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Babele

Gens scrive: azz, che voce che hai… davvero dangerous… hai foto + simpatiche? + scoperte???
Dania scrive: Ma è davvero un contatto di lavoro o un tentativo di flirt?
Gens scrive: sembra business molto eccitante… se possiamo fare entrambe le cose
Gens scrive: ma cmq deve essere exciting anche per te…
Gens scrive: allora? la foto + hard?
Dania scrive: Scusa, ma cosa ci guadagnerei dall’inviarti una foto?
Gens scrive: saziami adesso… poi vedrai… se cogli o intuisci la scintilla.. se ti fai rapire dall’imprevisto… dall’unespected…

[…]

Bagaglio professionale

La settimana scorsa, ho rassegnato le dimissioni dal mio attuale lavoro a tempo determinato.

Tra un mese, finito il periodo di preavviso, lascerò questo impiego per andare presso un’altra azienda.

Ogni volta che cambio lavoro, mi lascio alle spalle qualche collega simpatico, alcune mansioni piacevoli e l’amarezza del precariato.

Porto via con me, però, un ricordo prezioso da ogni ufficio.

Di solito, è la cancelleria.

Qualità al miglior prezzo

In Italia, le competenze e le qualità di un lavoratore non incidono, quasi mai, sul suo trattamento economico.

Professionisti a prezzo basso

Dania, campionessa nazionale del sottoinquadramento, diventa la nuova testimonial della campagna Qualità al miglior prezzo.

La qualità ce la metto io e il prezzo, come sempre, conviene solo all’ipotetico datore di lavoro.
E devo, anche, montarmi da sola.

Grazie all’architetto per le foto e per avermi salvata dal labirinto Ikea.

Precarie moderne

Quando ho iniziato a scrivere il blog, era da poco in vigore la Legge 30/2003 (Legge Biagi), ero laureata da un anno e collaboravo con l’università di Venezia.

Il mio primo contratto portava la dicitura contratto di prestazione d’opera intellettuale occasionale e la cosa mi lusingava moltissimo.
Me ne vantavo anche con gli amici ancora studenti, in osteria.

Mesi dopo, l’Ateneo ha trasformato la mia preziosa opera intellettuale in una collaborazione coordinata e continuativa.
Poi, sono diventata una collaboratrice a progetto.

Dopo qualche anno ho lasciato i progetti cafoscarini. Ho collaborato con enti culturali, qualche società di promozione e organizzazione di eventi, l’amministrazione dell’università di Padova, un paio di produzioni cinematografiche e teatrali e un call center bancario.

Raramente, intervallavo i co.co.pro con assunzioni a tempo determinato.
Poche volte mi hanno pagato le ferie, una volta soltanto la malattia.
Due volte mi sono licenziata prima della scadenza del contratto.

Sono stata due volte in Sudamerica, per un totale di più di 4 mesi, a cercare fortuna.

Sono stata citata sui giornali, sono stata ospite in qualche radio, sono stata intervistata da alcune testate online.

Mi hanno promesso collaborazioni prestigiose, successo, fama, libri, assunzioni, la luna.

Mi hanno chiesto, spesso, in cambio, prestazioni sessuali.

Ho chiesto sempre, prima di concedere prestazioni sessuali, qualità e durata del contratto.

Attualmente, sostituisco una maternità in una piccola azienda padovana.
Il mio contratto durerà solo fino a quando un piccolo padovano sarà stato svezzato.

L’allegria che avevo nei miei primi post sul mondo bizzarro del precariato è, a distanza di anni, più amara.
Con il tempo precaria è diventata la mia qualifica.

Non avere nulla a tempo indeterminato, però, fa di me, ancora, una giovanissima.

Da ieri, oltre ad essere giovane, sono anche una Donnamoderna.

Le faremo sapere è il mio nuovo blog, in collaborazione con Donnamoderna, inserito all’interno della sezione Il successo nel lavoro, nel nuovo portale.

Il blog parlerà di lavoro, precariato, tacchi a spillo e sopravvivenza professionale.

Ringrazio tutte le ragazze (e i ragazzi) moderni per avermi dato la possibilità di amplificare il mio grido disperato, nel deserto del mondo del lavoro, contro la precarietà della vita moderna.

Per il resto, vi faremo sapere.

Le faremo sapere

Un cilicio modello SKARPT

Maledetto sia l’uomo che ha oscurato il sole per le luci al neon.
Maledetto sia il legno, che ha troppi colori e troppe imitazioni.
Maledetto sia colui che ha fatto credere al mondo che con pochi soldi si può vivere nel bello.
Maledetto sia chi obbliga il prossimo a seguire un percorso stabilito.
Maledetto sia il folle che ha permesso ai bambini di toccare e urlare e urlare toccando.
Maledetto sia colui che non ha santificato la domenica per agitarsi, spaesato e stordito, in un cubo di cemento.
Maledetti siano Antonius che non era al suo posto e Jorke che era esaurito.
Maledetto sia lo scaffale 8, più profondo dell’inferno.
Maledette siano le aringhe.
Maledette siano le candele, maledette le piante, maledette le tazze, maledetti i cuscini.

La prossima volta che mi servirà un mobile, chiamerò il falegname!

Trovate qui la divertente cronaca della giornata fatta dal mio accompagnatore.
Per riprendermi da una domenica da brividi, passerò qualche giorno a Venezia, per lavoro. Per emergenze e/o spritz, mi trovate al cellulare.