Scrivere un resoconto di questi dodici mesi di convalescenza dal virus tremendo del 2009 non serve.
Ho già usato queste pagine stanche, che da tanti anni mi aiutano a ricordare dove sono stata e dove posso ancora fuggire, per raccontare il mio rinnovato bisogno di cambiare, di inseguire i vecchi sogni, di sfidare il destino infame e di riprendere a farmi guidare dal maledetto e prezioso istinto.
L’unica cosa che vorrei aggiungere all’ininterrotto monologo interiore che a sprazzi vomitavo su questi pixel è che il tempo che passa, e che tanto mi terrorizza, aiuta davvero a superare, ricominciare e capire.
E io ho capito, in questo anno di rimpianti, speranze, persone, tante parole e tantissimi silenzi, una verità crudele e dolce, che mi ha fatta sentire completamente adulta: la vita non è l’insieme di tutto quello che abbiamo perso, ma la somma di tutto quello che ci è rimasto.
Allora prendo la vita che mi resta e provo a viverla, perché quello che mi aspetta non può che essere il migliore dei futuri possibili.
Vi auguro un 2011 felice e, se così non fosse, vi auguro di passarlo, quasi interamente, sbronzi del miglior cabernet del mondo.