Il 7 agosto del 2003 mi sono messa a chiacchierare con il mondo.
Non mi sono più fermata.
Sono passati 2922 giorni.
Per tanti anni ho scritto poco e spesso. A volte molto poco e molto spesso. A volte un po’ di più e un po’ meno spesso.
Ho sempre trovato faticoso scrivere.
Prima del blog scrivevo solo lunghissime lettere di carta agli amici più cari e qualche articolo o tesina per l’università. Da ragazzina scrivevo poesie. Poi, per fortuna, ho smesso.
Ho sempre trovato faticoso scrivere, ma il blog era diverso. Scrivevi una battuta, commentavi la politica, postavi una foto.
Dopo qualche anno, sono arrivati twitter e facebook e friendfeed. Le battute, i commenti, le foto ho iniziato a postarle lì. Hanno iniziato a farlo quasi tutti. E il blog è diventato uno spazio che facevo fatica a riempire, ma che era impossibile abbandonare.
Poi quest’anno mi sono succede delle cose, è cambiato tutto, è cambiato il lavoro, la vita, le persone. È finito un amore e ha fatto molto male. Un altro amore non mi è stato corrisposto e – cazzo! – ha fatto male anche lui. Ho dovuto vivere tutta una vita per scoprire che le occasioni che non hai avuto ti massacrano come quelle che hai perduto.
Ho sempre trovato faticoso vivere.
E le parole hanno iniziato a percolarmi e mi scorrevano a fiumi e ne vomitavo valanghe e non sapevo dove metterle, dove conservarle, dove parcheggiarle.
E mi sono ricordata del blog, che era lì tenuto in vita senza troppo entusiasmo e che è diventato una palestra per commentare anche quello dentro, non solo quello fuori.
Scrivere sembra, a volte, meno faticoso.
Non credevo che dopo tanto tempo questo posto potesse diventare ancora più importante per me di quanto non lo sia stato in questi lunghi anni. È una protesi sociale e uno scudo. È me stessa, ma solo la parte migliore, quella che si può raccontare. È un quarto di vita in un archivio ordinato. È il mio posto preferito.
Grazie per averlo frequentato con me in questi quasi tremila giorni.