Ho usato un sacco di metafore per raccontare quello che mi è successo nell’ultimo anno. Ho scritto tantissimo, ma proprio tanto, su me stessa, i miei sentimenti, le paure, le ansie, le attese, i ricordi, i progetti, le speranze.
Il blog è un diario, è una pagina bianca in cui metti te stesso, ma per me non era mai stato così. Era una vetrina per Dania, per i suoi pensieri sulla satira, sul precariato, sul sesso, sugli uomini.
Il 24 aprile 2011 è il giorno in cui sono morta. È una data che segna un prima e un dopo. È una data che alla fine ho scelto, dopo mesi in cui sbattevo la testa contro i muri, digiunavo, piangevo sempre, sempre, non parlavo mai o parlavo troppo, ero chiusa in una casa con un silenzio assordante. È la data in cui non ce l’ho fatta più e ho deciso che non potevo essere ancora io.
È passato un anno e mi sono successe molte cose, belle e brutte, piccole e enormi, crudeli e dolci. Ho scritto un libro sull’amore, in gran parte raccontando quello che avrei voluto dicessero a me, ho lavorato in TV, pur non avendo età e aspetto televisivi, ed è stata una bellissima esperienza. Ho girato l’Italia con Stiletto Academy, ho conosciuto amiche che adesso sento tutti i giorni e delle quali non potrei più fare a meno. Sono stata insultata, presa in giro, allontanata dagli amici. Sono stata ferita, in modi meschini, sono stata fregata (e qui parlo -ahimé- di soldi), usata, abbandonata ancora e ancora. Nei periodi in cui sei fragile ci sono due tipi di persone che ti stanno accanto: quelli che fanno di tutto per sorreggerti e quelli che fanno di tutto per affossarti. Succede per tutti. Io avevo anche questo enorme sfogo dei Social Network e Dania si è messa da parte ed è arrivata Daniela, e mentre Dania non sbagliava un colpo, Daniela ha fatto e detto cose imperfette, come me.
A un certo punto è finita una storia d’amore e ci ho messo del tempo per superarla. È passato qualche altro uomo, ma poi non si è fermato. Poi ho fatto le valigie, ho chiuso la casa a Padova, ricomprata a fatica, e sono venuta a stare a Milano.
Milano ha il grande vantaggio di non farti mai sentire estraneo. A Roma, a Napoli, se non sei nato lì non ti sentirai mai completamente del posto, mentre Milano è democratica, dà la cittadinanza a tutti. Sei di casa non appena hai i tuoi posti, quando vivi tutta la tua vita nel quartierino, quando eviti la corsa in via Torino o al Duomo nei giorni di punta, quando passi le serate in osteria in Porta Romana, quando conosci a memoria le linee della metro.
Allora mi sono trasferita qui e non è sempre bello. A volte ci sono gli amici, gli amanti, i parenti, le cose da fare, da vedere. Altre volte sei sola con te stessa e il gatto e vorresti scappare lontano, magari vedere il mare, salpare su un cargo battente bandiera liberiana e non tornare più.
Adesso vivo di espedienti, ho pochi lavori, pochissimi soldi, qualcosa da scrivere, un affitto, una coinquilina, solo amici a cui voglio bene, qualche uomo di passaggio e mai troppo giusto, qualche progetto che non ho la grinta di portare avanti, il mio blog.
Sono morta un anno fa e adesso un po’ rinasco, mi alleno, cambio pettinatura ogni due mesi, imparo a sorridere, non racconto più a nessuno i fatti miei, quando mi feriscono riparo con il cabernet, ho una terribile paura nel futuro, ma dicono che significa essere vivi. Allora vivo.