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Lo stupido buonumore

Mi sono svegliata allegra e c’era il sole e tutte le cose da fare mi sono sembrate così poco urgenti, poco interessanti e allora ho finito in fretta il lavoro e sono uscita a fare due passi ed ero senza giacca e mi sembrava la prima primavera dopo così tanto tempo.

E poi mi sono messa a pensare a quelle cose che pensi solo quando non hai la testa libera da cosedafare, cosedafinire, cosedarisolvere e ho pensato che una volta era facile dimenticarsi delle persone, che adesso scopri sui social network che sono vive e sposate e hanno figli e vivono in NordAfrica o cose così. Ho pensato che non ho più venticinque anni da un pezzo e che continuo a sentirmi come allora. Ho pensato che dovrò comprare delle scarpe leggere, da mettere senza calze in questi giorni di meraviglia. Ho pensato che – pensa te! – fino a qualche giorno fa sembrava non andare e poi va.

Va sempre e a volte si aggiustano le cose, ma solo se le affronti una alla volta, un problema alla volta, una rogna alla volta, un desiderio alla volta.

Ho pensato che posso fermarmi un po’ così, che non c’è nessuna fretta.

Mi sono messa a fare pensieri leggeri e c’era il sole e c’era Milano che lavorava e c’erano i ragazzini che uscivano da scuola, c’era la mia musica nelle orecchie, c’erano gli occhiali da sole, c’erano i sorrisi ai passanti sconosciuti, la leggerezza, i semafori verdi e lo stupido buonumore.

Copernicana

Un tempo ero quella che dava consigli agli amici e alle amiche in piena tribolazione sentimentale.

Ero una brava a dare consigli, sapevo ascoltare, capivo le persone velocemente, ero abbastanza cinica e abbastanza romantica, mai troppo indiscreta, sempre ponderata, sempre ironica.

Avevo tantissimi amici che mi chiedevano e cosa devo fare? cosa devo dire? tu cosa faresti? e mi dicevano beata te che non hai il cuore in tempesta, che hai trovato, che sei serena, che non sai quanto si sta male e io dicevo le cose pensando che facessero stare meglio ed era bello e mi sembrava facile.

Mi piaceva essere la spalla su cui piangere e gli amici o i presunti tali, soprattutto quelli che cercano kleenex emotivi e non scambi alla pari, mi cercavano, mi chiedevano, raccontavano, piangevano, raccontavano ancora, sbagliavano, sbagliavano volutamente, sospiravano.

Poi è successa quella cosa che l’amore è impazzito, si è trasformato, è cambiato, ha preso un machete e ha iniziato a fare a pezzi, a farmi a pezzi dentro. È stata una rivoluzione e quello che si sapeva prima dopo non serviva più, come quando hanno scoperto che la Terra gira intorno al sole e quelli che prima insegnavano il contrario e sapevano le cose si sono ritrovati a non sapere più nulla, a vivere in un mondo che non conoscevano. Che poi, quelli che dicevano che la Terra gira intorno al sole, i primi dico, non hanno fatto una bella fine e forse le rivoluzioni hanno bisogno di tempo per essere accettate. E io non sono finita sul rogo né ho dato fuoco a nessuno, avrei voluto tanto, ma non l’ho fatto, però ho preso tutti quegli amici che mi cercavano solo come sparring partner sentimentale e li ho gettati via e sono rimasta senza saper dare consigli.

Ne ho chiesti tanti, allora ho capito come ci si sente nel nuovo mondo copernicano e quasi nulla di quello che mi è stato detto mi ha fatto stare meglio, anzi, qualcosa sì, detto da qualcuno a cui non avrei mai affidato nemmeno il mio gatto per un pomeriggio, figuriamoci un cuore.

E non so cosa volevo dire quando ho iniziato a scrivere questo post, probabilmente che il mio mondo è cambiato, non ci sono più certezze, non ci sono più stelle polari con le quali orientarmi e che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio e smette di dare buoni consigli quando ha di nuovo voglia di sporcarsi le mani con la melma emotiva e sbagliare.

Credo.

O forse è solo una nuova era, quella in cui la Terra gira intorno al sole, il sole intorno a me, tu sei in un buco nero, il mio frigo è incredibilmente pieno, Milano ha questo strano cielo limpido e azzurro e ci sono così tanti pianeti ancora da esplorare.