Il pane come la Francia

Ho mangiato un pezzo di pane che somigliava alla Francia e mi sono ricordata di te.

Chi lo sa se poi ci siamo davvero voluti bene, in quei vent’anni splendidi e problematici, tra quelle pareti piene piene di libri e di ricordi non nostri.

Mi sono ricordata di te e poi di com’ero e cosa pensavo e cosa volevo, quando pensavo che non avrei mai lasciato il teatro e Parigi e gli amici e quella casa così bella e quei capelli corti come adesso che tu mi carezzavi prima di dormire.

Ho mangiato un pezzo di pane che somigliava alla Francia e non ho voglia di cucinare e continuo a bere caffè e a pensare a quello che dovrei fare, scrivere, finire, iniziare.

Sono senza un soldo, come allora, ma non sono più così giovane e non farò la cameriera in un bistrot per riuscire a pagare il nostro vino. Anche Milano a volte sembra essere magica, ma non ci troveresti i tuoi fantasmi. E poi chi lo sa se disegni ancora, se ancora hai la barba lunga, se ancora fotografi tutto quello che ti piace.

Stamattina ho perso tempo invece di lavorare e poi sono inciampata nei ricordi e non c’è sole e il cielo è grigio e non lo so, non ho voglia e sono in ritardo e il mio conto corrente piange e fuori c’è il mercato e forse farò due passi, forse andrò in palestra, forse ti cercherò per sapere come stai. O forse no.

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