Non lo sai quando l’hai capito, quando l’hanno capito gli altri.
È successo quando eri bambina, è successo che si notava, si intuiva, lo capivano gli adulti, lo dicevano.
Gli adulti dicono cose ai bambini che i bambini nascondono come un tesoro nel loro cuore per tutta la vita e il peso di questo tesoro a volte li tiene con i piedi per terra, a volte li schiaccia.
È successo che tu eri forte, eri la bambina forte. E c’erano le sorelle belle, i fratelli fragili, i cugini ammalati, i compagni di scuola poveri. Tu eri la bambina forte e ti dicevano tu ce la farai sempre da sola, sei forte, guarda l’altro, guarda gli altri, hanno bisogno di aiuto, non se la caveranno da soli, ma tu sei forte, tu andrai dove vorrai, tu non hai bisogno che ti teniamo la mano, tu sei forte.
E tu allora provavi a essere forte e andavi avanti e non chiedevi aiuto e stringevi i denti e aiutavi quelli non forti e crescevi e facevi quelle cose difficili del vivere da sola e la gente ti diceva sei forte, ce l’hai fatta da sola, ce la farai sempre tu, sei forte.
C’è questa maledizione della forza che esonera gli altri dalla fatica di non saperti aiutare, dall’impotenza di non sapere cosa dirti. C’è questa maledizione della forza che non ti fa essere amata come vorresti, che ti costringe a ricucire da sola gli strappi, che ti condanna a essere quella che dà di più di quello che prende. C’è questa maledizione della forza che non ti regala abbracci, che ti sotterra sotto i numerosi meriti di meglio, ce la farai anche senza di me, non sono quello giusto, sei forte sei forte. C’è questa maledizione della forza che lascia a te decidere se andare o restare, che ti attribuisce le responsabilità e anche le colpe.
Non l’hai scelto, non volevi essere forte. Volevi essere come gli altri bambini che piangevano, che sbagliavano, che si facevano baciare le ferite per mandare via il dolore.
Un giorno ti accorgi che la tua forza ti rende fragile, ti impedisce di andare avanti, che essere forti è troppo faticoso, che non puoi più farcela da sola.
È il giorno in cui cadi e resti immobile e non riesci a respirare e non sai aggiustare le cose e non sai tenere le spalle dritte e stramazzi e rantoli e non riesci a gridare e non ti muovi e non respiri e non ce la fai e aspetti e aspetti e aspetti e imprechi e maledici e aspetti.
E poi chiedi aiuto e ti lasci aiutare e capisci che non fa niente, che non sei obbligata a essere forte, non lo sei mai stata, che puoi scegliere di non esserlo, che la vita è un mestiere di traguardi e di fallimenti, per tutti.
Capisci che la tua forza è la tua debolezza e che la debolezza è la tua nuova forza.
Non avere paura, bambina, di non essere forte oggi.
Domani ci sarà di nuovo il sole e le montagne da scalare e i mari da attraversare e la vita da vivere e le cose da cambiare e le città da costruire e le parole da scrivere e i cuori da riempire e gli abbracci da prendere e le tue spalle dritte e il tuo sorriso sicuro e le idee nella testa e il futuro nelle tasche.
L’ho letto tutto d’un fiato, perché dalle prime parole già suonava molto familiare, purtroppo. Purtroppo e per fortuna aggiungo, visto che la consapevolezza che ne scaturisce è la mano che ti, ci, ha sollevate da terra.
Applausi a scena aperta per Dania,per quello che hai scritto, per come l’hai scritto, per la sincerità, la lealtà e soprattutto per avermi fatto sentire meno sola in questa esperienza di vita: grazie!
ti seguo su twitter da tempo e apprezzo il tuo essere scanzonata e fascinosamente disillusa della vita.
Ma qui hai cambiato registro e pensando a mia figlia di 5 anni che cresce e leggendo questo che tu hai scritto mi sono davvero commosso. grazie
….magari ce la fai da sola, ma io ho capito anche se tardi che è più bello avere qualcuno con cui festeggiare la vittoria…
Dania, nel leggere le tue righe, sono ritornato con la mente al libro di vittorino andreoli <>. la fragilità che assurge a “stile” di vita. non dobbiamo assolutamente vergognarcene.
la mia mano è aperta, verso la tua.
Ennio
Davvero bello, intenso e vero… la difficolta ad accettare i propri limiti e le proprie debolezze, ad accettare che non si può essere sempre forti e perfetti…
grazie, sia per le battute sarcastiche e pungenti di sempre, sia per questi momenti più “commoventi”
Anch’io mi ci sono ritrovato fin dalle prime righe di questo bellissimo post, e col senno di poi, passati i 50, posso dire di esserci passato e che è stato meglio così. Conoscere e accettare la propria debolezza, quella che chi ti circonda si rifiuta di vedere, è una forza, e ti farà trovare, mi auguro il più presto possibile, la strada giusta. O forse ci sei già, pronta a un’altra fase. Dopo ‘a nuttata.
Avrei potuto scriverlo io. Anzi l’ho scritto io, sicuramente con italiano più becero, ma l’ho scritto io.
Tranne che per una frase: “Capisci che la tua forza è la tua debolezza e che la debolezza è la tua nuova forza”
La frase che è tutta una vita che provo a sussurrarmi e a scrivere. Se tu sei riuscita a farlo allora vuol dire che hai al fianco una persona che fa si che tutto sia più forte tramite la tua debolezza e siete, tu e lui ed il vostro mondo, più forte.
Aimeh quando invece ti trovi inerme e qualcuno ti punta il dito contro per la tua debolezza e questo è perenne….
Spero un giorno anche io di poter concludere con la tua frase.
Ad essere sincera, al momento non ho nessuno al mio fianco.
Proprio per questo imparo a essere debole.
Però lo accetto e riesco ad andare avanti solo rassegnandomi.
E’ la prima cosa che leggo di te e chiedo venia…è un ritratto magistrale, sobrio e commovente (nonché, per quel poco che vale, il codice di accesso al mio dolore). Grazie del bel momento, Elena
Io è tutta una vita che vorrei accettare il fatto di essere debole e sentirmi “normale”.
Però se posso dire “lo accetto” e mettere poi la parola “rassegnandomi” è un piccola bugia incoerente che ti rende ancora più fragile. O almeno io la interpreto così.
Non mi stancherò mai di pensare che chi abbia un animo sensibile (segno di una grande sofferenza che si porta nel cuore) sia come un animale ferito. Da prima cucciolo bagnato, poi adulto chiuso in se stesso (ma che al modo appare come una furia ribelle).
L’animale allontana, l’animale nasconde la sua ferita, non porge mai l’altra guancia e scappa.
Però attende tutta la vita qualcuno che lo prenda e illumini la sua ferita e che questa poi magicamente diventi un chiaro segno distintivo …e quindi (romaicamente forse) attendo non di rassegnarmi alla mia debolezza ma di essere amata per la mia debolezza e di sentirmi vera per la mia debolezza e quindi più forte.
Se posso “rassegnarsi” è una parola che non devi mai dirti, neanche come piccola coccola momentanea.
Invece io sono convinta proprio del contrario.
Devi rassegnarti al dolore, devi rassegnarti a essere debole.
Non devi provare a combattere se non ce la fai.
Solo rassegnandoti e accettando le tue debolezze puoi chiedere aiuto e andare avanti.
A volte ci succedono cose più grandi di noi, dolori più forti e dobbiamo rassegnarci, accettare, stare male e piano piano rinascere.
Dania, il tuo ultimo commento mi ricorda un periodo della vita in cui stavo così male che quasi godevo nel sentir scorrere le lacrime.
Anch’io sono sempre stata giudicata forte e spesso mi sono trovata da sola perché tanto “ce la fai benissimo da sola”.
Rassegnarsi al dolore penso sia davvero l’unico modo per superarlo. Viverlo, sentire che ti consuma dentro, finché un giorno si fa un po’ più lieve, poi un po’ di più e poi un po’ di più. Poi un giorno ti svegli e ti dici “cazzo, ce l’ho fatta, allora è vero che sono forte”.
In bocca al lupo
crepi
Oddio Dania, se le avessero dette a me le ultime frasi che hai scritto! Io ero quella “estroversa”, non forte, se mai testarda. Quella che sa e che fa, quella che va avanti come un panzer. Ero quella che se stava male erano capricci perché ce la faceva benissimo in realtà a fare da sola. Non era poi proprio vero e ancora oggi faccio maledettamente fatica a chiedere aiuto. Resto paralizzata, come bene descrivi tu. E affondo nella mia solitudine auto imposta.
Arriverai anche tu al tuo punto di rottura (e farà un male cane e penserai di non uscirne mai e piangerai per settimane e poi un giorno ti verrà voglia di uscire di casa e fare due passi e non pensare).
Io sono ancora nella fase di guarigione, ma sto meglio.
Lascio che le cose passino, anche se ci vorranno altre settimane e altri mesi.
Ho tutta la vita davanti.
Arriva il momento in cui non c’e’ più bisogno di pensare a quello che si sta facendo: tu stesso divieni vita.
Mi fa “paura” quello che hai scritto…. E non per te, ci mancherebbe!
E che io mi sono cibata per anni del mio dolore, conoscevo talmente tanto bene il dolore da non volere altro…
E ancora oggi quelle rare volte in cui mi capita di essere serena …mi commuovo e mi spavento perché mi coglie impreparata .
Solo tu ti conosci. Se è vero che la rassegnazione ti porta poi ad andare avanti allora sei davvero forte e ti conosci nel profondo.
Io ogni qualvolta mi lascio andare nel mio dolore, mi ritrovo poi vicino al baratro da cui sono faticosamente uscita, se ne sono poi veramente uscita…
Ti auguro che il tuo percorso sia quello di cui sei convita perché allora si che sarai davvero più forte.
Un abbraccio.
Confondiamo la forza con la capacità di contrarre i muscoli, resistere e tener duro. Finchè ad un certo punto la lotta diventa ìmpari, e come ogni cosa rigida la nostra presunta forza si frantuma. Per chi abbiamo tenuto duro? Di chi abbiamo sostenuto il peso, pensando che era questo il nostro compito nel mondo? E ora, chi c’è a sostenere noi? Soli, stanchi,siamo seduti in un sasso e ci diciamo “io di qui non mi muovo. Mi colga la morte, ma non mi muovo”. Forse “rassegnarsi” a questo nuovo stato è il primo passo verso la guarigione, se per rassegnarsi intendiamo “smettere di combattere” e ri-assegnare il peso a chi ce lo ha affidato. Anche se non ce più. Grazie Dania.
Si crolla sotto il peso di un dolore che nemmeno pensavamo di poter provare.
Per fortuna poi se ne esce.
Bisogna dare una mano alla sorte però.
Poi tutto passa…
ciao, meravigliose parole, meravigliose le foto!grazie
Grazie :'(
Commossa. Vedo nelle tue parole persone che amo. Che sono forti. Che nella loro forza sono fragili. Ma è anche per questo che le amo tanto. Sono umane. Sono vere.
Ti abbraccio forte.
Sono arrivata al punto del non respirare, annaspare, ripetermi quel mantra “che io sono forte” e accorgermi che mi toglieva ancora di più il fiato, letteralmente.
E ritorno. Mi capita, ora, di affermare con una certa stizzita violenza che no, non sono forte, o almeno non sono tenuta ad esserlo sempre, che sì, grazie, un aiuto, un sorriso, una pacca sulla spalla, una mano per rialzarsi, potrebbero servire anche a me, ad un certo punto. Si scopre così che, in fondo, non è poi tanto grave, non essere sempre così forti.
Complimenti per il post, Dania.
Grazie
E’ così terribilmente difficile chiedere aiuto quando si è stati per tutta la vita “quella forte che comunque ce la farà sempre”. E le persone che hai vicino vedono il tuo malessere ma sanno che tu tieni botta e succhiano energie sempre e ancora perchè tanto tu sei quella forte che torna sempre in piedi. In qualche modo.
Fino a che ti spezzi.
E per fortuna quando arrivi a spezzarti da qualche parte capisci che forse questa volta puoi essere tu quella debole. Ci provi. Ed è difficile pure questo perchè “essere quella forte” è una seconda pelle che togli solo lacerandoti e fa male da impazzirne. Ma ci si prova, per vivere, perchè essere quella forte sempre e comunque ti può estraniare dalla vita e ucciderti.
Grazie per questo post doloroso e intenso e vero e bellissimo. Ti leggo spesso, mi piace come scrivi, ma non avevo mai commentato. Esco dal guscio perchè mi sono letta nelle tue parole.
Ti lascio l’augurio che la vita ti dia quello che desideri e sicuramente meriti.
Grazie Eli.
La cosa difficile è stata accettare di non farcela da sola, allontanare chi, come dici, ha continuato a succhiarmi energie e a infierire, e provare a ripartire da zero.
Meno forte, più umana.
Un giorno alla volta.
come per alcune vignette della settimana enigmistica: – senza parole –
maledizione dania! questo post è dannatamente ben scritto! (cit. full metal jacket)
cara Dania ti stimo e seguo da sempre ,ho letto e riletto ogni parola con molta attenzione…nn passerà mai hai ragione i gg le ore i mesi nn renderanno che + vivibile ogni momento ogni secondo che passerai coscente che l’avrai vissuto nn importa come,dove o con quanta intensità ma vissuto sempre!ogni cosa che ci fa star bene da un gelato ,a un soffio di vento nei capelli al sorriso di chi si incontra per strada ogni cosa deve essere motivo per tirarci su …carpe diem cara Dania sempre …cogli l’attimo ,cogli la rosa quando è il momento ..me lo ripeto da sempre e da sempre mi ha aiutato a passare momenti terribili della mia vita e a nn buttarmi sulla vita come un cane su un osso e a strozzarmici ..ma ho imparato a godermela!!!….sei forte …e lo sai …kiss erika
Use The Force, Luke, Use The Force
“C’è questa maledizione della forza che esonera gli altri dalla fatica di non saperti aiutare, dall’impotenza di non sapere cosa dirti.”
Questa mi ha fulminata.
Da nana (fino a pochi anni fa), anche io ero quella forte, quella che non solo non piangeva mai, ma che si metteva sempre nella prima fila a scudo di chi da solo non ce la faceva.
Cresciuta senza un padre, senza acqua calda, senza luce e alle volte senza nemmeno cibo, arrivata a sedici anni con una madre semiparalizzata, si pensava di me che potevo sopportare tutto e nessuno si limitava a caricarmi ancora di più la schiena di responsabilità, di dolore, di rinunce. “Tu sei forte” e pareva che dovevo esserlo più per rassicurare loro che per allegerire me.
Poi un giorno la mia forza si è spezzata e hanno dovuto capire che la mia schiena era debole come quella degli altri, solo che lo mascherava meglio.
Bellissimo post, ovviamente condiviso. 😉
Grazie. E in bocca al lupo per tutto!
Bellissimo post.
Quello che dici mi ha colpito molto e vedo che ha colpito anche molte altre persone.
A me capita spesso di essere quella che sostiene gli altri ma che gli altri si scordano di sostenere. Non faccio una colpa a chi mi sta vicino perché in fondo ho deciso io di comportarmi così… però sarebbe bello fermarsi e dire “ehi, anche io ho bisogno di sostegno, ti dispiacerebbe curarti un po’ più di me?”.
Credo che farò leggere in giro le tue parole 😉 Grazie!
Spendido post..uno dei migliori che ho letto!
Complimenti!
Grazie, non è stato semplice scriverlo. Però è stato catartico.
Ma siam tutti un po’ così, erranti a cercar l’anima mundi, a lasciar in terra, come lumache, il segno del nostro passaggio. Cambiano le storie, cambiano gli scenari, cambiano le epoche ed i costumi, cambiano le tendenze ma il sogno che si nasconde nel cuore di ciascun essere umano è rimasto sempre quello: amare ed essere amato. E questo vale per tutti, forti e fragili. Grazie
vorrei che non mi piacesse così tanto quello che scrivi…
A me continuano a dirlo, “tanto tu sei forte” . Anche dopo essere stata picchiata a sangue e minacciata di morte da un rapinatore mentre ero a lavoro da sola una bella domenica mattina. Solo questo sanno dire : “tanto tu sei forte”.
Mi dispiace, val.
Potevano dirti “andrà tutto bene”.
E l’unica cosa che uno deve sperare.
Che poi andrà tutto bene.
le parole di mia mamma rivolte a me, venerdì scorso….”non disperarti perchè tu non ricevi lo stesso amore di cui sei capace, come sai dare tu altre persone non sono in grado….sai fare qualsiasi cosa dunque non hai bisogno perchè sei temeraria e se cadi sai come e quando rialzarti da sola”
io non ci credo fino in fondo a questa cosa, dunque ne soffro dunque ora mi sento fragile e in piu’ non posso chiedere aiuto visto che tutti mi vedono così forte!!!ma forte de chè?!
È proprio così come hai scritto, riuscendo a sintetizzare la fatica che anche io ho conosciuto bene più volte. Sei forte ora sempre di più. Ti abbraccio forte
Le tue bellissime parole: una cruda e bellissima verità. Essere forti non vuol dire che gli altri ne devono approfittare o devono permettersi di farti soffrire.
Avere un’amica forte è un tesoro da non distruggere.
E spesso non si sa che dietro una grande forza ci sono tanti sentimenti contrastanti: paura, debolezza, sensibilità, tristezza, speranza, rabbia, disperazione, timidezza, amarezza, voglio di riscatto.
Le persone forti non sono marziane sono più umane e meno scontate di altre.
Io credo che le persone forti devono farsi scoprire di più nella loro/nostra umanità che nella corazza.