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State buoni (nella cabina) se potete

Superato il periodo di sconforto nichilista che, un paio di anni fa, mi aveva quasi portata sulla strada senza ritorno dell’astensionismo, oggi mi recherò alle urne per compiere il mio dovere di cittadina votando alle elezioni regionali.

Con me porterò la consueta scheda elettorale, un documento di identità, l’indignazione ormai vicina al limite di tolleranza e una discreta quantità di bile travasata con regolare continuità nei mesi passati.

L’idea che la mia regione stia per diventare il primo feudo concesso ai vassalli verdi in cambio di una rinnovata e stabile fedeltà al sovrano mi spinge a sperare, fino a domani pomeriggio, nella redenzione cerebrale dei miei corregionali e nel sovvertimento dell’ineluttabile.

E se è vero, come dice Monicelli, che la speranza è una trappola, dovrò comprare un paio di scarpe comode per essere pronta alla rivoluzione (o per scappare dal Paese).

All’urne, compagni!

A differenza delle elezioni dell’aprile 2008, quando, colta da una sconfortante e comprensibile sfiducia nelle istituzioni tutte, avevo dichiarato che non avrei votato (salvo, poi, essermi recata comunque alle urne ad apporre la mia crocetta), per le imminenti elezioni europee sento crescere in me il sacro fuoco del senso civico e, mai come negli ultimi anni, la voglia di esercitare uno degli pochi edulcorati diritti democratici che mi rimangono.

Io vado a votare!

Esorto tutti voi a fare altrettanto.

E non voterò più PD.

Voi fate come preferite.

Resistiamo!

La Russa, nel 65simo anniversario della Difesa di Roma, loda, infelicemente, i soldati della Repubblica di Salò.

-Dal loro punto di vista, combatterono per difendere la patria-

In fondo, dal punto di vista biologico, Ignazio è un essere umano…

Malafemmena è tra i blog finalisti ai MacchianeraBlogAwards.
Lo so che non è esattamente un blog erotico, lo so che chiedervi di votare ancora una volta è molesto, lo so che la vanità non è una virtù, ma se non sapete come impegnare il vostro tempo in ufficio, fingendo di lavorare, potete votarmi qui.

Io non voto

Che decidano di rinviare la data delle elezioni (che in suolo patrio han preferito chiamare election day) o che si vada alle urne tra dieci giorni, ho deciso di astenermi dal compiere il mio diritto/dovere civico e tenermi alla larga dal seggio.

Dopo una sofferta riflessione, non priva di scontri con persone che stimo (e non) e con emeriti sconosciuti che sempre più spesso mi contattano in msn o gtalk per fare sondaggi d’opinione, ho preferito, dopo anni d’intensa partecipazione al dibattito politico nostrano, esprimere il mio totale dissenso nei confronti del mio paese e della condotta degli occupanti gli scranni del parlamento con un gesto volutamente nichilista.

Le motivazioni che mi hanno spinta a credere che il non coinvolgimento sia la strategia migliore per la salvaguardia del mio equilibrio psicofisico possono essere riassunte, in modo non esaustivo, nei seguenti punti:

1. mi rifiuto di votare, per l’ennesima volta, il meno peggio. Pretendo governanti validi e mi si offre la scelta soltanto tra governanti molto mediocri o meno mediocri.
2. Impedendoci, con una legge elettorale da porcile, di poter esprimere una preferenza, hanno reso l’operazione di voto una formalità inutile.
3. Ho una ripugnanza genetica per le destre e per Berlusconi, ma avendo votato, nelle scorse elezioni, una sinistra deludente, debole e ambigua, mi sento tradita e delusa da entrambe le parti.
4. Non mi basta affatto ‘si può fare’. Io esigo ‘si deve fare’.
5. L’abuso, in campagna elettorale, di promesse ai precari mi ha infastidita più di ogni altra cosa. Appena eletti avranno come priorità sperperare denaro pubblico, evitare la galera agli amici, piazzare nei posti chiave i parenti e tenere stretta la poltrona. Noi giovani precari continueremo ad avere, come accade da anni, l’acqua alla gola.
6. Le campagne elettorali dei vari schieramenti hanno, in sostanza, evidenziato soltanto i problemi e proposto pochissime soluzioni. Non basta ammiccare agli utenti del web con blog e twitter per farci credere di avere una visione moderna del futuro del paese.
7. Esclusi rari nomi, che spariranno appena l’esigenza di novità sarà esaurita con l’assegnazione già decisa dei posti, sono sempre le stesse facce che rovinano il mio fegato da anni.
8. Sebbene sia sempre rimasta a sinistra, la sinistra è emigrata al centro fino a prendere il posto della Dc. L’arcobaleno che mi rimane intorno non riesce a rappresentarmi.
9. Da troppo tempo mi sento apolide e il destino del paese non è più tra le mie priorità (priorità improntate, per lo più, alla sopravvivenza decorosa).
10. Seguendo la curva discendente delle performance dell’Italia, mi sono prima indignata, poi incazzata, poi scoglionata, poi demotivata. Adesso non me ne frega una beata cippa.

Il mio prossimo assenteismo non è una decisione superficiale. Sono consapevole che la carenza di senso civico ha in buona parte contribuito allo sfascio del paese, ma ritengo che il mio personale diritto a scegliere i miei rappresentanti sia nullo quando nessuno riesce a rappresentarmi.

Sono aperta al dialogo e a rivedere le mie posizioni, ma escludo qualsiasi tipo di confronto con chi non riesce a esprimere il proprio ragionamento politico senza ricorrere a slogan. Ritengo che la libertà del singolo stia nella sua possibilità di scelta.

Di questo e di altro parleremo domani (giovedì, dopo le ore 21) nella puntata di ‘A letto con Dania‘.
Ricordo, a chi parteciperà, che la nuova pagina del live, in seguito alla chiusura della precedente, è questa.
Per sapere come seguire la serata, basta leggere le spiegazioni riportate qui.
La locandina con l’indirizzo modificato è già online.