Inizio ad accettare i cambiamenti, a rassegnarmi alle cose che succedono anche se non voglio, ad assecondare il tempo che passa e che mi invecchia, a rinunciare alle cose che non posso avere, a godere di quello che mi resta.
Solo penso sempre a quella cosa che dicevamo da ragazzini, quell’idea della fuga, quel folle desiderio di svegliarci una mattina e salire su un treno a caso e vedere dove ci porta e andare avanti finché bastano i soldi, finché la distanza non fa troppo male, finché non ci manca casa e abbiamo voglia di tornare.
Penso sempre che ogni partenza è un viaggio per cercarmi e che dovrei perdermi davvero, adesso, per trovarmi.
Allora aspettami lì, dall’altro lato del mondo, perché lo sento, lo so, che prima o poi salterò su un treno a caso, su una nave, su un aereo, senza meta, finché mi basteranno i soldi, finché mi basterà il tempo, finché le distanze non si accorceranno, finché ti incontrerò per caso e potremmo di nuovo essere vicini e ridere come bambini e fare un pezzo di strada insieme e dirci che, tutto sommato, riusciamo sempre a sopravvivere.