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L’anno che sta arrivando (e quello che se ne va)

Sarà forse l’ansia del freelance, un po’ di strizza e grande speranza nel futuro, sarà che quando si invecchia rimorsi e rimpianti si mescolano e tutto sta nel rimanere a galla, sarà che le feste mi rendono malinconica e la malinconia è un abito avvolgente e caldo, ma non riesco a fare a meno dei bilanci.

Il 2023 è stato un anno di limature, per arrivare a fine mese, per dormire mezz’ora in più, per rientrare nei vecchi jeans, per riuscire a consegnare nelle scadenze, per provare a fatturare di più, per tagliare le spese, per trovare del tempo per me.

“La vita è aggiunta fino ai 40 anni, dopo è sottrazione”, dice un illuminato Sylvester Stallone e non me la sento di dargli torto.

Quest’anno si è portato via un pezzo di famiglia, lasciando un vuoto incolmabile. Ma è stato anche l’anno in cui ci siamo sposati, scalzi in riva al mare, in una festa così bella che ci verrebbe quasi voglia di replicarla ogni anno.

È stato l’anno in cui, dopo troppi anni, ho finito il mio nuovo romanzo. Romanzo che però non siamo riuscite a vendere a un editore e chissà se vedrà mai la luce.
Un anno in cui ho viaggiato poco, ma in cui ho visto tanto mare.
Un anno in cui ho lavorato poco, ma erano tutti progetti bellissimi.
Un anno in cui sono diventata bravissima a parlare inglese.
Un anno in cui sono tornata in radio, in Tv e a parlare in pubblico.
Un anno in cui ho ascoltato molta opera lirica.
Un anno in cui mi sono chiesta cosa verrà dopo, perché tra pochi giri di boa ci saranno i cinquanta e io me l’ero sempre immaginata diversa la vita.
Un anno di senso di colpa, per quello che vedo e leggo, per l’impotenza di non poter cambiare le cose, per la fatica di arrancare sapendo che siamo comunque molto più fortunati di buona parte di mondo.

Cosa mi auguro per l’anno nuovo?
Più tempo con le persone che amo, più viaggi, più serate fuori, più soldi, molti più soldi (magari – lo dico? – uno stipendio fisso). Mi auguro la salute e che tutti in famiglia mantengano più a lungo possibile memoria e ricordi. Mi auguro di avere voglia di scrivere altre storie, nonostante tutto. Mi auguro di ritornare ad avere fiducia nel mio paese e nel futuro. Mi auguro che la sottrazione già in atto mi tolga solo le cose superflue. Mi auguro di essere così rivoluzionaria da non sentire mai più il bisogno di apparire, ma il privilegio e la leggerezza di sparire. Mi auguro che la vita sia bella e gentile, che ci siano sempre caffè, buoni libri, la musica, gli amici, il vino, le serie TV, l’entusiasmo dei bambini, gatti da accarezzare e mattine passate a dormire senza la sveglia che suona.
Mi auguro ci sia libertà di scelta.

Buona fortuna a tutte e tutti.