Il titolo del post non è una metafora.
Mi chiedo proprio quanti di noi abbiano iniziato ad avere il timore di compiere azioni che fino a ieri ci sembravano normali: prendere un aereo, visitare un museo, fare la spesa, andare a lavoro in redazione.
Stiamo imparando che non bisogna fidarsi di nessuno: di chi ha idee politiche estreme, ma anche di chi non ne ha affatto, di chi è troppo religioso, ma anche (soprattutto) di chi non distingue il monoteismo da una dieta alimentare, di chi non è nato qui, ma anche di chi ci è nato e poi chissà cosa gli è passato nel cervello. Ci sembra che tutto stia diventando più violento, ma abbiamo continuo bisogno di violenza e urliamo nei nostri commenti sui social, guardiamo serie tv piene di mortiammazzati, diventiamo aggressivi in auto, leggiamo tutti gli articoli più morbosi di cronaca, aggiorniamo continuamente le pagine dei quotidiani online, ci appassioniamo ai disastri. Viviamo nell’illusione di essere fuori dal palcoscenico, nelle prime file da cui si vede benissimo il palco, ma lontani abbastanza dalla ribalta da essere al sicuro.
E appena capiamo di non esserlo, al sicuro, perché il nostro vicino di poltrona si è macchiato del sangue (non) di scena, rimaniamo spiazzati. Più che spaventati, siamo disorientati. Possibile che stia accadendo a noi?
In molti abbiamo vissuto una strana sensazione, negli ultimi giorni. Una reazione umana, sgradevole, ma comprensibile. Scoprire che una tragedia accade per colpa di un solo squilibrato, forte della disattenzione altrui, senza organizzazione alle spalle, la rende meno abominevole. Spaventosa, atroce, ma occasionale.
Eppure, è nella casualità della tragedia che si cela il suo orrore più grande. Oppure no?
Se non fossimo così continuamente allertati dal terrorismo, gli incidenti, seppur dettati da follia, ci sembrerebbero più o meno gravi?
Nel dubbio, a Pasqua partirò in macchina.
Mi garantite che le strade sono sicure?
Dania, io ho viaggiato moltissimo in aereo in passato ed ho sempre dato l’impressione di sentirmi sicuro di se! Ma ad ogni decollo dentro di me ero consapevole che avrebbe potuto essere l’ultimo giorno, mi mettevo nelle mani di una macchina volante su cui le probabilità di salvarsi in caso di schianto sono pressochè nulle.
La vita però è pienissima di insidie e se ci facciamo condizionare dalle paure non la vivremmo abbastanza per poterla definire vita!
Prendiamo l’aereo, la macchina, il treno, la bicicletta, il motorino sapendo che la ns vita non è mai SOLO nelle nostre mani ma chissenefrega.
Un abbraccio pieno di vita
Ste
Sono d’accordo. Motivo per cui mi sento sempre sicura. Perché non si può mai sapere.
Pur evitando, magari, di mettermi in pericolo da sola (cosa che in più giovane età ho fatto, per sconsideratezza).
Buone feste!
Del tutto d’accordo.
Personalmente faccio un esercizio mentale per confrontare i nostri anni con periodi passati e neppure da molto. Penso che in fondo siamo più tranquilli ora che nelle immani tragedie del secolo scorso; penso a mio padre e mio nonno che si sono fatti due guerre mondiali e mi viene da concludere che mi è andata di lusso.
Buone feste.
Mia madre mi racconta spesso dell’ansia che aveva, negli anni ’70, ogni volta che prendeva un treno (era pendolare). Io lo sono stata per anni, ma l’unica ansia che avevo era il malfunzionamento di Trenitalia.