Da giorni, anzi settimane, provo a immaginare quale potrebbe essere il nuovo format della mia vita.
Non ho mai fatto mistero della mia grande avversione per il tempo che corre via e continuo a sopravvivere guardando al passato, qualsiasi parte del mio passato, come all’età dell’oro.
Durante la mia adolescenza da pasionaria, ricordo di essermi scontrata ferocemente con il mio insegnante di letteratura del liceo, una delle poche figure autoritarie, in contrasto con il mio precoce bisogno di indipendenza, che sono riuscita a riabilitare negli anni. In uno scontro particolarmente violento del nostro controverso rapporto mentore-discepolo, nel corridoio del liceo della periferia di Padova, rammento di essere stata sul punto di urlargli che lui rappresentava tutto quello che io non desideravo diventare: un vecchio fallito pieno di rimpianti.
All’epoca dei fatti, il professore aveva poco più di trent’anni, l’età nella quale, malgrado la continua lotta contro l’avanzata delle tenebre anagrafiche, mi ritrovo adesso.
Pur essendo nel pieno vigore della mia ancora giovane età, nonostante l’ipocondria e le dannate occhiaie, mi sono accorta di trascinare con me, sempre, una piccola valigia di desideri non realizzati e di occasioni perdute.
Mai come in quest’anno, nel quale mi sono volontariamente fatta del male andando alla ricerca di tutte le persone importanti della mia vita che, per destino o premeditazione, avevo perso di vista, mi sono confrontata con le mie scelte, i sì, i no, i progetti costruiti, le fughe senza guardarsi alle spalle.
Cercando di fare pratica di onestà totale (una fatica immane essere onesti con se stessi!), ho scoperto che gran parte delle insoddisfazioni nelle quali sguazza il mio quotidiano cinismo non erano dovute, se non in parte, al mondo e alla miseria infame.
La maggioranza delle idee non realizzate, dei treni non presi, dei gol non segnati sono stati causati dalla mia proverbiale accidia, il peccato capitale che senza vergogna coltivo più della lussuria, dal mio terrore di non riuscire e dalla mia poca fiducia, in me stessa, negli altri, nella fortuna e nel futuro.
Dal momento che la parabola per diventare mito ed entrare nella storia, foss’anche una storia locale, prevede una morte giovane e che il tempo che mi rimane potrebbe essere limitato, ho calcolato che adesso, proprio ora, questa fine anno umida, a un paio di mesi da un altro poco gradito compleanno, è il momento giusto per iniziare a svuotare quella maledetta valigia di rimpianti.
Sto quindi prendendo scelte radicali, sto abbandonando certezze comode che non mi rendono felice, per provare ad essere davvero la persona che avrei voluto diventare, prendendo il meglio di Dania e di Daniela.
Come in ogni scelta drastica, potrei ritrovarmi a dover ricostruire macerie affettive, emotive, economiche e sociali, ma sono così sicura dei folli gesti che sto per compiere che sono pronta ad affrontare il peggio.
Mal che vada, ho un piano B: cambio identità e fuggo in Brasile.
Nota a margine.
Tra le tante cose che mi sono capitate nell’ultimo periodo, sono stata anche invitata a una Venice Session, evento esclusivo la cui mia sola partecipazione fa di me un personaggio autorevole del web, al punto da non dover più pagare di tasca mia aperitivi fino al 2012.
Il tema della giornata era “Love in the digital age” -argomento sul quale potrei pontificare mesi, annoiando anche cadaveri in avanzato stadio di decomposizione- e tra i relatori c’era anche Esther Perel, famosissima psicologa e sessuologa, autrice di uno dei libri più interessanti che ho letto di recente sul sesso “Mating in captivity”, tradotto in italiano con “Intelligenza erotica“.
Dopo l’evento, ho avuto la fortuna di passare il tardo pomeriggio a bere vino, tête-à-tête, con Esther e di chiacchierare su sesso, amore e monogamia con uno dei miei guru.
È stato un momento molto bello, uno dei 10 momenti più felici che mi ha regalato il tanto tempo passato a coltivare questo orticello virtuale.
Uno di quei momenti che mi ripaga di tutta la fatica che faccio a spiegare alle persone con la vista limitata alla punta del loro naso quanto “perder tempo” a socializzare sul web renda la mia vita una vita migliore.
e sarà la scelta migliore, proprio perché “scelta”
Uno dei tuoi post più belli.
Ammiro molto chi ha il coraggio di rimettersi in gioco e ricominciare da zero, nonostante tutto.
Arriverà il tempo in cui riusciremo a perdonarci e a fare pace con noi stesse.
Dania, che mi piaci un sacco lo sai, e leggendo queste tue parole credo che ora tu mi piaccia ancora di più; comprendo ogni singola riga e soprattutto ogni singolo spazio bianco: lo comprendo perché ne sono piena anch’io. La lucidità e il riconoscere i nostri errori sono punti di partenza importanti. In bocca al lupo: dopo la pars destruens ti attende una pars construens che, ne sono certa, ti riempirà di soddisfazioni.
Dania,
l’aspetto inquietante di questo post è solo la sua lunghezza (che sarà pari alla somma di tutti quelli che hai fatto in un anno); per il resto il messaggio mi sembra chiaro e quindi non resta che fare un augurio a te e all’architetto: “Speriamo che sia femmina!”
Ciao
Cacioman
Oddio, se avessi i maròni me li gratterei violentemente.
Non intendiamo affatto riprodurci. Facciamo già fatica a gestire noi stessi.
quoto encrenoire.
il tuo blog me lo son letto dall’inizio alla fine. tutto. quando nessuna delle due lavorava più là. ora: le considerazioni a seguire, son già sicura mi sembreranno quelle di una fanciulla inesperta davanti a qualcuno di più grandi di lei, che ne sa, ne sa di tutto. avevo anche pensato di scriverti in pvt ma è qui che è giusto metter le cose.
malafemmena l’avevo incontrato anch’io quando son sbarcata su splinder. abbastanza impossibile non capitarci, ma solo dopo ho letto tutto. come ti ho vista io? un fenomeno. quando mi hai beccata su splinder? mi son sentita la più idiota del mondo. quando ti ho fatto le stesse identiche domande che ti fanno tutti? idem, o anche peggio.
per me sei una che ce la fa, che arriva, che sa le cose, sa come ci si comporta, sa come si fa e quando parli del “mio terrore di non riuscire e dalla mia poca fiducia, in me stessa, negli altri, nella fortuna e nel futuro” non fai che confermare tutto. grande rammarico il mio, quello di non esser riuscita a “entrare” nel tuo perimetro almeno quel tanto che era possibile.
peccato, grande peccato.
ci piaci dania, ma proprio tanto.
dd.
Buona decostruzione e ricostruzione cara Dania! Innanzitutto perché stimo chi ne ha il coraggio. In secondo luogo perché già alla mia non più giovanissima età (25 anni) sono convinta che – arrivata alla tua – dovrò sicuramente smontare e rimontare e rismontare e ricostruire di nuovo una vita piena di opportunità mancate, anzi perse, e proprio per accidia e paura. Mea culpa!
Mi auguro di ricordarmi, ogni volta che in futuro si presenteranno le prossime “occasioni da prendere al volo” (perché si presenteranno, vero?!) – appena prima che timore del nuovo ed accidia facciano intorpidire muscoli e sinapsi, le tue riflessioni e quelle che le tue parole hanno risvegliato in me. Odio questo senso di insoddisfazione perenne che a volte mi opprime o, meglio, con il quale mi opprimo.
Concordo (parzialmente) con Niki.
Per me questo è in assoluto il tuo post più bello e, probabilmente, emerge dalle tue parole anche la Dania/Daniela più bella, autentica, fragile, umana.
Una bella pagina da serbare e rileggere più in là, quando intenzioni e realizzazioni, buoni propositi e vita si saranno incontrati.
Ecco, grazie a tutti.
Soprattutto a Dida, perché lei sa che ci ho già provato ad essere più felice.
Ciao Dania,
…dopo un paio di mesi che seguo le tue “traccie” virtuali (…su Twitter/Blog/Flickr) è normale che uno si ponga tante domande (…comprensive di risposte) su di Te (…a volte anche contrastanti fra di loro).
Ma adesso dopo aver letto questo post mi interessa una sola cosa:
è la vera Dania che ha scritto, oppure l’ennesima versione della “Dottoressa” ?
Grazie se mi concederai un minimo di attenzione (…ma anche se non mi risponderai). Alessandro Visone
p.s. non sono ammesse risposte del tipo: “…e chi lo sa, se questa è la vera Dania…”
mettersi a nudo con gli altri è complicato e lo è ancora di più con se stessi.
La cosa più difficile, però, resta il riuscirsi a perdonare per gli errori fatti, per le occasioni perse, per tutti i rimpianti e i rimorsi. Ma è proprio quando ci si riesce che si può finalmente fare il tentativo di essere un po’ [un bel po’] più felici… da ciò che scrivi sembra che tu ci stia provando. Ti auguro di riuscirci!!! io c’ho provato e ci provo tutt’ora, anche se è difficile, ma che diamine prima o poi almeno un po’ ci riuscirò… spero… 😀
Fare i conti con se stessi è la cosa più difficile. Quando hai finito, non ti spaventa più nulla?
@Alessandro, non capisco il senso della domanda. Io sono la dottoressa Dania, così quanto sono Daniela. Non c’è l’una senza l’altra.
Fiu, che post. Me lo rileggo un po’ di volte, eh.
volete sacrificare il gatto?
Insieme a quello in morte del padre di Daniele, il tuo più bel post che abbia letto e comunque una delle cose migliori che mi sia capitato sott’occhio da parecchio tempo. Il coraggio di rimettersi sempre in gioco c’è o non c’è, a prescindere dall’accidia e dall’età. Sia Dania sia Daniela ce l’hanno, così come deve avercelo par forza la persona che condivide la vita con le due D. Lo stesso vale per l’intelligenza e la lucidità. Un abbraccio. P.S.: anche le occhiaie sono o non sono congenite. Talvolta hanno pure il loro fascino. Come nel tuo caso.
Cara Dania, ho sempre letto con piacere il tuo blog e, da quel poco che ho capito di te, sei una bella persona, nonostante le occhiaie. Ti auguro di cuore di diventare quella che vorresti essere.
Complimenti, un gran bel post.
ho iniziato a 40 anni una “revisione” tipo la tua e per cominciare a capirci qualcosa ho iniziato a guardare molto molto + indietro.
Non ho capito se per la nuova vita di Daniela dovrà morire anche Dania, io spero di no; in ogni caso in bocca al lupo.
sospesi ancora nell’attimo…in cui poteva succedere…
aspettami…oppure dimenticami…
con più umiltà si vive meglio
mi accodo a tutti i bei commenti che sono stati già scritti
Secondo me hai fatto un sacco di cose fuori dall’ordinario,
ma sei troppo straordinaria per dargli il giusto peso.
@21 e quindi?
Non per niente l’accidia era un peccato capitale.
In bocca al lupo per la tua ‘nuova vita’, è un piacere leggerti
Ti leggo dal lontano 2007 e per me ogni anno compi 25 anni, dimostrandone 20. Mi sei sempre piaciuta, fin da quando ho scoperto che il tuo modo irriverente e ironico di scrivere e di presentarti al mondo di internet nasconde l’intelligenza di una donna adulta e consapevole di sé, con le dovute insicurezze che servono solo a migliorarsi nel corso del tempo.
Ti auguro di scegliere sempre sull’onda dell’amore per te stessa, e sii sempre certa che chi ti vuole bene davvero saprà sempre essere al tuo fianco, vicino o lontano, qualunque strada deciderai di intraprendere. Un abbraccio.
pardon @22 e quindi?
L’accidia è un peccato “familiare”….come la gola….la lussuria….sei messa malissimo con la genetica….e poi in fondo in fondo il prof ti piaceva…
Chiamalo “NIZAR” qualsiasi cosa sia….
semplicemente in bocca al lupo per la tua scelta, come ti è già stato detto, sicuramente è la migliore 😉
dania, fa molto bene cambiare, anche se sembra difficile.
Quindi coraggio: si lasciano vecchie cose, magari macerie, siti archeologici che tra qualche anno visiterai, e si affronta tutto quello che le abitudini nascondono e che non pensiamo esista ancora.
In bocca al lupo.
Il fra
“Conosci te stesso” diceva quel tale.
Io non oso fino in fondo. Cioè, tento di organizzarmi tentativi falliti 😉
Un pò di analisi della propria vita non fa mai male. Scriverò un post simile.
Solo che la mia analisi credo durerà circa tre righe.
ti voglio bene.
Coraggio, crescere non significa necessariamente invecchiare!! Anche se, a guardar bene, proprio questo è il vero succo del discorso: il tempo è sempre meno e si ha sempre meno voglia di prendere le cose alla leggera.
Non è una cosa negativa, anzi!
In bocca al lupo per il tuo cambiamento, la strada di mettersi in gioco al 100% è la migliore: in fondo anche la farfalla più bella si trasforma all’interno di una cella che si è costruita con le sue stesse mani.
Un abbraccio
Stefano
Fare il punto della situazione è uno dei pochi esercizi mentali che tendo ad escludere da moltissimi anni.
Il passato non puoi cambiarlo, il futuro non puoi saperlo, non ti resta che vivere il presente.
Come diceva (Marcie Johnson dei Peanuts) « Non ti preoccupare del fatto che il mondo possa finire oggi. In Australia è già domani. »
Grazie a tutti per l’appoggio.
Se dovessi farcela, vi invito tutti a bere.
..mi sento chiamata in causa quando si parla di Nizar!E comunque sister..è vero che tra un paio di mesi saranno…quelli di “Cristo”…..ma ricordati che c’è già un unto del Signore…e non sei tu!
e poi ricordati..Siamo angeli con un’ala soltanto: e possiamo volare solo restando abbracciati
Alla prossima che cita Nizar, do fuoco al blog.
Pezzo ricco di intensità ed autenticità.
Merci rare oggi, Dania.
Notevole,
un sorriso
g.
che bel post, complimenti e scegli il meglio
le valige,speciamente quelle piene,a lungo andare pesano e se anche a malincuore arriva il momento di buttare brani della nostra vita , ma con soddisfazione compiaciuta,a partecipazione della nostra crescita.brava, mi sei piaciuta da subito,continua così.
in bocca al lupo Dania!
evviva!