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Il fantasma della donna che faceva il vino

Come mai mi piace così tanto il mondo del vino?

Se non fosse ancora così evidente, questo video vi fa capire perché negli ultimi anni ho dedicato così tanto tempo ed energie (e sacrificato un po’ della mia prova costume) per girare l’Italia visitando cantine e assaggiando vini. Ci sono storia, passione, fatica, entusiasmo, vittorie, delusioni, promesse, speranze in un bicchiere di vino e nel luogo in cui viene prodotto.

Se non avete ancora progetti per i prossimi weekend, andate a visitare Nipozzano, nel Chianti Rufina, e fatevi raccontare di Leonia Frescobaldi, imprenditrice audace di più di un secolo fa, che ha saputo creare e gestire una tenuta enorme ancora in funzione. Ha anche progettato lei una cantina, perché non le bastava mica fare solo la moglie del marchese! Le hanno dedicato anche una bottiglia di metodo classico che è diventata la mia bollicina preferita (se riuscite ad assaggiarla, fatemi sapere cosa ne pensate).
Dicono che il suo fantasma vaghi ancora di notte, nella torre di Pomino. Se siete fortunati (e temerari) riuscirete a sentire i suoi passi sul tetto, quando fuori è buio.
A me è successo, credo di averla addirittura vista, nella penombra. ma non posso garantire che non sia stata opera del vino bevuto a cena.
Cin cin.

La verità sul tempo (e sul vino)

«Tuo nonno diceva che il gusto di questo vino gli ricordava le camere delle donne», disse, chiudendo gli occhi e assaporando il suo bicchiere.
«Come? Cosa voleva dire?»
«Le stanze delle donne sono luoghi pieni di sogni e di segreti, misteriosi, ma accoglienti. Hanno un profumo dominante, ma riesci a cogliere in giro tanti altri piccoli aromi, sulle lenzuola, nell’armadio, nel cassetto dei cosmetici. Appena ci metti piede, ti stordiscono leggermente, ma dopo che vieni catturato dalla loro voluttà, non hai più voglia di andartene».
«Ci sentiva tutto questo, in un bicchiere di vino?»
«C’è così tanto, cara, in questo bicchiere. C’è la terra, che era qui prima di noi e ci sopravvivrà, che dà frutti solo se la curi bene e la rispetti, c’è l’aria, che porta con sé gli odori della valle, del lago, delle montagne in lontananza, ci sono la pioggia e il sole e le mani di chi cura l’uva, c’è l’acciaio, il legno e il vetro, ci sono speranze, paure, traguardi, dubbi. C’è amore, dedizione e attesa. Soprattutto l’attesa, perché il bicchiere di vino perfetto è quello che arriva se hai saputo aspettarlo, senza stancarti, senza lasciar perdere, senza imbrogliare. È tutto lì il segreto di un grande vino: non avere paura del tempo».
«Allora non può diventare il mio lavoro».
«Perché dici così?»
«Perché io ho il terrore del tempo».
«Ragazza mia, ce l’hai perché nessuno ti ha mai detto la
verità».
«E quale sarebbe?»
«Che il meglio non è alle tue spalle, ma deve ancora venire».

(L’amore per il vino e la concezione del tempo. Tratto dal mio romanzo
A noi donne piace il rosso, 2014, ed. Newton Compton)

Le vigne del castello di Nipozzano.
Le vigne del castello di Nipozzano dei Marchesi Frescobaldi.

Due buone notizie (alcoliche)

È lunedì mattina e, nonostante l’estate allegra e la brezza leggera, vi immagino seduti, assonnati e svogliati, a sbuffare alla vostra scrivania, smaltendo le email arretrate piene di rogne.
Mi sembra, dunque, il momento perfetto per darvi due buone notizie.

La prima è il concorso Brindisi a Sorpresa, organizzato da i Marchesi de’ Frescobaldi (sì, quelli del vino. Proprio quelli che stanno nel Chianti). È un gioco semplicissimo, al quale si partecipa postando un selfie (siamo sicuri sicuri che sia una parola maschile?) mentre si brinda. Si possono vincere magnum di Nipozzano Riserva e soggiorni nelle tenute Frescobaldi. E se avete ancora qualche dubbio sullo scattarvi ‘na fotarella con un bicchiere in mano, vi ricordo che io sono una dei giudici e potete cercare di corrompermi!

La seconda bella notizia è che il tour di A noi donne piace il rosso continua. Venerdì 22 maggio ci ritroveremo al Vinodromo, a Milano, per chiacchierare di donne, amore, vino e disastri insieme a una produttrice della Valpolicella che ci farà assaggiare i suoi rossi migliori.
È una serata al femminile, ma i maschi sono i benvenuti (purché offrano da bere).

Vi aspetto per brindare!

A tutto rosso

Sesso, amore e vino in ordine sparso

***ATTENZIONE! POST AD ALTO CONTENUTO AUTOCELEBRATIVO***

Se non hai letto ancora A noi donne piace il rosso – diciamocelo – sei una brutta persona, ma per stimolarti a sfogliare il libro dal sapore di Valpolicella, forse può aiutarti questa spassosa intervista su Gioia in cui do anche qualche consiglio utile per bere bene, sia ai maschietti che alle femminucce.

E poi, stasera, ricordati di guardare Italia 1 alle 19.30, perché su Notorious c’è un servizio su di me in cui racconto come una (finta) blogger erotica precaria e sarcastica è riuscita a diventare un’autrice di best seller super romantici.
Che tu dici “culo”. E io rispondo “quasi”.

Buona visione.

È primavera e ho la valigia pronta

Primavera. È ufficiale.
E io sorrido, perché è la stagione più bella, così piena di speranza, di promesse, di belle illusioni.

E poi è la stagione del Vinitaly, che per i veneti (anche quelli acquisiti come me) è il Natale.

Parto. Da domani a domenica sono a Riva del Garda per #GardaChefParty (leggi mangiare). Da domenica a martedì sarò, appunto, al Vinitaly (leggi bere).

Il 22 marzo pomeriggio, alle 19, presenterò A noi donne piace il rosso alla Feltrinelli di Via Quattro Spade a Verona. Il 23, sempre alle 19, parlerò del libro alle cantine di Rocca Sveva (segue aperitivo a base di Valpolicella Ripasso Soave. Devo aggiungere altro?).

Vi aspetto lì. La vita a volte è bella.

A-noi-donne-piace-il-rosso

Donne che amano il rosso e vanno al Vinitaly

Marzo è uno dei periodi più belli dell’anno. Perché torna la primavera e, soprattutto, perché arriva il Vinitaly.
Se sei astemio, va be’, non abbiamo molto da dirci, ma se anche tu ami i calici magici, soprattutto di nettare italiano, non mancare alla presentazione di A noi donne piace il rosso, il 23 marzo in Borgo Rocca Sveva (Soave, VR), alle 19.

Parleremo, come sempre, di amore, amicizia, libri, viaggi, sorseggiando Valpolicella Ripasso.

E se non hai ancora letto il libro, non disperare, puoi sempre rimediare (e lo accatti anche qui).

A presto e cin cin!

Borgo Rocca Sveva

A noi donne piace il rosso #2

Un attimo prima di andare in stampa, con le rotative già calde, abbiamo deciso di cambiare la copertina.
Quella che vedete in basso sarà la cover che troverete giovedì 20 novembre in libreria.

Non è bellissima? Non vi fa venire voglia di stappare subito una bottiglia di quello buono?

Il 24 novembre, alle ore 19, presenterò A noi donne piace il rosso all’Open, in viale Montenero (Milano).
Sarebbe bello vedervi tutti lì, per fare due chiacchiere e bere insieme.

E se non state più nella pelle a buccia d’arancia, qui trovate un breve estratto del libro.

Buona lettura!

P.s. hai una libreria o un’enoteca e ti piacerebbe ospitare una presentazione del mio libro?
Non te ne pentirai!
Sono divertente, paziente e reggo bene l’alcol.

Contattami ai riferimenti che trovi qui, oppure scrivimi su Facebook.

Grazie.

A noi donne piace il rosso

A noi donne piace il rosso

Non sono sparita.

E non sono nemmeno rimasta a prendere il sole in qualche spiaggia tropicale, con gli occhiali scuri, il pareo a fiori e un cocchètel all’ananas in mano.

Ho passato tutto il mese di agosto a scrivere e, se tutto va bene, ma proprio SE TUTTO VA BENE, a novembre uscirà il mio nuovo romanzo.

A noi donne piace il rosso

A noi donne piace il rosso è la storia di una ragazza italoamericana che si ritrova – pensa te che botta di – a ereditare le vigne di suo nonno in Valpolicella.

Un libro che parla di donne, di grandissimi vini, di terra, di amicizia e, ovviamente di amore.
Una specie di Via col Vento de noantri, che vi darà alla testa come un bel calice di Amarone.

Sempre che riesca a consegnarlo in tempo.

Solo per farvi sapere che respiro ancora.

A presto.

P.S. No, non c’è Chanel nel libro.

P.P.S. No, non scrivo il terzo su Coco.

Una coca cola agitata troppo

Tu li hai mai avuti quei momenti in cui ti mancano tutti, le persone del passato, gli amori mai nati, gli amici scomparsi, quelli che si sono allontanati, quelli che hai allontanato tu, i nonni che hai perso, i genitori, i gatti che non hai più, i compagni di viaggio, quelli di scuola, le colleghe simpatiche, i vicini di ombrellone, gli sconosciuti con cui hai fumato e chiacchierato fuori dai locali, le cugine con cui passavi tutti i giorni dell’infanzia, i professori con cui hai studiato, le bocche che hai baciato?

Tu li hai mai avuti quei momenti in cui ti mancano i posti, quel caffè tutto nostro a Venezia, l’osteria preferita, il bistrot parigino in cui ordinavo sempre bordeaux, la casa col terrazzo a Napoli, la prima stanza in affitto a diciannove anni, il binario del treno in cui mi hai baciato sulla fronte, quel ristorante dentro un mulino, la spiaggia di Jericoacoara, il deserto egiziano, quel piccolo parco a San Pietroburgo in cui mi sono sentita dire “non ti amo”, quel banco in prima fila alle lezioni di arabo?

Tu non li hai mai avuti quei momenti in cui si mescola tutto quello che hai dentro e poi viene su, come una coca cola agitata troppo, che poi esplode e ti bagna e ti lascia tutte le mani appicciccate?

Io ci nuoto spesso in quei momenti lì e forse è la neve, forse è il tramonto grigio, forse è il silenzio o quel libro malinconico, ma oggi mi manca un’intera vita.

Per fortuna, non mi manca una buona bottiglia di Chianti.

Manca solo un bicchiere di vino

Volevo scrivere un pezzo sulle cose belle e le cose brutte di stare da soli, ma poi mi è venuta fame e ho aperto la dispensa e c’erano i taralli presi a Bari e i biscotti dell’Ikea, che non sai mai quello che ci mettono dentro, però sono buoni, sono buoni nonostante tutto, anche se non possono competere con i taralli e poi c’erano le fette biscottate, che a volte mangio quando ho fame per sentirmi meno in colpa e poi non c’era molto altro, tonno, mezza confezione di riso, merendine e silenzio e ho pensato che è inutile scrivere un pezzo sulle cose belle e le cose brutte di stare da soli, tanto non si resta mai da soli per sempre, si sta in attesa, si sgranchiscono le gambe, si sconfina nell’altra parte di letto aspettando che arrivi qualcuno, si ascoltano i rumori dalla porta, si fa quello che ci pare, quando ci pare, con quella leggerezza di chi sa che sta per succedere, anche se non succede nulla.

Allora ho cancellato gli appunti e non scrivo più e poi ho aperto il frigo e c’erano del parmigiano e dello stracchino e li ho mangiati con i taralli e ho pensato che tanti sapori stanno bene insieme, anche nel silenzio, e che prima o poi troverò gli ingredienti perfetti, prima o poi non ci penserò nemmeno più.

Manca solo un bicchiere di vino.

Succede

Non sono mai stata ottimista.

Sono fatalista come tutti i napoletani, melodrammatica, passionale, scassacazzi, permalosa. Parlo troppo, racconto tutto ad alta voce, sono teatrale, sarcastica, lamentosa. Ho slanci di smodata generosità e non me ne pento, ma a volte, di nascosto, faccio la somma degli abbracci dati e ricevuti e vorrei avere di più di quello che do. Sono malinconica, nostalgica, severa. Sono possessiva, ma non gelosa. E non sono mai stata ottimista. Noi napoletani ci arrangiamo, tiriamo a campare e cantiamo, mangiamo e ridiamo solo perché non abbiamo fiducia nel futuro.

Però, questa volta, voglio pensare che andrà tutto bene, che le cose schifose andranno via e resteranno quelle belle, che non dimenticherò le volte in cui sono stata felice, in cui siamo stati felici, che ricomincio dal mio tre.

Stamattina non mi sento pessimista.

Succede a noi napoletani dopo una lunga serata passata a bere cabernet veneto.