Misantropa sporadica

Mi piace praticare una sporadica misantropia.
Alcuni giorni voglio stare da sola, ascoltare musica, camminare e camminare, leggere e non rivolgere la parola a nessuno.
Il silenzio è un’arma potente. Quando impari a conviverci, capisci molte cose, ti capisci e il suono della tua voce, dopo un po’, ti sembra più intenso, più tuo.

È difficile dire alle persone che non hai voglia di vederle, quindi fingo impegni improvvisi, lavori che non devo svolgere, viaggi che non faccio, visite mediche che non ho prenotato. A volte non rispondo agli inviti e basta, tanto puoi sempre dare la colpa al telefono, all’operatore telefonico, all’email non scaricata, alla distrazione, al tempo che passa e non te ne eri nemmeno accorta.

Ci sono pochissime persone che vorrei accanto a me sempre sempre, che non riesco a tenere distanti, che quando ci sono mi sembra di avere un terzo polmone, un occhio in più, due cuori, quattro gambe. Trovo insopportabile che mi stiano lontane e non riesco ad accettare che vivano e sopravvivano anche senza di me.

Vivo così l’amore, come l’espansione del mio corpo, come la moltiplicazione dei sensi, come la condivisione dell’ultimo ossigeno rimasto sulla terra, che se non lo respiriamo insieme, uno dei due finisce molto male.

Non capisco quell’amore piccolo, che non ha fretta né bisogno di essere vissuto, che viene centellinato, che può attendere, che un giorno tornerà da me, ma adesso no, che non in questo periodo, devo pensare solo a me stesso, al lavorocarrieramicisoldideeprogetti.

Quando le persone che sono tutto tutto non ci sono, per scelta, per errore, per malinteso, io preferisco stare da sola, per un po’, non per sempre, per analizzare tutte le tracce che hanno lasciato, per fare pulizia, per capire cosa avevo io in meno o cosa ho dato di più.

Allora pratico la mia sporadica misantropia e mi dico che anche da sola sono niente male, che guarda dove sono arrivata, di nuovo tutta intera, nonostante i pezzi che mi hanno strappato e che si sono portati via e che, secondo me, dopo un po’ muoiono e rimane solo un ricordo.

E che peccato! Perché ho capito che io sono veramente una che dovresti tenere sempre sul comodino, che non puoi farcela a stare senza di me. Ci ho messo tutta la vita per capirlo. E oggi non è un giorno di quelli, quindi indosso il mio vestito bianco e metto il rimmel ed esco di casa e ti vengo a cercare.

 

Da oggi metto la testa a posto

A cena, un paio di sere fa, circondate dai gatti, dall’afa e dal magico profumo estivo dello zampirone, Elena e io discutevamo con degli amici del perché dei nostri continui fallimenti amorosi.

Elena è generosa, comprensiva, presente, allegra, espansiva e materna. Non gliene va bene una. Le dicono che è perché è troppo disponibile e, finché non inizierà a farsi inseguire, non troverà mai la persona giusta.

Io sono riservata, dura, cerebrale, pigra, esigente e ironica. Non me ne va bene una. Mi dicono che è perché sono troppo forte e, finché non inizierò a inseguire, non troverò mai la persona giusta.

Poi siamo salite in moto e siamo andate allo Sherwood Festival a mescolarci tra i giovani più giovani di noi, sperando di sentirci meno adulte.

“Secondo te, è vero che sono troppo disponibile?”.

“No. Secondo me è una balla. Non è sbagliato quello che facciamo, è solo una questione di fortuna. Ci vuole fortuna perché le due metà della mela combacino. E ci vuole pazienza. E ci vuole coraggio ad accettare compromessi. E ci vuole forza, ma una grandissima forza, a lasciare andare le persone che non ci vogliono, anche se sono il grande amore, anche se come loro nessuno mai”.

“Allora, che si fa?”

“Boh, io prendo un’altra birra”

“Io bevo troppo. Non ho mica più l’età!”

“Non ti preoccupare. Non lo dirò a nessuno. Questa sera siamo di nuovo noi due di quasi vent’anni fa”.

Anche se al posto del Sì, siamo venute in Ducati. Anche se abbiamo più di cinquemila lire in tasca. Anche se la scuola per noi è già finita da un pezzo. Anche se abbiamo già scoperto che essere grandi non è poi così semplice. Anche se domani ci sveglieremo con un gran cerchio alla testa e ci ripeteremo, convinte, questa volta è l’ultima, da oggi metto la testa a posto.

Qualche appunto

Il mio umore sale e scende e scende e sale e non mi dà tregua. Per fortuna è arrivata l’estate e le gambe nude e i sandali.

Sembra che il 4 luglio uscirà il mio nuovo libro. Secondo me, vale la pena fare un giro in libreria. Secondo me.

C’è una mia intervista su IoDonna che vi segnalo con piacere per un solo motivo: il concorso per vincere una fornitura di scarpe di un anno. UN. ANNO. DI. SCARPE. GRATIS. Ecco, ve l’ho detto.

Ho deciso di smettere di essere sempre a dieta. Adesso voglio far ingrassare tutto il resto del mondo, per non sentirmi in colpa.

Ho già pagato le tasse e la cosa non mi ha reso felice.

Domani vado a prendere il sole sul tetto della mia palestra, nell’attesa che a Milano costruiscano il mare.

Prima o poi arriverà l’estate

Ho consegnato anche l’ultimo libro. Il secondo scritto dall’inizio dell’anno. Non avrei mai creduto di scrivere tanto. È bello, faticoso e mi causa un continuo straniamento.

Chiusa in casa, china su word, perdo la cognizione del tempo. Pensavo fosse aprile, invece è già giugno, anche se fa freddo come a ottobre.

Mi rimetto a cercare lavoro, ma è sempre più difficile. Non dovrebbe finire la crisi? Non dovrebbe essere ciclica?

Per fortuna ho tempo e frigo vuoto per prepararmi alla prova costume.

Prima o poi arriverà l’estate.