Foto di Barbara Beggio.
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Più di così
Succede che, nel confidarci le nostre ombre, nel confessare i nostri quotidiani chiaroscuri, nel raccontarci tutti i giorni i nostri grigi, ci appaia, per caso, un nero nero che stona o un bianco troppo brillante.
All’improvviso, le sfumature che amiamo del nostro prenderci e darci ci appaiono colori netti, senza possibilità di interpretazione.
E chi lo sa perché non ci fermiamo nemmeno a chiederci se è la luce a essere cambiata, se la prospettiva, se basta spostarsi un po’ per ritornare a vedere i volumi fumosi, il tratteggio irregolare del nostro stare insieme.
Vediamo solo il nero, solo il bianco e non abbiamo voglia di parlarne, di chiarire.
Ci prende quell’accidia dolorosa, che preferisce lasciar perdere, che preferisce stare male e puntare il dito, che preferisce accusare, senza riparare. Preferiamo continuare a vedere il nero e il bianco e non vediamo più i nostri meravigliosi grigi e non ci parliamo guardandoci negli occhi, cercando le gradazioni nei sorrisi.
Preferiamo continuare a vedere il nero e il bianco e a raccontarci che fa male, senza provare a spostarci nemmeno un po’ per ritrovare la tonalità che non ci spaventa, che non ci allontana.
Ha preso anche noi quell’accidia dolorosa e a volte penso che potevo fare un passo avanti, che tu potevi fare un passo indietro, che si potevano mischiare i colori e farne di nuovi.
E poi mi dico che per vedere i grigi perfetti, per non aver bisogno di fissare un limite coi neri e i bianchi, per riuscire a rimanere in quelle ombre delicate e leggere forse bisognava essere persone diverse, forse bisognava volerci più bene di così.
Ci ha preso quell’accidia dolorosa di chi non ama abbastanza per sporcarsi le mani col colore, per mischiare il nero e il bianco, per gridare e piangere fino a vomitare tutto, svuotarsi, ripartire.
E siamo rimaste così, con il peso delle nostre ombre avvinghiate ai corpi, con i colori netti che non sappiamo usare, con il rimpianto di non aver detto, con la nostra versione testarda dei fatti, con l’odio impotente di chi non ha saputo volere bene, di chi non ha saputo voler più bene. Più bene di così.
Sfumature di grigio
Padova, Piazzale Stazione. Ore 19.00
Nero: -Può darmi un po’ di soldi signora?
Bianca: -Perché non vai a lavorare, invece di chiedere soldi per strada?
Nero: -Non posso lavorare, sono senza documenti.
Bianca: -Come senza documenti?
Nero: -Signora, vivo sotto i portici!
Bianca: -Allora perché non torni al tuo paese, invece di vivere in questa maniera?
Nero: -Se torno al mio paese mi ammazzano. E non perché ho fatto qualcosa di male…
Bianca: -Come no! Siete tutti qui per quello? Per quello non tornate nei vostri paesi?
Nero: -Signora, io non sono tutti. Io sono uno solo.
Un uomo.
E, alla fine, lei gli ha dato due euro.