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Piccole, piccolissime grandi donne

Non ricordo se avevo davvero tutta questa voglia di diventare grande.

Ricordo che i grandi avevano problemi noiosi e insormontabili, che dormivano sempre poco, che passavano il tempo libero a fare le pulizie, il bucato, la spesa, i conti, la fila in posta, le melanzane alla parmigiana, il gattò di patate, che parlavano sottovoce se entravamo in cucina all’improvviso, che si addormentavano, stanchi morti, davanti alla televisione.

Ricordo che nei pranzi a casa di nonno avevamo i tavoloni in due camere diverse, quello per gli adulti e quello per i bambini, e vedersi era sempre una festa e poi litigavamo per la cocacola e per le barbie e poi crescendo, ogni nuova pasqua e nuovo natale, ci scambiavamo i vestiti e i consigli su come truccarci e, forse, sì, avevamo voglia di diventare grandi, ma solo per stare più tempo fuori, per sentirci libere. E spesso litigavamo e poi ci criticavamo, ed eravamo amiche, oltre che cugine.

Io vi ho sempre amate tutte e non volevo crescere, forse volevo solo poter viaggiare quando volevo, potermi sentire meno diversa, meno a disagio. Vi trovavo tutte belle, anche quando l’adolescenza ci rendeva odiose, anche quando il tempo ci allontanava e quando nonno è morto e non ci sono più stati i pranzi belli, con tutta la famiglia numerosa riunita e i carciofi fritti e il caffè che finalmente potevamo bere anche noi.

Ieri vi guardavo, in quella chiesa piccola e piena, e mi chiedevo quando è successo che siamo diventate grandi, che abbiamo iniziato a dormire sempre poco, ad avere problemi noiosi e insormontabili, ad addormentarci, stanche morte, davanti alla televisione. Quand’è successo che siamo diventate donne e abbiamo iniziato ad accudire, invece di essere accudite, a pagare per gli sbagli, a incassare i piccoli traguardi.

Ieri ho capito cosa c’era in quelle parole dette sottovoce in cucina e se solo avessimo potuto capire, se solo ci avessero detto che avremmo pianto tanto, riso tanto, che avremmo affrontato le malattie, la disperazione, la disoccupazione, le separazioni, i traslochi infiniti, se solo ci avessero detto che saremmo sopravvissute ai nostri figli.

È ottobre e sembra ancora estate. Mi sono accorta che ormai entro in chiesa solo per i funerali. Eravate tutte bellissime. Non sono riuscita a dirvelo, nemmeno sottovoce.