Archivi tag: autunno

La prossima avventura

Piove e io non ho fatto progetti. L’anno rotola verso la fine e mi sembra di non aver ancora iniziato a camminare.

Quando mi chiedono “ma tu cosa vorresti fare?”, non dico più viaggiare, scrivere, recitare, leggere, ascoltare musica, cucinare, io dico “vorrei essere felice”.

Sono stati tempi strani per me, veloci, nuovi, confusi, emozionanti e disperati. Non mi sono arricchita. Anzi. Vivo di prestiti e attese, sperando che un giorno la vita mi bonifichi il dovuto e mi faccia sentire serena, senza acqua alla gola.
Non sono nemmeno soddisfatta e forse questa è la chiave per crescere, per dare sempre di più, per diventare migliori.

Per molto tempo ho dato retta alle persone sbagliate, quelle che pensano di conoscerti senza sforzarsi di farlo davvero, e ho perso tutte le mie motivazioni. Ho iniziato a fare le cose che la gente si aspettava da me, perdendo la passione e diventando una ragioniera dei sentimenti.

Qualche settimana fa è successo qualcosa. Mi sono accorta che non ho più paura delle lancette dell’orologio, ho capito che amo davvero il silenzio che mi circonda e che la solitudine non è privazione, ma è crescita, benzina per le emozioni più profonde, rispetto per te stesso.

Allora ho preso le decisioni che avrei dovuto prendere tempo fa, ho scritto le email alle persone giuste, ho richiamato quelli che pensavo di dover tenere distanti e ho allontanato quelli che mi hanno resa infelice.

Stamattina non ho acceso la musica, ho comprato un nuovo ebook, archiviandolo insieme a tutti quelli in cui spero di tuffarmi presto, ho scritto il buongiorno alle persone che mi amano, ho fatto partire la lavatrice, ho bevuto molto caffè, guardando gli ombrelli che camminavano sotto la mia finestra, e mi sono messa a immaginare la prossima avventura.

Non piove quasi mai

L’autunno non mi piace. Mi massacra, mi appesantisce. Dormo molto e non mi riposo mai. Mai.

Mi sveglio la mattina con le occhiaie. Mi trascino in cucina per farmi il caffè, con gli occhi ancora chiusi. Il gatto mi fa le feste e io grugnisco.

Sono stanca e faccio cose. Un sacco di cose. E penso. Ma non molto. Non come dovrei.

Vado in giro. Per la promozione del libro. Per lavoretti. Per fare l’opinionista che significa sedersi davanti a una telecamera e dire la tua. Che di solito è una cosa molto poco interessante. Forse nemmeno brillante. Non sono mica tanto brillante d’autunno.

Mia mamma dice che col trucco giusto e le luci giuste sembro quasi caruccia. Mia madre. Ecco.

E io ancora penso che sia molto buffo che mi sia ritrovata a scrivere d’amore. Io. Cioè, proprio io. Ci avresti mai creduto?

Faccio un sacco di cose che mi capitano anche un po’ per caso e sono sempre stanca e vado in palestra quasi tutti i giorni e mangio sano, tranne quando mi abbuffo come se il mondo dovesse finire domani, e il mondo finisce spesso domani, molto spesso.

L’autunno mi massacra, ma non importa. Sto iniziando a parlare come te. E rido per le cose che farebbero ridere te. E penso a tutte le cose che vedo e alle persone che incontro e vorrei che le vedessi anche tu. Non ti piacerebbero. E penso che sono veramente stanca, anche se dormo un sacco. E non capisco se sia più estenuante l’autunno o l’amore. Forse tutte e due. Ma almeno, nell’amore, non piove quasi mai.

Troppo in fretta

Ci sono periodi in cui scrivo tanto e parlo poco.

E periodi in cui parlo tanto e non scrivo quasi mai.

Poi ci sono i giorni come questi, in cui penso e penso e cammino, poi canto a bassa voce, poi penso ancora, poi leggo, poi sospiro, poi penso.

Scrivo poco e parlo poco.

Sono i giorni in cui sembro intelligente.

Passano sempre troppo in fretta.

L’umidità

Quelle giornate in cui il cielo è bianco vorresti soltanto rimanere a letto e rigirarti tra le lenzuola e non aprire gli occhi, fino a quando non fanno male i muscoli o devi fare la pipì, e restare fermo, nel dormiveglia, a pensare e sognare, sognare e pensare.

Quelle giornate umide e grigie, come oggi, come forse l’altro ieri, non sono fatte per vivere, sono fatte per resistere, sono fatte per escogitare una fuga, sono fatte per sopravvivere.

Così cammino poco, leggo, scrivo, però lascio a metà le frasi, rileggo dieci volte le e-mail prima di spedirle, prendo il telefono, provo a chiamarti, poi prima del primo squillo metto giù. Ti chiamo dopo. Anzi ti scrivo.

È umido. Il gatto dorme da ore. Ho rotto quella regola che mi ero imposta di non bere più caffè il pomeriggio, dopo le sei.

Ascolto una canzone, ma la interrompo a metà. Preferisco il silenzio, oggi. E il rumore lontano della strada che entra dalla mia finestra al quinto piano.

È umido. Ho i capelli gonfi. Tu non rispondi. Ti scrivo ancora. Poi conto fino a cento. Poi ti chiamo. Faccio solo tre squilli. Se non rispondi metto giù. Se rispondi, ti dico che mi manchi.

E poi aspetto che faccia buio buio, chiudo la finestra, accendo la TV e guardo e penso e mi addormento sul divano, senza dire una parola.