua (?).
Non ti seguo da molto… Quando lo faccio sono di corsa… Ma provo sempre curiosità.
Comunque, io mi sono presa un treno in faccia che “neanchelebbestie”.
Spero a te sia andata meglio.
A me è andata malissimo.
Sono anche morta.
Poi sono risorta, ma sono tutta acciaccata.
Sono stata colpita a morte anche dalla sfortuna. Il parrucchiere ha sbagliato persino il colore. Tristezza tono su tono. Da biondina a mora.
Le frasi che utilizzato quando m’ha lasciata non te le riporto perché qualcuno potrebbe anche farci dei soldi*
*(pubblicando qualche raccolta di frasi demenziali)
E’ andata così. Al momento sono paralizzata.
Dania, ti leggo spesso e mai come in questo periodo mi ritrovo in quello che scrivi. Sono lì con te, a scavare fra le macerie. Tornerà il sereno, basterà aspettare vero? Grazie per quello che scrivi, anima bella
Potrei assicurarti che con il tempo inizia a fare meno male.
Però non ne sono tanto sicura.
Tutto passa, sarò franco (ma non ero Geppo?), ci può volere del tempo, e poi vivrai i posti, le facce, le parole solo come un ricordo, non importa sa bello o brutto, sarà un ricordo che ti farà fare in ogni caso una smorfia diversa ma sarà solo un sospiro momentaneo e ci sarà subito qualcos’altro a cui pensare.
L’è sciupà, la pugnàta l’è sciupà!
Come ti capisco… Pure io sono morta, ora sto forse risorgendo ma non so ancora in che vesti; sono sicura che prima o poi capiterà per noi qualcosa che finalmente spezzerà questo cordone, almeno è ció che spero, nell’attesa sappi che non sei sola…
Ti capisco e sono nella tua stessa barca, come tanti e forse anche come chi ha voluto così (ma non ci credo troppo). E’ dura ed è lunga ma pensando all’inizio sembra davvero che ci sia speranza. Grazie di condividere questo percorso perchè sentirsi meno soli nella traversata è già un piccolo sollievo.
Anche a me sta succedendo di volermi tenere alla larga, non ho ancora riacquistato le forze per tornare sul fronte, non ho le armi giuste o magari le ho e non le so usare in questo momento….dunque mi sono presa una licenza, fingo di isolarmi ma osservo tutto da lontano, come voler imparare senza esserne per forza la protagonista, non ho la corporatura adatta ora per attutire i colpi….mi accosto nella corsia di emergenza, e mi faccio serenamente sorpassare, con la speranza di essere un giorno pronta a ripartire con i giusti presupposti…quelli in cui credo da sempre.