“Così per noi anche l’ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.”
La tregua, Primo Levi.
Il mio piccolo sforzo per ricordare.
E purtroppo è un esercizio di memoria sempre più raro. A volte, purtroppo, dagli errori non si impara mai abbastanza.
Avevo già letto queste parole. Ora come allora, quello che mi ha colpito molto è la lacerante ferita che è rimasta nei sopravvissuti, un marchio a fuoco nell’anima e nel cuore che sanguina continuamente e non ne vuol sapere di guarire. Che provoca stati d’animo cha vanno dall’odio alla vandetta, ma soprattutto alla stanchezza ed alla rinuncia. Che forse fanno pensare che era meglio rimanere la che aver avuto la disgrazia di dover ricordare, di dover rivivere.
Grazie a loro perchè tramite questa sofferenza possiamo avere la possibilità di non ricommettere gli stessi errori.
Se solo non fossimo dannatamente e scioccamente così distratti e distanti da quello che ci capita intorno.
Saluti Dania e grazie
malgrado tutto lui non ce la farà… segno che le ferite erano indelebili