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I cordiali

Ogni due domeniche, da bambini, mia madre ci portava a pranzo da mia nonna, sua suocera, la madre di mio padre.

Noi eravamo bambini con i genitori separati che, a quei tempi lì, a Napoli, era una cosa inusuale e anche un po’ triste, quindi eravamo bambini da coccolare, ma anche bambini forti, per gli altri, perché per noi eravamo solo bambini.

Ogni due domeniche, mia madre ci faceva prendere la circumvesuviana e ci faceva arrivare a Pomigliano D’Arco da mia nonna e mia nonna faceva il suo ragù speciale e il polpettone e quelle patatine così buone, che ogni volta che ne mangiamo simili diciamo che buone! Sono proprio come quelle di nonna.

Mia madre, prima di andare da mia nonna, passava al bar di Santa Teresa e si faceva preparare un pacco con lo zucchero e il caffè. Lo chiamavano il cordiale, come il liquore. Mi insegnava che quando si va a casa della gente a mangiare si porta sempre un pensiero e, poi, io nella vita sarei diventata una di quelle che porta sempre vino e, invece, mia madre a mia nonna portava quel cordiale fatto di zucchero e caffè, ché a Napoli zucchero e caffè sono come il pane, non bisogna mai rimanere senza, sono una cosa che si usa e consuma sempre, sono parte della nostra tradizione.

Quando ci siamo trasferiti a Padova vedevamo molto meno spesso mia nonna, ma le telefonavamo ogni domenica.

L’ultima volta che sono andata a trovarla, lei era molto stanca e malata e mi ha detto sai prepararti un caffè? E io le ho risposto ma che domande! Ormai sono grande, so cucinare, so preparare il caffè, so fare tutto. E lei mi ha sorriso e mi ha detto sei sempre stata così indipendente e così testarda.

Due giorni dopo ho preparato il caffè per tutta quella gente che passava a salutarla per l’ultima volta, il giorno del suo funerale.

Stamattina, ho scoperto di non avere zucchero e mi sono ricordata di quei cordiali e della grande verità di mia madre che diceva che non c’è nulla di peggio di ritrovarsi in casa senza caffè e senza zucchero. Mi è tornata in mente mia nonna e come ero diversa tanti anni fa. Mi sono tornati in mente quei pacchi regalo avvolti nella carta rigida del bar. Poi ho bevuto il caffè amaro e mi sono infilata in doccia.