Sono tornata a casa, che era la nostra e non lo è più.
Ho aperto le finestre, ho fatto entrare la luce. Mia madre era passata a pulire e a curare le piante che nessuno cura più.
Ho acceso il riscaldamento, mi sono infilata in doccia. Ho indossato uno dei tuoi maglioni abbandonati. Ho mangiato dei biscotti che erano qui da mesi.
La casa è silenziosa, non c’è più il gatto. È così vuota di persone e così piena di ricordi. È bella e triste. Così triste che mi somiglia.
Devo liberarmi di questa casa e non ci riesco. Mi sveglio durante la notte e mi sento bene e poi sola e poi di nuovo bene.
A volte penso a chi potrebbe viverla, come sarà quando porterò via le mie cose, chi riempirà la cabina armadio, chi userà la mia vasca da bagno, chi accenderà il camino che noi non accendevamo mai.
Mi viene spesso in mente quel titolo del libro di Hrabal, Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare, e penso che bisognerà iniziare a mettere in vendita il passato. Eppure non ci riesco. Passo il tempo a lavorare e lavorare e lavorare per pagare mutuo e affitto a Milano. Eppure non ci riesco.
Ci sono cose e case che si fa fatica ad abbandonare. Anche per chi è nomade come me.
C’è un grande silenzio e il parquet scuro e fuori piove e mi sembra di poter tornare indietro e di poter restare e non partire più. Devo sbarazzarmi di un posto che era casa e sentirmi di nuovo a casa altrove. Poi ci saranno altri appartamenti, altre città, altri racconti e libri e pagine e amori piccoli e scatoloni e viaggi in macchina e treni e ricordi che puoi mettere in valigia e tetti sotto cui essere felice e cucine da riempire con il profumo dei dolci appena sfornati e io che non so più dove stare, che resto ovunque e da nessuna parte, che sono come una casa senza inquilino, con le pareti rosse e la luce che arriva da est.
Mi piace molto questo post. E lo condivido.
Passerà?
Chissà quanto ci vuole a far cadere un punto interrogativo.
Che bello sarebbe se su questo testo qualcuno ci sapesse fare una canzone.
attenzione ad usare la doccia dopo tanti mesi. Nelle tubature potrebbe annidarsi il batterio della legionella. Bisogna far scorrere l’acqua per un pò prima di usarla ed evitare di inalare i vapori
Sembra ‘Marmellata#25’ di Cesare Cremonini.
Un conto è scrivere bene.
Un conto è scrivere bene ‘cose’ che, nel loro non senso, abbiano un significato.
nomade, bella e triste … come le donne coraggiose…
Sei rimasta incagliata nel tuo (bellissimo) passato.
Perdonalo, perdonati e vai oltre.
Alessandro
Un luogo come quello che hai raccontato, rimasto “congelato” insieme a tutto il suo carico di ricordi, di oggetti, di momenti importanti della vita, trasmette (lo so per esperienza) delle emozioni difficili da sopportare.
Però passerà la crisi del mercato immobiliare, la casa si riempirà di altre voci e persone e oggetti, e lo stesso succederà alla tua testa o alla tua anima.
In ogni caso, un post bellissimo!
Si la crisi del mercato immobiliare passerà, ma ci vorranno anni. Meglio affittare nel frattempo, giusto per non rimetterci troppo.
Io ci ho abitato 13 anni ci ho messo tutti i miei soldi e le mie energie e da stanotte dormirò da un’altra parte .. Le sensazioni sono esattamente le stesse: casa nuova che non ti appartiene e casa vecchia che è ancora mia, anzi mia da 4 generazioni, senso di liberazione da un rapporto logoro e smarrimento ..
è dura ci vuole tempo
cazzo che sfiga pero’….sei l’ unica precaria a cui hanno dato un mutuo
Sei una meraviglia, Dania! :*
Bellissima.
E la domenica a milano con la pioggia, in una casa per 2 abitata (o semi-abitata) da 1, è necessariamente malinconica.
Complimenti e un abbraccio, Daniela.