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L’apostrofo rosa

Mi ero dimenticata di dirvi che, da un mese, collaboro con Bloglive, che è un giornale online pieno di giovani speranze, e curo una rubrica che si chiama L’apostrofo rosa.

Nell’apostrofo rosa, recensisco. Libri, film, spettacoli teatrali, dischi, serie tv, eventi, mostre, cene di gala e tutto, TUTTO, quello che ruota attorno all’amore.

Perché l’amore, oh, fa davvero girare il mondo e tira fuori il meglio dalla testolina degli artisti.

Ho già parlato di:

Io che amo solo te, di Luca Bianchini

Mood Indigo, di Gondry

Nuvola numero nove, di Samuele Bersani

e nel pezzo di oggi, di tutti i film che ricordo in cui la pasta fa da collante alle storie d’amore (un modo tutto mio per tirare le somme del Fusillogate Barilla).

Scrivo un pezzo ogni giovedì.
Buona lettura.

Festival di Cannes – mattina #2

Se potessi, vivrei tutto il giorno, tutti i giorni, leggendo libri e guardando film. Lo farebbe chiunque (anzi, in molti non leggerebbero, perché – ahinoi! – sta passando di moda).

A Torino c’è il Salone del Libro, a Cannes la meraviglia del cinema.

Se potessi, vivrei in un festival perenne. Tre pellicole al giorno, un caffè a due passi da François Ozon, discussioni lunghissime su significati e montaggi, sorrisi della gente, male ai piedi e poche ore di sonno.

Se potessi, vivrei la vita come se fosse un film, con i tempi giusti, i dialoghi in cui non sbagli una parola, gli sguardi perfetti, i silenzi impeccabili.

Se potessi, scroccherei champagne tutte le sere e metterei sempre l’abito lungo che mi hanno prestato e sorriderei pensando che la vita è tutta patinata, che i capelli ti stanno sempre perfettamente, che il rossetto non  sbava mai, che la tua storia basta solo raccontarla al meglio e che ogni esistenza è un film, che puoi guardare anche senza aver fatto l’accredito.

Carlton Cannes

Festival di Cannes 2013 – mattina #1

Siamo arrivati di notte con il diluvio e l’autista che prendeva scorciatoie che conosceva solo lui, inerpicandosi tra discese ardite e risalite.

Pioveva. Piove anche stamattina.

Siamo arrivati troppo tardi per l’attesissimo party del Grande Gatsby. Tanto non avevamo l’invito. Ma dice mettiti un vestito elegante e facciamo le gnorri e andiamo a imbucarci. Non so se avrebbe funzionato. Secondo me, no. Ché io non ce l’ho nemmeno un vestito Prada e senza Prada non ero né grande né Gatsby.

Da lontano sembra che il cielo si stia aprendo. Noi gente dello staff di Magnum (sì, sono la tipa del gelato più famoso del mondo) andiamo a fare foto e video.

Bite me

È un festival di gente seria. Ci sono i professionisti del cinema. Poi ci sono io. Io so fingere bene.
Se tutto va come deve andare, François Ozon mi noterà a mi prenderà nel suo prossimo film.

Vi tengo aggiornati e mi fiondo sulla Croisette.

Gli specchi

Oggi è il primo giorno dell’anno e io ho passato il tempo a riempire i vuoti, a pulire casa, a finire avanzi, a leggere un bel libro e a chiedermi perché non l’abbia fatto prima, a carezzare il gatto, a sospirare, a guardare fuori dalla finestra il sole pigro che tramonta su Milano.

Ho passato il tempo a ricordare appena e appena arrivavano i ricordi, insieme alla noia che non fa altro che riportare a galla passati irreparabili, iniziavo a fare qualcosa, qualcosa per riempire vuoti.

Ho guardato un film e tanti telefilm e c’era una scena in una puntata in cui la protagonista faceva una cosa sbagliata, che però la faceva stare bene, tipo farsi un amante, ché gli amanti quando sei trascurata ti fanno sentire viva, ti fanno venire voglia di truccarti e vestirti bene e curarti e sorridere, quei sorrisi idioti per qualsiasi coincidenza, ti fanno venire le farfalle nello stomaco e le ginocchia molli e lei aveva questo amante, però il marito distratto le chiede cosa c’è e lei allora si sente terribilmente in colpa, perché ama quel marito distratto che la trascura, e gli risponde niente niente e poi si guarda allo specchio e rimane lì a fissarsi con quell’espressione che dice oddio, ma cosa sto facendo? sono una brutta persona.

Mentre la guardavo io pensavo che questa cosa di guardarsi allo specchio nei momenti difficili e fondamentali della nostra vita e riconoscersi e capire tutto e dire ma cosa succede, cosa mi succede? io non sono così no no no adesso sistemo tutto, questa cosa di guardarsi allo specchio che piace tanto al cinema e alla tv, nella vita vera non succede mai.

Nei momenti difficili e fondamentali ci guardiamo appena allo specchio e solo per vedere se possiamo sistemare i capelli, se possiamo mascherare le occhiaie. Nei momenti difficili quasi non ci percepiamo, non ci facciamo distrarre dalla nostra immagine, non ci fissiamo mai, fissiamo soprattutto gli altri, pensiamo molto e ci guardiamo poco e se lo facciamo non abbiamo mai rivelazioni.

Questa cosa di guardarsi allo specchio e capire a me non è mai successa, allora mi sono messa davanti allo specchio, per capire se capivo e non ho capito nulla, ho visto questo viso un po’ invecchiato, il mio nuovo taglio di capelli, le occhiaie per il poco sonno, gli occhiali ancora sporchi del colore di quando ho imbiancato casa, mi sono vista con due chili di troppo e le mani con lo smalto rosso e non ho capito, forse perché non c’è più niente da capire, forse perché è finito tutto, è passato un anno intero, sono sopravvissuta, nonostante i vuoti da riempire e l’assenza rumorosa e le parole spedite per ricevere indietro silenzi.

Questa cosa di guardarsi allo specchio non fa capire, però nei film funziona e poi oggi è il primo giorno dell’anno, è il giorno in cui non c’è niente da capire, è il giorno in cui programmare tutto e ho ancora del panettone ai frutti di bosco e per un po’ non mi guarderò allo specchio, aspetterò nuove farfalle nello stomaco, finirò i libri belli, lascerò che arrivi il nuovo, smetterò di vivisezionare il passato e inizierò a bere molto meno caffè.

I nostri berretti verdi

Da ragazzini, mio fratello aveva questa cosa che, quando era sbronzo, faceva Rambo.
Lo faceva uguale, proprio con la voce, con la faccia di Stallone.
Allora io gli chiedevo, come nel mitico numero due, con la voce seria «Tu che cosa vuoi, Rambo?» e lui rispondeva «Vincere… e sopravvivere!»

Oggi mio fratello compie 31 anni. Vive in Brasile e non lo vedo da un anno e mezzo. Ho bevuto una bottiglia di Moretti alla sua salute. Se fosse stato qui, ci saremmo sbronzati insieme e ci saremmo fatti un sacco di risate.

E poi gli avrei confessato, tra una risata e l’altra, che ho finalmente deciso.
Voglio anch’io vincere. E sopravvivere.

(Auguri)